16 gennaio “C’era una volta a New York” – CURIOSITA’

16 gennaio “C’era una volta a New York”  di James Gray con Marion Cotillard, Joaquin   Phoenix, Jeremy Renner

SINOSSI

 

1921. Alla ricerca di un nuovo inizio e rincorrendo il sogno americano, Ewa Cybulski  e sua sorella lasciano la natia Polonia e navigano verso New York. Quando raggiungono Ellis Island i medici scoprono che Magda si è ammalata e le due donne vengono separate. Ewa si ritrova nelle pericolose strade di Manhattan, mentre sua sorella è messa in quarantena. Sola, senza un posto dove andare e nel disperato tentativo di ricongiungersi con Magda, Ewa diventa presto preda di Bruno, un uomo affascinante ma malvagio che la prende con sé e la spinge a prostituirsi.

L’arrivo di Orlando, ardito  illusionista e cugino di Bruno, le ridonano fiducia e la speranza per un futuro migliore, ma Ewa non ha tenuto conto della gelosia di Bruno.

 

 

NOTE DI PRODUZIONE

 

C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK esplora ulteriormente l’ossessione di James Gray per la classe sociale. In particolare l’esperienza da immigrante legata alle sue radici di ebreo russo.

L’ idea nasce in parte da vecchie foto di famiglia scattate da suo nonno, che arrivò ad Ellis Island nel 1923. Gli elementi per le storie personali scaturiscono inoltre dai racconti di un bisnonno del regista, che gestiva un bar in quel periodo.

Il primo film in costume di Gray  vanta un team creativo di grande talento, che si unisce ad alcuni dei suoi collaboratori chiave. La ricca trama nella tavolozza visiva viene da Darius Khondji (TO ROME WITH LOVE, AMOUR, SEVEN). Il direttore della fotografia è stato notevolmente influenzato dai riferimenti di Gray ai dipinti di George Bellows, celebre per le sue rappresentazioni realistiche di New York all’inizio del XX secolo, ed Everett Shinn che ha rappresentato il mondo ambiguo dei teatri di varietà di Manhattan della stessa epoca. Queste immagini insieme alle fotografie dell’architetto e designer italiano Carlo Mollino ed in particolare il film di Robert Bresson IL DIARIO DI UN CURATO DI CAMPAGNA, hanno fornito a Khondji una fonte di riferimento per la luce e la consistenza visiva che conferiscono al film un aspetto religioso.

Le riprese si sono svolte per 34 giorni a New York e presso i teatri di posa Kaufman Astoria Studios nel Queens. Il piano di lavorazione ha incluso due notti alla storica Ellis Island, il luogo simbolo dell’ immigrazione in America.

L’autenticità storica era molto importante per Gray. Più di 200 elementi di troupe, 1000 comparse, il cast e le attrezzature sono state traghettate avanti e indietro sull’isola per ricreare il punto di arrivo di migliaia di immigrati europei nella prima metà del secolo.

 

 

INTERVISTA A JAMES GRAY

 

C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK, quanto è personale il film?

Questo film è molto personale e ha molti legami con la mia famiglia, ma non è assolutamente autobiografico. Per personale intendo che tratta di problematiche ed emozioni che ci sono vicine, che puoi comprendere profondamente e che sei capace di esprimere, mentre autobiografico si riferisce alla rappresentazione dei fatti legati alla propria vita. I miei nonni arrivarono dalla Russia o dall’Ucraina, a seconda dell’epoca a cui facciamo riferimento, da Ostropol una città non lontana da Kiev. I genitori di mia nonna sono stati assassinati dall’Armata Bianca durante un pogrom. Nel 1923 mio nonno e mia nonna sono arrivati negli Stati Uniti passando per Ellis Island. Ovviamente ho sentito molti racconti su Ellis Island ed ho maturato              un’ ossessione per questo luogo. La prima volta che ci sono stato, nel 1988, fu prima che restaurassero l’ isola: era come se fosse stata congelata nel tempo. Era un’ immagine spettrale, c’erano i moduli per l’immigrazione compilati a metà sul pavimento…Mi è sembrata invasa dai fantasmi, i fantasmi di tutta la mia famiglia. Così ho voluto realizzare un film che scaturisse da tutto questo. Inoltre, il mio bisnonno da parte di madre, gestiva Hurwitz’s, un ristorante nel Lower East Side, e conosceva loschi individui di ogni genere. Mi sono documentato su questo mondo e ho scoperto un tizio chiamato Max Hochstim che era il magnaccia locale. E’ così che ho messo insieme i pezzi per la storia di Bruno che, ad Ellis Island, recluta per il suo harem le donne che, se arrivavano da sole, non venivano ammesse negli Stati Uniti. Era una storia interessante, da unire alla straziante estraneità provata dai miei nonni quando lasciarono l’Europa dell’ Est per recarsi negli Stati Uniti. Il processo d’immigrazione era intriso di grande nostalgia, di angoscia e sicuramente di forte trepidazione.

 

 

 

La sostanziale differenza tra la sua famiglia ebreo russa ed il personaggio di Ewa in C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK è dovuta al fatto che Ewa è una polacca cattolica. Perché ha fatto questo cambiamento?

L’ho fatto per molte ragioni. Prima di tutto volevo che Ewa si sentisse spaesata anche nel Lower East Side dove tutti erano immigrati ebrei. Non volevo darle alcuna possibilità di integrazione. Inoltre c’era il fatto che la storia si basa sull’ idea che nessuno è così vile o orribile da meritare di essere dimenticato o odiato. Per quanto malvagio credo che ognuno sia degno di essere considerato. Ed è un concetto molto francescano. Ho pensato a Robert Bresson, al suo IL DIARIO DI UN CURATO DI CAMPAGNA soprattutto per la scena della confessione. Volevo un’atmosfera austera e mitica. Ma il film non è mai stato pensato solo come un omaggio a Bresson. In parte è stato anche ispirato dalla tradizione dell’opera e del melodramma. Attraverso le fortissime emozioni e le situazioni drammatiche si cerca di raggiungere una verità superiore. Per questo motivo ho utilizzato nel film le musiche di Puccini, Gounod e Wagner.

