25 maggio La fuga di Martha Tutte le curiosità

Elizabeth Olsen è la protagonista del thriller psicologico del regista Sean Durkin LA FUGA DI MARTHA, storia di una giovane donna che cade in una grave crisi di identità dopo avere lasciato i confini di una comunità-setta rurale. Intrappolata tra sconvolgenti sprazzi di ricordi dal passato e visioni di un futuro pericoloso, viene sopraffatta da un confuso senso di timore che la getta in preda a paranoie e misteriosi sensi di colpa.

Vincitore nel 2011 del Premio per la Miglior Regia al Festival Sundance, e del Prix de la Jeunesse a Cannes, si apre con Martha (Elizabeth Olsen al debutto in un film per il grande schermo) che scappa da un’idilliaca fattoria verso i boschi dell’Upstate dello Stato di New York. Spaventata e senza posto ove andare, chiama la sorella lontana che non vede da anni (Sarah Paulson), e si trova improvvisamente nel Connecticut in una lussuosa casa estiva in riva al lago, con Lucy e il suo nuovo marito Ted (Hugh Dancy). Bellezza e comodità del nuovo ambiente di Martha si scontrano con tutto ciò che prova come segreta fuggiasca da un mondo inspiegabile e tanto lontano dalle regole della società, al punto che lei non è in grado di avere comportamenti che per gli altri sono normali.

Martha può anche essere fuggita, ma resta prigioniera di ricordi che lentamente e in modo devastante cominciano a possederla, infiltrandosi nella sua nuova vita, portando alla luce tutto ciò che ha vissuto (a partire dal desiderio innocente di vita familiare che l’ha condotta a una comune agricola isolata e alla gelida relazione con il paterno e plagiatore capo della comunità Patrick (John Hawkes)), e accumulandosi  sino a rivelare la fonte straziante del suo crescente terrore.

Il risultato è una storia minuziosamente osservata di suspence psicologica, che è anche attraente meditazione su identità, vulnerabilità e sete di famiglia in forme tenere o anche pericolose.

Fox Searchlight Pictures presenta una Produzione Maybach Cunningham, Filmhaven Entertainment e Borderline Films, in associazione con This is That: LA FUGA DI MARTHA, scritto e diretto da Sean Durkin. I produttori sono: Josh Mod, Antonio Campos, Chris Maybach e Patrick Cunningham; produttori esecutivi Ted Hope, Matt Palmieri, Saerom Kim, Saemi Kim e Alexander Schepsman. Nel cast figurano: Elizabeth Olson, Christopher Abbott, Brady Corbet, Hugh Dancy, Maria Dizzia, Julia Garner, John Hawkes, Louisa Krause e Sarah Paulson. Il film è stato fotografato da Jody Lee Lipes e montato da Zac Stuart-Pontier; Direttore di Produzione è Chad Keith; i costumi sono di David Tabbert; le musiche di Saunder Jurriaans e Danny Bensi.

 

In chi puoi credere quando nessun posto è casa tua?

 

Il primo film di Sean Durkin è il viaggio intimo nel pericolo profondo, in cui lui e una fluida cinepresa indagatrice seguono una giovane fuggita da un culto idealistico ma invadente in una fattoria isolata lontana da ogni contatto con la società. Trovato rifugio presso la sorella, sembra essere in salvo, ma Martha, con i segreti nascosti dentro di sé, è lungi dall’esserlo, la vita quotidiana di famiglia le appare strana come il mondo da cui è fuggita e in nessun posto si sente a casa propria.

Durkin è sempre stato affascinato dal potere e dal fascino dei culti utopici in America, modellati sulla famiglia. Con LA FUGA DI MARTHA ha però voluto esplorare il tema, spesso presentato con pennellate larghe e sensazionalistiche, da una prospettiva personale originale –dall’interno della pentola a pressione delle emozioni che assalgono una ragazza che cerca di fuggire da un culto che la ha lasciata con domande sul suo posto nella società, il suo futuro e la propria colpevolezza.