 

E’ anche per questo motivo che, per la prima volta nella sua carriera, ha costruito la storia intorno a una protagonista femminile?

Sono rimasto molto colpito dall’opera di Puccini SUOR ANGELICA. E’ incentrata sul personaggio di una suora ed è puro melodramma, una situazione molto drammatica che dimostra il coraggio delle emozioni. Quando è ben fatto, il melodramma è la cosa più bella, perché niente è falso – l’artista quando ha creato questo lavoro credeva pienamente nella verità delle emozioni. Ho visto quest’ opera di Puccini a Los Angeles, diretta da William Friedkin. Finita la rappresentazione ero in lacrime. Ho cercato in ogni modo di portare C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK verso questa direzione. Avere per protagonista una donna mi ha permesso di esplorare le forti emozioni, evitando quella componente maschilista, presente negli uomini nella cultura occidentale.

Ewa è, allo stesso tempo, padrona del suo destino e , vittima. Si sente in colpa per i suoi peccati che siano reali o solo percepiti. Ha una grande forza.

 

Ha scritto il ruolo pensando a Marion Cotillard?

Sì. Non avevo visto i suoi film ma l’ ho incontrata con Guillaume Canet quando lui e io siamo diventati amici. Sono andato a cena con lui e c’era anche Marion. Ho pensato che avesse un viso incredibile, mi ricordava Renée Falconetti ne LA PASSIONE DI GIOVANNA D’ARCO di Dreyer. Ho pensato: questa donna non ha bisogno di parlare. E’ talmente espressiva che potrebbe fare un film muto. Ovviamente poi,  ho finito per darle una tonnellata di dialoghi!

Ma ho scritto il film per lei, perché è la storia di un’ immigrata e ho pensato che lei potesse trasmettere uno stato d’animo in maniera non verbale. Non credo che avrei fatto il film senza di lei. La grande sfida per lei era sicuramente parlare il polacco, che è risultato impeccabile. Un giorno ho chiesto all’attrice che interpreta la zia cosa pensasse del polacco parlato da Marion. Ha detto che era eccellente ma che aveva un vago accento tedesco. Ne ho parlato con Marion che mi ha detto:

“Sapendo che il mio personaggio viene dalla Slesia, che è situata tra la Germania e la Polonia, lo sto facendo di proposito”. Questo per dire quanto sia precisa! Mi ha spiazzato.

 

E per quanto riguarda i cugini nemici, Joaquin Phoenix (Bruno) e Jeremy Renner (Orlando)?

Anche il ruolo di Bruno l’ ho scritto per Joaquin. Sono molto in sintonia con Joaquin. Capisce sempre quello che voglio esprimere. Penso che sia un ottimo attore. Ha la capacità di trasmettere una grande vita interiore ai suoi personaggi, e il progetto era, che nel film lui fosse un manipolatore sfuggente e mutevole …è un personaggio piuttosto orrendo nel film. Ma che cerca disperatamente la sopravvivenza e prova persino un sentimento d’amore, per quanto in maniera contorta. Anche lui può ottenere la redenzione.  Mentre per quel che riguarda Orlando, l’ illusionista, volevo che fosse un eroe romantico che è però anche un piantagrane, pensavo che dovesse sembrare allo stesso tempo tozzo e aggraziato. Questo personaggio è ispirato al mago e mentalista Ted Annemann. Jeremy ha capito perfettamente che Orlando era meraviglioso sotto molti aspetti, che aveva una certa leggerezza, ma anche una componente autodistruttiva, che era un uomo che viaggiava di continuo. E’ come se fosse un po’ invasato. Jeremy è molto a suo agio di fronte alla macchina da presa. Ha una grande inventiva. Mi ha conquistato.

 

C’è una bellissima scena nella quale Orlando si esibisce per gli immigrati a Ellis Island. E’ una scena nata dal frutto delle sue ricerche?

Assolutamente. Si esibivano nel grande atrio per gli immigrati. Ci sono prove fotografiche di un corpo di ballo, per esempio. In quella scena si vede Caruso il grande tenore: si era veramente esibito lì. Ho cercato di rendere questa esibizione nella maniera più autentica e ho chiesto al tenore Joseph Calleja, considerato il Caruso dei nostri tempi, di interpretarlo. Si adattava allo spirito operistico del pezzo. Mi ha scioccato scoprire che in nessuno dei film girati ad Ellis Island, il luogo veniva rappresentato per quello che era stato, un centro per gli immigrati. Da quando è stata restaurata, ci hanno girato diversi film, ma non hanno mai ricreato la vecchia Ellis Island.

Kazan l’ha ricreata per IL RIBELLE DELL’ANATOLIA, la stessa cosa ha fatto Coppola per IL PADRINO – PARTE II, ma nessuno di questi registi ha avuto l’opportunità di girare ad Ellis Island. Quindi, avendo avuto questa opportunità che reputo piuttosto unica, ho cercato di rappresentarla nel modo più accurato possibile. Ho letto molti libri e, ovviamente, ho guardato tonnellate di fotografie e la documentazione di tutta la mia famiglia. Quando andai ad Ellis Island con mio nonno c’era, nel gruppo che faceva la visita assieme a noi, una signora che piangeva. Parlava poco l’inglese, ma mio nonno le ha parlato e, a quanto pare, era stata separata dalla sorella in quel luogo. Ho pensato fosse una buona premessa per una storia.

 

Dal punto di vista visivo C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK è splendido. Che tipo di lavoro avete fatto con il direttore della fotografia, Darius Khondji?

Volevo raggiungere una bellezza visiva che rispecchiasse la natura operistica della storia. Ho lavorato molto bene con Darius, che è un uomo dotato di grande sensibilità. E’ stato come un fratello per un anno. Abbiamo visitato musei, guardato dipinti, fotografie a colori dei primi anni del XX secolo. Abbiamo anche visionato delle Polaroid degli anni ’60 realizzate dall’architetto e designer Carlo Mollino: sono il risultato raggiunto dalla tecnologia moderna che più si avvicina agli autocromi in termini di saturazione del colore e densità dei neri. Con Dario abbiamo parlato molto del colore e delle inquadrature, da che parte illuminare il set e perché. L’intenzione nei miei film precedenti era che fossero naturalistici. Sapevi sempre da dove proveniva la luce. Ho abbandonato questa visione perché volevo raccontare una favola.

 

 

In che modo questo film è una favola?

Quando si cerca di raccontare il mito o la favola, si sta cercando di trovare una verità: che cosa significa tentare di sopravvivere e operare nella società. Ewa è un eroe in termini classici, nel senso che deve lottare duramente per ottenere quello che vuole. Quello che mi colpisce così tanto di Bresson, Dreyer o Fellini, è la loro abilità di eliminare il superfluo, per focalizzarsi sull’essenziale, la lotta per essere una persona in questo mondo. Questo è il punto in cui mi trovo in questo momento. Prima di C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK non avevo mai avuto l’opportunità di fare un film che non avesse nessuno dei requisiti base del genere. Volevo distaccarmi dal genere, fare qualcosa che fosse un genere a sé, un’opera tradotta in film.

 

Perché il melodramma la attrae così tanto?

Quando cerchi di esprimere delle emozioni – e quando cerchi di essere onesto, e non lo fai solo per accattivarti il pubblico – devi pensare: Sono stato fedele alla situazione? In altre parole, il contesto narrativo giustifica quello che l’attore sta cercando di trasmettere? L’attore o l’attrice in questione sta recitando con convinzione, oppure si comporta con condiscendenza verso il personaggio? Se l’attore è in completa sintonia con il personaggio la recitazione non sarà né “eccessiva” né “sottotono”. Esiste solo una verità o una non verità e per me sta nella differenza tra melodramma e “melodrammatico”. Se ti impegni, allora il risultato non sarà né innaturale né forzato. Ho pensato che potesse essere audace provare a fare un film usando questa idea di melodramma, con tutta la sua gamma di emozioni, al fine di rappresentare quella condizione psicologica molto moderna che è la co-dipendenza. Un film nel quale due persone, per quanto in maniera perversa, finiscono per avere bisogno l’ una dell’ altra. La vita sembra sempre volerci forzare in situazioni scomode, e questi scenari sono spesso segnati dalla tragedia, ma sono anche proprio quelli che fanno una buona storia.

 

E quest’idea di melodramma è stata costruita per una prospettiva femminile?

In realtà la cinematografia americana ha una lunga, magnifica tradizione nel raccontare storie di donne, in particolare negli anni ’30 e ’40. Ed è strano perché in quegli anni, sotto molti punti di vista, la società era del tutto indietro nel modo di trattare le donne. Ma a volte trovo che sia utile guardare indietro per poter andare avanti – e facendo così ho pensato a Bette Davis a Barbara Stanwyck a Greta Garbo e a tante altre. Ho pensato fosse importante concentrarsi sul personaggio di lei piuttosto che su quelli maschili. Così è necessario che gli uomini rimangano in qualche modo sfuggenti per noi, perché lo sarebbero stati verso di lei. Lei non avrebbe mai potuto fidarsi veramente di nessuno fino a quando fosse rimasta nella sua posizione, e per me questa era una situazione incredibilmente potente per un personaggio.

 

 

 

 

MARION COTILLARD

 

Prima di incontrarlo, cosa pensava di James Gray come regista?

Ho visto LITTLE ODESSA per via del meraviglioso Tim Roth. Mi ha colpito subito il rapporto viscerale che James ha con i suoi personaggi e le storie che racconta. Per me è molto importante sentire che raccontare proprio quella storia sia una questione di vita o di morte per un regista, e ho subito capito che questo era il caso di James. Più avanti ho visto e amato tutti i suoi film, in particolare I PADRONI DELLA NOTTE. Sa filmare magnificamente le donne.

 

Com’è nata la sua partecipazione al film C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK ?

James e Guillaume Canet non appena si sono conosciuti, sono subito diventati grandi amici.

A Parigi, hanno scritto insieme una prima stesura di BLOOD TIES, il nuovo film di Guillaume. Ci siamo incontrati diverse volte, condiviso del buon cibo e lunghe chiacchierate sul cinema. Ci sono anche state accese discussioni quando dissentivamo su un attore…. Qualche tempo dopo, James mi ha mandato un’email. Voleva sapere se gli permettevo di scrivere un film per me. La richiesta non aveva alcun senso! Ho una lista dei registi con i quali sogno di lavorare e vi posso assicurare che James Gray è su quella lista. Io stessa, avrei dovuto fargli quella richiesta. Non posso esprimere come mi sono sentita quando ho letto la sua email.

 

Che cosa le è piaciuto della storia?

E’ un film molto personale per James. Il bello del film è che si tratta di un dramma in costume costruito in rapporto a questa piccola signora. Potrebbe essere una storia epica riguardo un’ immigrata polacca che si reca a New York. Ma è un percorso intimo, un ritratto, lo studio di un personaggio.

 

 

La grande sfida per lei, che non parla il polacco, è stata ovviamente la lingua?

Quando decido di fare un film, mi concentro sulla bellezza della storia e del personaggio, ecco perché non ho subito avuto il panico. Poi ho dovuto iniziare il lavoro ed è stata dura. Non c’è una singola parola in polacco che suoni come l’ inglese o il francese. A quel punto non avevo scelta. Dovevo fare qualunque cosa per riuscire a parlare polacco senza il minimo accento. Avevo pochissimo tempo, poco più di un mese tra le riprese di UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA (Jacques Audiard, 2012) e C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK. Ho lavorato con diversi coach, uno dei quali era l’attrice che ha interpretato mia zia nel film. A metà riprese, James preoccupato è venuto da me dicendo “Hai decisamente molti dialoghi in polacco!” Aveva appena realizzato di aver scritto venti pagine di dialoghi in polacco per me. Non appena avevo un minuto libero sul set, mi immergevo nei miei appunti. “Sognavo che fosse tutto perfetto”

 

Il suono della voce di Ewa è molto diverso da quello che lei ha nella vita reale. Ha trovato la voce del personaggio grazie alla lingua?