Ho voluto fare qualcosa imperniato sui personaggi, contemporaneo e naturalistico,” spiega Durkin “Trovo che d’abitudine i culti sono tratteggiati in modo che alla fine risultano caricature di se stessi. Ho perciò preso a fare un sacco di ricerche, e ho letto un passaggio che mi è letteralmente saltato addosso e mi ha detto ‘questa è la storia che voglio raccontare.’ Trattava di una ragazza che aveva lasciato un gruppo che stava crescendo sempre più violento. Mi chiedevo come fossero per lei le settimane successive alla sua fuga. Come ci si riadatta alla normale società dopo quello che si è vissuto?

Durkin cominciò a parlare della storia che stava nascendo con i suoi partner di Borderline Films, solida compagnia indipendente costituita da Durkin, John Mond e Antonio Campos quando ancora erano studenti alla Scuola di Cinematografia della New York University. Il collettivo ha da allora inglobato un crescente gruppo di collaboratori –quasi tutti sotto la trentina- per esplorare ogni via della cinematografia, dalla sceneggiatura alla regia, dal montaggio alla produzione e alle riprese. La loro forza trainante è stata scambiarsi reciprocamente il massimo della creatività anche nel mezzo delle oscillazioni economiche dell’industria del cinema.

Mond e Campos misero subito in chiaro che avrebbero fatto di tutto per aiutare Durkin a realizzare la nuova idea. “La caratteristica del nostro modo di lavorare è che ciascuno di noi si impegna al massimo su quanto è necessario per gli altri.” spiega Mond. “Sean, Tony e io abbiamo costruito una profonda fiducia reciproca, e questo traspira da tutto ciò che facciamo, a qualsiasi livello.

Campos aggiunge: “Sapevamo che Sean era la persona giusta per narrare questa storia perché ha molta sensibilità. È un cineasta classico sotto moltissimi aspetti. Si preoccupa realmente, cosa rara, di trovare la verità nell’attimo. Anche un altro regista avrebbe potuto fare questo film, ma non con tale finezza e potenza. Abbiamo sempre mantenuto questa fiducia in lui, e sin dall’inizio il nostro lavoro è stato di far focalizzare Sean su ciò che conta: il lato creativo del film. Tra di noi non si tratta di lottare semplicemente per un regista, si tratta di lottare per un amico.

Quando Durkin ebbe cominciato la stesura, facendo spesso rimbalzare idee tra Campos e Mond, realizzò che la storia centrava il bersaglio anche più di quanto avesse immaginato. “Un’amica si fece avanti dicendo di aver vissuto qualcosa di simile. Non aveva mai parlato prima di ciò apertamente, e voleva aiutarmi. Condivise con me le sue vicissitudini, molto dolorose, orribili e tristi. È stata molto generosa.” dice Durkin “Mi ha fornito le basi per la storia di Martha.

La sua immaginazione esplose: Durkin cominciò a raffigurarsi immagini nitide e dettagliate della setta in cui Martha entra, con lo stile di vita di ‘ritorno alla terra’ e la filosofia alternativa del capo, Patrick. “La domanda che mi ponevo era come rendere reale ciò?” Durkin ricorda “Vi fu una svolta quando salii ai monti Catskill e vidi tutte quelle fattorie abbandonate. Mi resi conto di quanto sarebbe facile per chiunque andare, aprire una comunità e subito avere 20 persone che vivono insieme nella fattoria. Ecco il fondamento per la comunità di Patrick.

Durkin ha messo in Patrick molte delle qualità contraddittorie che rendono il capo di un culto tanto capace di attrarre cieca devozione: carisma, compassione per i seguaci, filosofie idealiste che si levano in opposizione a una società materialista e anche un talento musicale che gli regala momenti di facile fascinazione malgrado le loro azioni nere. Durkin rende però anche chiaro come queste qualità vengano sovvertite dal potere nelle mani di Patrick, in particolare verso le giovani. Lega la comunità non solo con i vincoli di intima familiarità, ma anche con le catene della violenza, giustificando a ogni passo se stesso come padre amoroso verso il suo gregge. Patrick può vedere se stesso come un visionario morale, ma Durkin lo mostra violare ogni limite etico in nome delle sue credenze.

Qualcosa di quanto Patrick dice proviene da verità reali,” fa notare Durkin. “Egli parla di essere nel momento, di concentrarsi sugli altri, e sulla terra, e di cosa significa per tutti essere insieme, ma poi manipola tutte queste idee attraenti per ottenere quanto vuole.

La chiave della sceneggiatura di Durkin era il suo tono, che fonde la paura crescente dei film dell’orrore con il naturalismo realistico di un dramma ridotto alle emozioni più essenziali. Sebbene la storia scavi in mondi visti raramente, Durkin nota che in essa vi sono anche aspetti riferibili a chiunque abbia mai sentito di cercare di essere due persone  contemporaneamente. “In sostanza si tratta di una storia sull’identità,” egli dice “Nella fattoria parlano sempre di ‘trovare il proprio ruolo nella famiglia,’ che credo sia una parte basilare della natura umana. Noi tutti vogliamo appartenere, essere parte di qualcosa, sentire che contribuiamo in qualche modo al gruppo. Non importa chi tu sia, ciascuno incarna ruoli e personaggi lievemente differenti per le diverse parti della propria vita. Martha, come molte persone, non è più certa di chi o cosa sia, ma la sua è una situazione estrema.

Quando stava ancora lavorando alla sceneggiatura di LA FUGA DI MARTHA, Durkin decise di dovere cimentarsi come regista esordiente di film a soggetto (aveva già prodotto diversi progetti per Borderline Films), e perciò scrisse e diresse un cortometraggio, nato anch’esso da ricerche sui culti. Con Campos e Mond come produttori, nel 2010 Durkin girò MARY LAST SEEN (2010), con Brady Corbert, per circa 400 dollari pagati con carta di credito. Alla Quinzaine des Réalizateurs del Festival di Cannes vinse per il cortometraggio il premio alla Regia, catalizzatore per il passo successivo.

Mandammo il film al Sundance senza pensarci troppo, e contemporaneamente sottoponemmo il copione per LA FUGA DI MARTHA allo Screenwriters Lab. Entrambi vennero accettati, e questo cambiò veramente le cose.” ricorda Durkin. “Il corto era al Sundance per poi andare a Cannes; mentre ero allo Screenwriters Lab, Josh e Antonio riuscirono a assicurare un piccolo finanziamento. Tornai a casa e mi misi al lavoro a spron battuto.

Campos dà a Mond il merito di aver creato molto del vapore propulsore che ha permesso loro di creare il film. “L’accanimento di John come produttore è sbalorditiva,” dice. “È qualcosa di speciale, ed è stata una forza motrice per avere questo, e tutti gli altri nostri film, realizzati.

Ribatte Mond “Ritengo che molti ci hanno sostenuto perché si sono sintonizzati con il soggetto di Sean e hanno creduto nel progetto fin dall’inizio. In definitiva, tutti quelli che si sono uniti alla produzione, dal cast in giù, hanno avuto fiducia nella visione e nell’istinto di Sean.

 

Martha, alias Marcy May, alias Marlene

Il primo compito importante dei cineasti è stato la selezione per il personaggio centrale del film, la giovane di nome Martha, che diventa Marcy May (e a volte Marlene) come membro di una setta-famiglia – e  torna a essere nuovamente Martha nell’audace scommessa per una nuova vita propria. Il Direttore del Casting Susan Shopmaker, della cerchia dei collaboratori di Borderline Films, sorprese tutti proponendo per il ruolo Elizabeth (Lizzie) Olsen, che sino a allora non era mai comparsa in un film. Nello stupore dei cineasti, la Olsen si dimostrò pronta a immergersi senza timore nei recessi più oscuri della mente di una giovane che affronta confusione, paranoia, vergogna e disprezzo, e che lotta per il proprio futuro.

Quando Sean Durkin assistette per la prima volta all’audizione della Olsen, seppe di aver trovato proprio la persona giusta per questo viaggio impegnativo. “Lizzie è così interessante da guardare, così  unica e bella; ha in se stessa profondità e forza emotiva. Quando l’ho vista ho intuito che lì c’era tutto.” ricorda. “Potevo vederla camminare su una strada, raccogliere una pietra e frantumare un finestra -come una che può portarsi appresso questa rabbia ribollente ma ha anche la forza di farla volar via.

La Olsen, per parte sua, trovò la storia avvincente e credibile, e immediatamente sentì di potere intuire tutto quel che si muoveva sotto la pelle di Martha, con lo strano passato che stilla nel suo presente. “È stata la prima sceneggiatura a rendermi realmente eccitata appena l’ ho letta,” dice la Olsen. “Era qualcosa di molto diverso e potevo vedere molto chiaramente il personaggio. Ho capito la sua psiche e, in un certo verso bizzarro, Martha mi è veramente piaciuta.