Cerco sempre il più possibile di scomparire nel personaggio, e di trovare un modo particolare di farlo parlare, anche quando recito in francese. Il polacco ha un timbro vocale differente, e questo aiuta a dare una specifica identità al personaggio. Parlare inglese con l’accento polacco è stato difficile, ma mi ha permesso di usare una voce diversa. Ho consultato molti libri alla libreria polacca a Parigi, ho visto più film polacchi che potevo per poter ascoltare la lingua. Conoscevo la provenienza del mio personaggio e avevo la necessità di capire le sue origini dal punto di vista sociale e conoscere di più la sua vita. Ewa è una donna istruita che ha studiato da infermiera. E’ passata attraverso situazioni terribili e questo le ha dato una grande capacità di resistenza. Vuole farsi una vita in questo nuovo paese, ma non senza sua sorella. Dimostra di avere una forza incredibile per trovarla.

 

Come è stato girare ad Ellis Island?

Si percepiva la commozione di tutta la troupe, perché le loro famiglie ad un certo punto nella vita erano passate per quel luogo. E’ stato di grande ispirazione: il cast tecnico, le comparse, tutti avevano una storia toccante da raccontare. James stesso ha condiviso molte delle memorie della sua famiglia. C’è una scena nella quale Ewa non sa come mangiare una banana. Questo viene direttamente dai racconti di sua nonna. In un’altra scena, che non è nel montaggio definitivo, scambia la pasta per vermi.

 

James Gray e Joaquin Phoenix hanno girato quattro film assieme, come è riuscita a ritagliarsi il suo spazio?

Mi sono indubbiamente inserita in una vecchia coppia! Sono entrambi molto generosi e affettuosi. A volte, quando vedevo che andavano avanti a parlare per cinque ore, gli dicevo “Ci vediamo domani! La conversazione sembra molto avvincente, ma ho un bambino e devo tornare a casa” Il loro rapporto professionale è meraviglioso da osservare. E Joaquin è un attore notevole. Ci siamo visti ogni giorno prima dell’inizio delle riprese, per parlare dei nostri personaggi. Quello è stato il momento in cui l’ho incontrato per la prima volta. Ha un istinto impeccabile, come un animale selvatico. Il personaggio di Bruno era difficile per lui, ha combattuto molto, è stato toccante vederlo lottare con se stesso. A volte alla fine della scena, veniva da me chiedendomi di perdonarlo per quello che il suo personaggio stava facendo al mio. Non avevo mai incontrato nessuno che fosse altrettanto toccante.

 

E Jeremy Renner?

Ci ha raggiunto più tardi, ma si è sentito subito parte della famiglia. Noi quattro eravamo come fratelli e sorella. Realizzo solo ora che tutti condividiamo una sensibilità estrema e che dobbiamo combatterla. Questo ci ha resi più vicini. Agli occhi di Ewa che sta affondando, Orlando sembra una scialuppa di salvataggio. Ogni volta che lo vede, vuole credere che riuscirà a fuggire ed è piena di speranza.

 

Che ricordi porta con sé di C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK?

E’ stata una bellissima esperienza con momenti felici e altri più difficili perché non avevamo tutti i fondi necessari. Ho amato Ewa e il suo spirito. Ho creato un legame con James Gray che va più in profondità rispetto a quello avuto con altri registi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

JAMES GRAY SU RICHARD MENELLO

 

Richard Menello è morto il 1 Marzo 2013. Ha lavorato con James Gray alla sceneggiatura di TWO LOVERS (2008) prima di scrivere insieme C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK.

 

“Ric è morto qualche tempo dopo che gli avevo fatto vedere C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK. Sono grato di avergli potuto far vedere il film prima della sua scomparsa. La sua morte è stata molto difficile da accettare per me. Lo sentivo molto vicino e spero che lui provasse la stessa cosa.

Aveva una vasta cultura classica e una straordinaria conoscenza del cinema. Era la persona migliore con cui dialogare. Viveva a New York ed io vivo a Los Angeles. Quando gli telefonavo ci ritrovavamo a chiacchierare di tutto. Quando abbiamo finito di scrivere la sceneggiatura è stato il momento in cui la sua partecipazione al film è più o meno terminata. Non veniva mai sul set. Naturalmente lo chiamavo ancora per parlargli di un attore o di una scena. E poi per fargli vedere il film terminato. Ieri sera ho visto OPERAZIONE CICERO con James Mason e avrei voluto chiamarlo per poterne parlare con lui. Gli volevo molto bene.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL CAST TECNICO

 

James Gray (produttore/sceneggiatore/regista) fa il suo esordio nel 1994 all’età di 25 anni con LITTLE ODESSA, film ampiamente acclamato che ha ricevuto il Premio della critica al Festival di Deauville e il Leone d’Argento alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Lo stesso anno, riceve le candidature

all’ Independent Spirit Award per Migliore Opera Prima e Migliore Sceneggiatura di esordio.

 

Nel 2000 Gray ha scritto e diretto THE YARDS, il suo secondo film e il suo primo con Joaquin Phoenix, che diventerà un collaboratore ricorrente, sarà infatti protagonista nei successivi tre film di Gray. Fanno parte del cast anche Mark Wahlberg, Charlize Theron, Faye Dunaway, Ellen Burstyn e James Caan. Il film viene presentato in concorso al Festival di Cannes del 2000.

 

I PADRONI DELLA NOTTE, il dramma poliziesco di Gray ambientato a New York, vede protagonisti Mark Wahlberg, Joaquin Phoenix, Eva Mendes e Robert Duvall. Il film riceve la candidatura al César nel 2008 come Miglior Film Straniero ed è presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2007.

 

TWO LOVERS (2008) riceve la candidatura agli Independent Spirit Awards per Miglior Regia e Migliore attrice protagonista. Il dramma ambientato a Brooklyn vede protagonista Joaquin Phoenix con Gwyneth Paltrow, Vinessa Shaw e Isabella Rossellini. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2008 e ha ricevuto la candidatura al César come Miglior Film Straniero nel 2009.

 

Nato a New York, Gray è cresciuto nel Queens e ha frequentato la University of Southern California School of Cinema-Television.

 

aNTHONY KATAGAS (produttore) ha prodotto più di 25 film negli ultimi 10 anni e ha lavorato con molti registi innovativi e vincitori di premi Oscar tra i quali Steve McQueen, Andrew Dominik, Paul Haggis, John Singleton, Wes Craven, James Gray, Vadim Perelman, Lasse Hallström, Ben Younger, Nanette Burstein, Denys Arcand, Michael Almereyda e Sofia Coppola.

 

Katagas ha prodotto per la regia di James Gray I PADRONI DELLA NOTTE, TWO LOVERS e C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK.

Recentemente, Katagas ha prodotto COGAN-KILLING THEM SOFTLY di Andrew Dominik con Brad Pitt; 12 ANNI SCHIAVO di Steve McQueen con Chiwetel Eijofor, Michael Fassbender e Brad Pitt, e TRUE STORY di Rupert Goold con Jonah Hill e James Franco.

 

GREG SHAPIRO (produttore) è il produttore vincitore dell’Oscar per THE HURT LOCKER diretto da Kathryn Bigelow, film che ha ricevuto sei premi Oscar compreso quello al Miglior film.

 

Shapiro è stato anche produttore esecutivo di ZERO DARK THIRTY, sempre diretto dalla Bigelow e di THE RUM DIARY-CRONACHE DI UNA PASSIONE, diretto da Bruce Robinson con Johnny Depp.

 

Le sue produzioni recenti includono THE CONSPIRATOR diretto da Robert Redford, DETACHMENT-IL DISTACCO diretto da Tony Kaye e la popolare serie dei film ‘Harold & Kumar’. Attualmente è impegnato nella produzione di CHILD 44 diretto da Daniel Espinosa.

 

CHRISTOPHER WOODROW (produttore) è presidente e amministratore delegato della Worldview Entertainment, una delle principali compagnie cinematografiche indipendenti di produzione e investimento, di cui è il cofondatore.

Woodrow è stato recentemente impegnato nella produzione e finanziamento di BLOOD TIES di Guillaume Canet con Clive Owen, Billy Crudup, Marion Cotillard, Zoe Saldana e Mila Kunis, DEVIL’S KNOT di Atom Egoyan con Colin Firth e Reese Witherspoon, JOE di David Gordon Green con Nicolas Cage, il thriller horror THE GREEN INFERNO di Eli Roth e il thriller horror THE SACRAMENT di Ti West, prodotto anche da Eli Roth.

 

Richard menello (co-sceneggiatore) C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK è stato il suo secondo recente lungometraggio importante come co-sceneggiatore con Gray, avendo già scritto insieme TWO LOVERS con protagonisti Joaquin Phoenix e Gwyneth Paltrow. In precedenza è stato consulente nel film di Gray I PADRONI DELLA NOTTE.

 

Menello è stato consulente creativo per l’attore/sceneggiatore Owen Wilson in film quali 2 SINGLE A NOZZE, BRIVIDO BIONDO e STARSKY & HUTCH e collaboratore creativo al pilota di HBO “Bert & Dickie” di Larry Charles.

Menello ha iniziato la sua carriera come regista di video musicali, creando lavori innovativi come “(You gotta) Fight For Your Right (to Party)” e “No Sleep Till Brooklyn” per i Beastie Boys, “Going Back To Cali” per LL Cool J, “Mother” per Danzig e “Children’s Story” per Slick Rick.

Ha ricevuto dalla RIAA due Certified Gold Video Awards ed è stato nominato due volte ai Billboard Music Video Awards, il Los Angeles Film Festival gli ha reso omaggio con la proiezione del video “Going Back To Cali” inserito in un programma speciale dedicato ai primi video che hanno avuto influenza. Inoltre, diversi film indipendenti e cortometraggi che ha co-sceneggiato sono stati proiettati ai festival: Slamdance, Atlanta Film Festival, South by Southwest e al Just For Laugh Comedy Festival di Montreal.

Laureato alla New York University con una laurea in “Dramatic Literature and Cinema” e due anni di corsi di specializzazione sul cinema, Menello ha scritto per diverse riviste di cinema ed ha effettuato il commento audio di due dvd di film di Claude Chabrol: IL GRIDO DEL GUFO e UNA GITA DI PIACERE.

 

DARIUS KHONDJI  ASC, AFC (direttore della fotografia) ha collaborato con acclamati registi quali Jean-Pierre Jeunet (DELICATESSEN, LA CITTA’ PERDUTA), David Fincher (SEVEN), Bernardo Bertolucci (IO BALLO DA SOLA), Alan Parker (EVITA), Roman Polanski (LA NONA PORTA),Danny Boyle (THE BEACH), Sydney Pollack (THE INTERPRETER) e Wong Kar Wai (UN BACIO ROMANTICO – MY BLUEBERRY NIGHTS).

 

Recentemente Khondji è stato il direttore della fotografia del film vincitore della Palma d’ Oro, AMOUR di Michael Haneke. Il film ha vinto anche l’Oscar per il Miglior Film Straniero. Il regista e il direttore della fotografia hanno collaborato precedentemente nel film FUNNY GAMES con Naomi Watts e Tim Roth.

Recentemente Khondji ha lavorato con Woody Allen nei film MIDNIGHT IN PARIS e TO ROME WITH LOVE.

E’ stato l’intenso, straordinario lavoro fatto da Khondji su DELICATESSEN che lo ha fatto conoscere a livello globale, facendogli guadagnare una candidatura ai César per la Migliore fotografia. Khondji ha poi ricevuto una candidatura all’Oscar per la Migliore fotografia per il film EVITA di Alan Parker.