Mi è particolarmente piaciuto,” -continua, “che Sean non concede mai informazioni agli spettatori. Tratta lo spettatore da persona intelligente e gli consente di scoprire le cose quando le scopre il personaggio. Ero anche meravigliata che un uomo avesse scritto una sceneggiatura così buona per una donna. È veramente qualcosa di forte, speciale. Martha è il genere di personaggio che mi auguro molti più cineasti creeranno per giovani donne. Martha non è uno stereotipo, e le sue lotte sono molto reali.

Le lotte di Martha hanno avuto inizio molto tempo prima all’interno di una vita familiare travagliata, che la Olsen ritiene l’ abbia resa facilmente vulnerabile al fascino di una comune che le offre il sapore della famiglia, poiché lei ha la sensazione di aver perduto tutta la sua infanzia. “All’inizio Martha pensa di aver trovato con questa famiglia il suo senso di scopo, mai avuto nella vita,” dice la Olsen. “Patrick è la prima persona che l’abbia mai fatta sentire amata e importante. È questo che la porta a restare nella fattoria, ma quando comincia a chiedersi cosa accade moralmente all’interno della famiglia, ecco che nascono i problemi. Inizia a chiedersi quanto lontano siano disposti a spingersi nell’essere autosufficienti in questo posto apparentemente felice e piacevole.

Per la Olsen era chiaro sin dall’inizio perché Martha fosse riluttante  a parlare con la sorella, o con chiunque altro, di cosa avesse passato. “Lei in realtà ritiene di non potere parlare di ciò e vive ancora in uno stato di paranoia estrema, incapace di fiducia in chiunque,” spiega. “Martha va da Lucy solo perché non ha alcun altro posto dove andare, ma tra le due non c’è precisamente il rapporto più stretto. Lucy si è appena sposata e, benché cerchi a tentoni di aiutare Martha, nella casa si creano un sacco di frizioni.

Molte di queste frizioni nascono dal comportamento inspiegabile di Martha. “Lei non riesce proprio a ricordare come si presume ci si debba comportare nella società,” spiega la Olsen, “e crede ancora nello stile di vita della setta. Vuole essere disinteressata e non materialista, ma queste idee sono ora ingarbugliate nella sua mente. Non capisce piccole cose, tipo come la gente siede a tavola per mangiare -per anni non si è seduta con un maschio, e perciò non può mangiare di fronte a un uomo. Non sa neanche quando essere spogliati è normale e quando no. È una straniera in terra straniera.

Una volta sul set, la Olsen ha sviluppato con Durkin un rapporto che è stato la chiave della sua abilità nel riuscire tanto trasparente nel ruolo. “Sean è tanto premuroso e sensibile che è stato come essere diretta da un buon amico. Con lui puoi condividere i tuoi segreti perché sai che li manterrà. Ha sempre risposto alla mie domande -e io gliene ho fatte tante- e ogni cosa che diceva era a segno.

La Olsen ammette che le sequenze più cupe del film erano terrificanti per lei, ma ci si è comunque buttata. “Quando arriva nella fattoria Martha è del tutto all’oscuro di qualsiasi nozione sulla sessualità e ciò che le succede sarà spaventoso da affrontare. per chiunque Era difficile da interpretare, ma avevo piena fiducia in Sean, che mi ha dato tutto lo spazio e il tempo che mi erano necessari.

Josh Mond era impressionato di quanto la Olsen restasse positiva in queste circostanze. “In definitiva ha affrontato un sacco di sfide,” dice, “ma Lizzie possiede un’energia contagiosa, quel genere che dà il tono a tutti. Il solo guardarla coinvolgeva tutti noi.

Aggiunge Antonio Campos: “Lizzie è stata la più grande scoperta del film. Tutti noi abbiamo guardato il nastro del suo provino un milione di volte e il giudizio comune era che aveva un potenziale incredibile. Naturalmente c’è sempre un po’ di azzardo, e non sai mai esattamente che ne sarà di un desiderio, ma presto vedemmo che nessuno lavorava più duro di Lizzie, che non smise più di migliorare.