 

Khondji collabora inoltre ai progetti di artisti come Philippe Parreno, Douglas Gordon e Shirin Neshat ed è anche molto richiesto in pubblicità.

 

Nato in Iran da padre iraniano e madre francese, ha vissuto in Francia sin da piccolo e già da adolescente ha iniziato a girare film in Super 8. In seguito si è trasferito negli Stati Uniti per studiare alla New York University e all’ International Centre of Photography.

 

PATRICIA NORRIS (costumi) è una costumista e scenografa che ha lavorato in molti film americani importanti. Nel corso della sua carriera la Norris ha ricevuto 5 candidature all’Oscar per i Migliori costumi per i film: I GIORNI DEL CIELO, THE ELEPHANT MAN, VICTOR VICTORIA, 2010-L’ANNO DEL CONTATTO e INTRIGO A HOLLYWOOD.

 

Recentemente ha creato i costumi per i film di Andrew Dominik COGAN-KILLING THEM SOFTLY e L’ASSASSINIO DI JESSE JAMES PER MANO DEL CODARDO ROBERT FORD entrambi interpretati da Brad Pitt.

 

All’inizio della sua carriera la Norris ha creato i costumi per THE ELEPHANT MAN di David Lynch ed in seguito è nata una lunga collaborazione con il regista, ed ha lavorato in film quali VELLUTO BLU dove viene accreditata per la prima volta come scenografa, la Norris continua la sua collaborazione con Lynch nei film STRADE PERDUTE, CUORE SELVAGGIO e per la serie televisiva di successo I SEGRETI DI TWIN PEAKS.

 

Tra i suoi primi film c’è SCARFACE di Brian De Palma con Al Pacino.

 

Oltre alle candidature all’Oscar ed altri premi, nel 2010 è stato conferito alla Norris il premio alla carriera dall’Art Directors Guild

 

HAPPY MASSEE (scenografie) Negli ultimi 25 anni la carriera di Happy Massee ha spaziato dal teatro alla pubblicità al cinema. Nel corso di questi anni ha lavorato con alcuni dei maggiori registi al mondo tra i quali Wes Anderson, David Lynch, Nicolas Winding Refn, Rob Marshall, David Fincher, Michel Gondry, Michael Haussman, Mike Mills, Noam Murro e Mark Romanek. Recentemente ha realizzato il suo primo lavoro a Broadway con lo spettacolo GHETTOKLOWN, one-man show con John Leguizamo per la regia di Fisher Stevens.

La filmografia di Massee include BROKEN ENGLISH (Zoe Cassavetes), WELCOME TO THE RILEYS (Jake Scott) e LOL-PAZZA DEL MIO MIGLIORE AMICO (Lisa Azuelos).

 

Massee è stato nominato per le Migliori Scenografie al MVPA Awards per i video diretti da Mark Romanek “Wicked As It Seems” di Keith Richards e “99 Problems” di Jay-Z.

Ha anche ricevuto la candidatura per le Migliori Scenografie agli MTV Music Video Awards per il video di Madonna “Take a Bow”.

Dopo la specializzazione alla Scuola di Arti Applicate a Parigi, Massee si trasferisce a New York dove si afferma come uno dei migliori designer nell’industria dello spettacolo.

 

KAY GEORGIOU (acconciature) ha vinto diversi premi e ha cominciato la sua carriera in teatro lavorando con molti designers del National Theatre di Londra. Recentemente è stata candidata al BAFTA per il film di Steven Spielberg, acclamato dalla critica, LINCOLN. La sua filmografia include TITANIC, IL GRINTA, THE DEPARTED-IL BENE E IL MALE, e recentemente IRON MAN 2.

 

EVELYNE NORAZ (trucco) negli ultimi 17 anni ha lavorato come truccatrice con molti importanti registi tra i quali Robert Rodriguez, Brett Ratner, Gary Winick, Jonathan Demme, Joel Schumacher, Bennett Miller e John Singleton.

Nata in Francia, si è formata a Parigi prima di trasferirsi negli Stati Uniti.

Nel 2010 la Noraz è stata premiata con il  Primetime Emmy Award per il suo lavoro sul pilota della serie televisiva “Boardwalk Empire”.

 

JOHN AXELRAD, A.C.E. (montaggio) ha lavorato con James Gray per I PADRONI DELLA NOTTE ed in seguito ha montato TWO LOVERS.

Recentemente ha montato GONE con Amanda Seyfried e SOMETHING BORROWED diretto da Luke Greenfield.

Axelrad ha iniziato la sua carriera sotto la guida di alcuni dei migliori montatori a Los Angeles.

E’ stato assistente di Anne V. Coates nei film ERIN BROCKOVICH-FORTE COME LA VERITA’, OUT OF SIGHT e L’AMORE INFEDELE-UNFAITHFUL, ha lavorato con Debra Neil-Fisher nel film QUALCOSA DI PERSONALE ed è stato assistente di Bruce Green nei film MAMMA HO PRESO IL MORBILLO e UN AMORE TUTTO SUO.

In quel periodo ha anche montato diversi film indipendenti tra i quali CHANGING HEARTS (Martin Guigui), HAIRSHIRT/TOO SMOOTH con Neve Campbell e THE AUTEUR THEORY (Evan Oppenheimer).

 

 

 

 

IL CAST ARTISTICO

 

MARION COTILLARD (Ewa Cybulski) ha vinto l’Oscar per la Migliore attrice protagonista per la sua interpretazione nel film LA VIE EN ROSE.

Recentemente ha girato TWO DAYS, ONE NIGHT il nuovo film di Jean-Pierre e Luc Dardenne.

E’ stata la protagonista del film UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA di Jacques Audiard.

L’interpretazione della Cotillard ha raccolto grandi consensi di critica e candidature come migliore attrice a diversi premi tra i quali: BAFTA, Golden Globe, César, Screen Actors Guild e Critics’ Choice Award.