Lavorare con John Hawkes fornì alla Olsen la fiducia in più necessaria per entrare in zone molto rischiose, come quando Patrick “inizia” Marcy May alla sua versione forzosa di intimità condivisa con la famiglia. “Ci siamo trovati in molte posizioni compromettenti,” dice la Olsen, “ma con John non mi sono mai sentita a disagio quanto si supponesse dovessi essere. John mi ha fatto sempre sentire come se ogni cosa stessimo facendo fosse sicura.

Sicurezza costante era essenziale, dato che la Olsen ha passato buona parte del film in una sorta di stato di nudità -emotivamente e letteralmente, spesso sporca, senza trucco, né vestiti e neanche protezioni. “Il film è su reazioni umane autentiche, sulla vita autentica.” osserva. “Nulla è manipolato.

Era il solo modo in cui avrebbe potuto funzionare, dato che la storia di Martha è imperniata sull’attirare lo spettatore dentro le sue paure e insicurezze. “È buffo, perché siamo stati veramente bene quando giravamo, ed è stato molto bello interpretare Martha… Ma io trovo ancora la sua vita completamente terrificante.” sintetizza la Olsen.

 

 

Nella fattoria

Sean Durkin sapeva che per ricreare la vita di Martha nella fattoria aveva bisogno di un attore che potesse evocare il fascino e gli impulsi selvaggi del capo della comunità Patrick. Non aveva dubbi che John Hawkes, fresco della sua candidatura all’Oscar, insieme a Jennifer Lawrence, per il bruciante ruolo dello Zio Teardrop in Un gelido inverno (Winter’s Bone, 2010) potesse dare al personaggio la necessaria profondità umana.

Hawkes dice che lavorare con Elizabeth Olsen gli ha ricordato molto dell’impatto catalizzante con la recitazione della Lawrence. “Ho avuto subito la forte impressione che Lizzy batteva fuori campo, molto come faceva Jennifer in Un gelido inverno,” dice. “Sono entrambe due ragazze mature al di là della loro età, entrambe molto risolute e coraggiose.

Hawkes trova infatti similarità basilari tra questi due film indipendenti crudamente realistici, a prescindere dalle differenze di soggetto, ambientazione e stile. “La cosa interessante è che entrambi sono imperniati su una giovane, in forme che di solito non ci capita vedere.

È stata l’inusitata natura della storia a avvincere sin dall’inizio Hawkes. “Ci sono in giro molte sceneggiature sui culti e le sette, ma questa era completamente diversa.” dice. “Soltanto la metà trattava della vita nella comunità, l’altra metà era invece sul tentativo di una giovane donna di vivere nel mondo dopo esserne fuggita. La sceneggiatura aveva tante zone grigie, molta tensione e nessuna facile risposta. Quando ho parlato al telefono con Sean, è stato così convincente e persuasivo da portarmi a un atto di fede.

Sebbene Patrick abbia caratteristiche di personalità in comune con molti famigerati capi setta americani – da Charles Manson a Jim Jones a David Koresh – Hawkes non voleva ispirarsi a nessuno di essi. “Abitualmente io eccedo nella preparazione, ma in questo caso particolare non ho voluto fare grandi ricerche: non volevo modellare Patrick su alcun personaggio della vita reale.” chiarisce. “Sentivo che il mio compito era di farne un seduttore credibile e mai sopra le righe. Ho pensato che più fossi riuscito a farne una persona reale, premurosa e carismatica, più sarebbe stato uno che Martha avrebbe voluto seguire e in cui credere. Ho cercato di evitare l’ovvio. Ho voluto presentarlo come un essere umano normale, perché così le cose diventano molto più interessanti.

Una parte del fascino di Patrick risiede nella sua abilità nello stimolare l’autostima nei giovani con il semplice accenno di un caldo sorriso paterno di approvazione. “Penso che molti manipolatori sono bravi in questo.” osserva Hawkes. “Essi trovano ciò di cui una persona manca e cercano di trasmetterglielo. Patrick è abile nell’essere giusto il tipo di figura paterna a cui si aggrapperebbe una ragazza angosciata.

Ancora, con tutta la sua strumentalizzazione e degenerazione morale, Hawkes è riuscito a trovare un briciolo di qualcosa di genuino nell’intimo di Patrick. “Non ho mai interpretato un personaggio che non mi piacesse e non fossi in grado di rendere.” -commenta. “È un tipo che difficilmente può piacerti, ma una delle cose eccitanti dell’essere attore è trovare, con un tipo come Patrick, dei momenti in cui il pubblico possa parteggiare per lui. Questa era la sfida.

Girare sui monti Catskill, in un pacifico scenario rurale che ti sembra un tuo mondo privato, ha aiutato Hawkes a intuire i momenti in cui ai giovani nuovi arrivati la comunità sembra una più piacevole alternativa all’ostico mondo esterno. “Eravamo tutti isolati lassù e ci si sentiva realmente una famiglia, una vera comunità,” dice Hawkes, “e questo era ottimo per il film.

In una sequenza avvincente, tanto veritiera quanto inquietante, Hawkes ritrae Patrick che canta ai seguaci una canzone dedicata a Martha. Avendo suonato per tutta la vita, Hawkes intendeva affrontare l’esecuzione intima da bivacco improvvisando su un classico folk di Jackson Frank degli anni ’60, dal titolo appropriato di “Marlene”. “Volevo porgere la canzone allo stesso modo in cui in un film porge la storia,” ci spiega. “Lo abbiamo fatto senza montaggio, giusto suonando le parti soliste direttamente, con tutte le imperfezioni. Quel giorno faceva molto freddo e parte della difficoltà consisteva in nient’altro che nel cercare di non battere i denti!

Hawkes prosegue: “La sentivo come un’ottima canzone per il film -misteriosa, strana e psichedelica e dal retrogusto dolce e piacevole. Ero preoccupato di come la scena sarebbe risultata, ma è stato un vero divertimento. È stato un certo arricchimento della colonna sonora, che dà a Patrick un certo spessore mettendo il luce un suo aspetto positivo… e più si riesce a arricchire la storia meglio è.

La canzone ha reso chiaro a Elizabeth Olsen perché Hawkes fosse adatto al ruolo. “Se si trattasse di uno viscido e spaventoso,” dice lei, “non crederesti che possa attrarre tutta questa gente nella fattoria, ma con John c’è qualcos’altro, un piccolo stimolo. Riesce a  essere una persona molto gentile, e quando canta per Martha una canzone d’amore, lei se ne innamora, e succederebbe anche a me.

Una giovane stella emergente divenuto parte della famiglia Borderline Films sale alla ribalta come membro della setta di Martha. Brady Colbert interpreta Watts, che la recluta nel singolare collettivo, e Christopher Abbott è Max, che nella fattoria cresce accanto a Martha, diventata Marcy May.

Corbet, che ha debuttato in un film a soggetto con Tredici anni (Thirteen, 2003), ed è noto per il ruolo di Derek Huxley nella serie TV “24”, descrive Watts come “un vero credente che incontra ragazze in città e le porta nella fattoria.” Avrebbe dovuto avere qualche rincrescimento ben radicato per l’adescamento di ragazzi innocenti verso l’atmosfera dispotica della comunità, ma Corbet dice che è ben lontano dal riconoscerlo. “Watts a questo punto è andato troppo in là -per lui è troppo tardi per salvare se stesso, o anche per salvare qualcun altro.

 

A casa di Lucy e Ted

Per Martha non avrebbe potuto esserci contrasto più grande di quello tra la vita che conduceva nella fattoria e la nuova che si trova a  iniziare nella casa della sorella su un lago del Connecticut -dove il mondo materialistico di ordinarie ambizioni che la setta rifiutava è molto più evidente. Anche se in superficie appaiono entrambe come situazioni di famiglia, Martha non trova alcun conforto in nessuna delle due.

Al colmo della disperazione, potrebbe rivolgersi alla sorella, in cui in realtà non ha però fiducia, o a Ted, il suo nuovo marito. A coprire il ruolo di Lucy, che fa una sua propria corsa sulle montagne russe come aspirante salvatrice di Martha, è Sarah Paulson, nota per il suo lavoro in serie televisive quali “American Gothic” (1995 – 96), “Deadwood” (2005) e “Studio 60 on the Sunset Strip” (2006 – 2007).