Nel 2008 Marion Cotillard diventa la seconda attrice francese ad aver vinto l’Oscar e la prima per un’ interpretazione in lingua francese.

Viene acclamata dalla critica mondiale per il suo avvincente ritratto della leggendaria cantante francese Edith Piaf nel film LA VIE EN ROSE.

Per questo ruolo Marion Cotillard ha anche ricevuto il premio come Migliore attrice al BAFTA, al Golden Globe e al César e la candidatura allo Screen Actors Guild Award e al Critics’ Choice Award. Inoltre, le associazioni di critici di tutto il mondo tra le quali la Los Angeles Film Critics Association e il London Film Critics’ Circle le hanno conferito il premio di Migliore attrice.

La filmografia di Marion Cotillard include la serie francese di film di successo TAXXI scritti da Luc Besson, AMAMI SE HAI CORAGGIO di Yann Samuell e BIG FISH-LE STORIE DI UNA VITA INCREDIBILE di Tim Burton.

Ha vinto il suo primo César come Migliore attrice non protagonista per il film UNA LUNGA DOMENICA DI PASSIONI di Jean-Pierre Jeunet, ha in seguito recitato nei film UN’ OTTIMA ANNATA di Ridley Scott, NEMICO PUBBLICO di Michael Mann e in NINE di Rob Marshall.

La sua interpretazione nel film le è valsa la candidatura al Golden Globe e al Critics’ Choice Award, ed ha condiviso la candidatura per Oustanding Motion Picture Cast Performance al SAG Award.

La sua filmografia comprende inoltre MIDNIGHT IN PARIS di Woody Allen, CONTAGION di Steven Soderbergh, INCEPTION e IL CAVALIERE OSCURO-IL RITORNO di Christopher Nolan e PICCOLE BUGIE TRA AMICI di Guillaume Canet.

Nel 2010 è stata nominata Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere per il contributo reso all’arricchimento della cultura francese.

Nata a Parigi, ha studiato recitazione al Conservatorio d’Arte Drammatica di Orléans.

 

 

JOaquin phoenix (Bruno) ha ricevuto tre volte la candidatura all’Oscar per i film: IL GLADIATORE, QUANDO L’AMORE BRUCIA L’ANIMA e THE MASTER.

Presto lo vedremo in HER di Spike Jonze, storia d’amore fantascientifica con Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde. Ha girato recentemente INHERENT VICE di Paul Thomas Anderson, adattamento per il cinema del romanzo di Thomas Pynchon dal titolo medesimo, progetto che vede, per la seconda volta, regista e attore lavorare assieme.

 

Joaquin Phoenix ha ricevuto la candidatura all’Oscar per THE MASTER di Paul Thomas Anderson nel cui cast compare Philippe Seymour Hoffman. I due attori hanno vinto ex-aequo la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla Mostra del Cinema di Venezia. Phoenix ha anche vinto il premio Attore dell’anno al London Critics’ Circle Film Awards e il premio come Migliore attore ai Los Angeles Film Critics Awards ed ha ricevuto la candidatura ai premi: BAFTA, Golden Globe e Broadcast Film Critics’ Awards.

 

Nel 2008 Phoenix è il protagonista del film di James Gray TWO LOVERS con Gwyneth Paltrow e Isabella Rossellini – la sua terza collaborazione con il regista.

Intorno a quel periodo l’attore annuncia il suo ritiro dalle scene, si scoprirà poi che il fatto è parte del suo personaggio nel mockumentary I’M STILL HERE diretto dal cognato, l’attore Casey Affleck. Il film viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e al Toronto International Film Festival.

Nel 2007 è il protagonista del film di James Gray I PADRONI DELLA NOTTE con Mark Wahlberg e del film RESERVATION ROAD che lo vede lavorare nuovamente con il regista Terry George. Questi film sono venuti dopo la sua avvincente interpretazione del leggendario cantautore Johnny Cash nel film QUANDO L’AMORE BRUCIA L’ANIMA di James Mangold, film per il quale ha ricevuto la candidatura all’Oscar come Miglior attore protagonista  ed ha vinto il Golden Globe per il Miglior attore in un film commedia o musicale oltre a ricevere la candidatura ai premi: BAFTA, SAG, BFCA e Chicago Film Critics Association Awards.

Phoenix riceve la sua prima candidatura all’Oscar nel 2000 nel film, IL GLADIATORE con Russell Crowe per la regia di Ridley Scott, film vincitore dell’Oscar come Miglior film.

Phoenix, oltre alla candidatura ai Golden Globe e BAFTA, riceve il premio per il Miglior attore non protagonista dal National Board of Review a dalla Broadcast Film Critics Association.

Nella filmografia di Phoenix troviamo anche LE FORZE DEL DESTINO con Claire Danes, BUFFALO SOLDIERS con Ed Harris, SQUADRA 49 con John Travolta, HOTEL RWANDA di Terry George, SIGNS e THE VILLAGE di M. Night Shyamalan, il film di Philip Kaufman QUILLS-LA PENNA DELO SCANDALO, THE YARDS di James Gray, IL TEMPO DI DECIDERE con Vince Vaughn, IL SAPORE DEL SANGUE, 8MM-DELITTO A LUCI ROSSE di Joel Schumacher e U-TURN-INVERSIONE DI MARCIA di Oliver Stone. Nato a Portorico, Phoenix inizia la sua carriera da attore in televisione a otto anni.

Ha recitato nei film SPACE CAMP-GRAVITA’ ZERO e GLI ACCHIAPPARUSSI, prima di essere scelto da Ron Howard per interpretare il figlio di Dianne Wiest in PARENTI, AMICI E TANTI GUAI. Il ruolo che lo porta al successo è per il film DA MORIRE di Gus Van Sant con Nicole Kidman, interpretazione per la quale riceve il plauso della critica.

Attivista sociale, Phoenix ha prestato il suo sostegno a diverse associazioni di beneficienza e organizzazioni umanitarie, in particolare per la PETA.

E’ stato la voce narrante di EARTHLINGS per Nation Earth, un video che investiga sugli abusi sugli animali negli allevamenti, per il quale ha ricevuto il premio Humanitarian Award al San Diego Film Festival.

Ha diretto anche video musicali per i Ringside, She Wants Revenge, People In Planes, Arckid, Albert Hammond,Jr e Silversun Pickups.

 

Jeremy renner (Orlando). Candidato due volte all’Oscar, Jeremy Renner è stato protagonista nel 2010 di THE HURT LOCKER, film vincitore dell’Oscar per il Miglior film, diretto da Kathryn Bigelow. Per la sua interpretazione nel ruolo del Sergente James, Renner ha ricevuto il premio  Breakthrough Actor Award all’Hollywood Film Festival, lo Spotlight Award al Savannah Film Festival ed ha ricevuto la candidatura come Miglior attore ai premi BAFTA e Independent Spirit Awards. Ha anche ricevuto la candidatura per l’Attore rivelazione e Miglior Cast ai Gotham Awards, candidatura come Miglior attore protagonista e Miglior cast ai SAG Awards e naturalmente ha ricevuto la candidatura come Miglior attore protagonista al premio Oscar.

Abbiamo visto di recente Renner nel film HANSEL & GRETEL-CACCIATORI DI STREGHE con Gemma Arterton.

Lo vedremo nel nuovo film di David O. Russell AMERICAN HUSTLE con Christian Bale, Bradley Cooper, Amy Adams, Robert De Niro e Jennifer Lawrence.

Il 2012 è stato un anno importante per Renner al box office.

E’ stato Aaron Cross in THE BOURNE LEGACY di Tony Gilroy con Rachel Weisz e Edward Norton ed ha anche interpretato il personaggio Occhio di Falco nel film di Joss Whedon THE AVENGERS, il terzo maggior incasso di sempre.

Renner ha ricevuto la candidatura all’Oscar come Miglior attore non protagonista nel 2011 per THE TOWN diretto da Ben Affleck e ha anche ricevuto la candidatura come Miglior attore non protagonista ai premi Screen Actors Guild Awards e Golden Globes. In quello stesso anno Renner è stato protagonista insieme a Tom Cruise del successo mondiale MISSION IMPOSSIBLE-PROTOCOLLO FANTASMA diretto da Brad Bird.

Nel 2007 ha recitato nei film L’ASSASSINIO DI JESSE JAMES PER MANO DEL CODARDO ROBERT FORD, 28 SETTIMANE DOPO e TAKE.

Nel 2006 Renner ha vinto il premio come Miglior attore all’ 11° Annual Palm Beach International Film Festival per il suo ruolo nel film indipendente NEO NED.

La sua filmografia include i film TWELVE AND HOLDING, NORTH COUNTRY-STORIA DI JOSEY, A LITTLE TRIP TO HEAVEN, INGANNEVOLE E’ IL CUORE PIU’ DI OGNI COSA, LORDS OF DOGTOWN, LOVE COMES TO THE EXECUTIONER e S.W.A.T. – SQUADRA SPECIALE ANTICRIMINE.

Il ruolo che inizialmente gli ha dato la fama e ottenere una candidatura agli Independent Spirit Awards è stato il suo ritratto di Jeffrey Dahmer nel film indipendente di successo DAHMER-IL CANNIBALE DI MILWAUKEE.

Con un background nel teatro, Renner ha recitato ed è stato co-regista dello spettacolo SEARCH AND DESTROY, prodotto da Barry Levinson, che ha ricevuto ottime recensioni.

 

 

DAGMARA DOMINCZYK (Belva) è un’attrice di televisione, teatro e cinema.

Originaria della Polonia, ha studiato a New York alla Laguardia High School of Performing Arts da adolescente e in seguito alla Carnagie Mellon University.

Ha recitato a Broadway in CLOSER, THE VIOLET HOUR e ENCHANTED, mentre tra gli spettacoli Off-Broadway ricordiamo THERE ARE NO MORE BIG SECRETS e RED ANGEL con Eric Bogosian al Williamstown Film.

Tra le apparizioni televisive ricordiamo 24, THE FIVE PEOPLE YOU MEET IN HEAVEN, THE BEDFORD DIARIES e LAW & ORDER:SVU tra le apparizioni al cinema ricordiamo il suo ruolo di Annika nel film HIGHER GROUND, UOMINI & DONNE con David Duchovny, LONELY HEARTS con Salma Hayek, MONTECRISTO, ROCK STAR, CORRENDO CON LE FORBICI IN MANO di Ryan Murphy e PHANTOM con Ed Harris.

 

ANGELA SARAFYAN (Magda) è stata lanciata a livello mondiale grazie alla sua interpretazione di Tia in THE TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN PARTE 2. E’ apparsa nel thriller di spionaggio IL POTERE DEI SOLDI con Liam Hemsworth, Gary Oldman e Harrison Ford e in LOST AND FOUND IN ARMENIA. E’ nel cast del film indipendente NEVER, scritto e diretto da Brett Allen Smith.

Ha lavorato nel film AMERICAN ANIMAL che è stato presentato nel 2011 al SxSW Film Festival e per il piccolo schermo ha partecipato alla serie tv della Fox LA STRANA COPPIA.

Angela Sarafyan recita da più di un decennio.

Tra i film in cui ha recitato in passato ricordiamo REPO CHICK, THE INFORMERS-VITE OLTRE IL LIMITE con Billy Bob Thornton e Mickey Rourke, KABLUEY con Lisa Kudrow e Teri Garr e ON THE DOLL. Tra i lavori televisivi a cui ha partecipato ricordiamo EASTWICK, IN PLAIN SIGHT-PROTEZIONE TESTIMONI, THE MENTALIST, COLD CASE-DELITTI IRRISOLTI, 24, THE SHIELD, BUFFY-L’AMMAZZAVAMPIRI e GIUDICE AMY.

Angela Sarafyan, che è di origine armena, risiede attualmente a Los Angeles.

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