La Paulson voleva che il personaggio risultasse premuroso e allo stesso tempo pieno di difetti. “Lucy ha le migliori intenzioni, ma in realtà non ha talento con le persone,” osserva la Paulson. “È probabilmente migliore con gli estranei che con la propria famiglia, e quando Martha la chiama sono anni che non si vedono. Che Martha venga a vivere con lei è un puro, inimmaginabile stress. Non ha un’idea precisa di dove Martha abbia vissuto. Suo marito non l’ha mai incontrata. Ora Lucy sta cercando di avere un figlio e la sorella arriva avendo visibilmente sperimentato qualcosa che nessuno può capire.

La Paulson ammette la sua iniziale incertezza su cosa aspettarsi da Elizabeth Olsen, incertezza subito superata. “Lei non era assolutamente quella che io pensavo. È la persona più concreta, sveglia, divertente e pronta alla risata. Molto piacevole. Era capace di immergersi in tutte le intensità del ruolo e non prendersi comunque troppo sul serio. Ha  dovuto girare scene nell’acqua gelida, o nuda di fronte a estranei, e non si è neanche lamentata. È talmente spontanea e presente che avrei recitato con lei per giornate intere. La trovo piuttosto straordinaria.

Per la Paulson, una delle sfide maggiori era trattenere le proprie reazioni naturali a ciò che Martha sta passando, per farsi guidare dalla scostante diffidenza emotiva, nata da agitati rapporti familiari, di Lucy. “Con Lizzie la mia reazione istintiva era di toccarla e dirle che tutto andrà bene, ma Lucy non è così. Di solito sto attenta ai miei istinti, ma in questo caso dovevo come sedermi un pochino su di essi, cavalcarli. Mi sono perciò detta, bene, forse se permetto a me stessa di sentire gli istinti ma poi mi controllo e non agisco seguendoli, questo può risultare in qualcosa di interessante per il personaggio di Lucy.

Il controllo precipita nella scena culminante in cui Lucy e Martha si affrontano. “Eravamo entrambe molto preoccupate di essere certe che avremmo dato l’una all’altra ciò di cui avevamo bisogno,” dice la Paulson della scena. “Abbiamo fatto una ripresa in cui Lizzie è stata straordinaria. Era scatenata. Dall’attrice che è, Lizzie ha fatto realmente migliorare il mio gioco. Tutto il film è stato un’esperienza incredibile.

Una delle più ardue esperienze del film è stato girare la scena in cui Martha si unisce a Lucy e Ted nel più improbabile dei posti, il loro letto nuziale. Durkin dice che centrare il tono della scena è stata una sfida per ciascuno dei tre attori. “È una situazione così pazzesca, è arduo arrivare a immaginare le possibili reazioni,” riflette Durkin. “Dapprima non sapevamo come muoverci rispetto all’interpretazione, ma penso che in definitiva Sarah, Lizzie e Hugh hanno fatto le scelte giuste. Abbiamo semplicemente continuato a chiedere a noi stessi ‘È questa la reazione più veritiera?’

Reazioni veritiere erano le preoccupazioni anche di Hugh Dancy, che interpreta Ted, gran lavoratore newyorkese che, mentre sogna vacanze rilassanti e di costruire una famiglia con la nuova moglie, vede spuntare improvvisamente la sorella dal comportamento molto strambo. Dancy, che quest’anno ha interpretato anche un dottore vittoriano in Hysteria e un artista New Age in Our Idiot Brother, è stato attratto dalla sceneggiatura di Durkin.

Ho amato lo sceneggiatura di Sean,” dice Dancy. “È molto acuta, molto sfumata. Ho trovato molto convincenti il rapporto tra Ted e Lucy ed è stato interessante vedere come, al suo arrivo in questa unità familiare, Martha li vede come tutto ciò che le è stato insegnato a disprezzare. Lo si sarebbe potuto rendere molto crudo, ma Sean lo ha scritto in modo che si simpatizza con queste persone, che desiderano solo una vita ragionevole, una vita convenzionale con aspirazioni ordinarie.

Lavorando a stretto contatto con la Paulson, Dancy sentì che il loro rapporto aveva una vita viscerale autonoma. “Hanno lottato per avere una relazione che però non è perfetta, ma sussiste un affetto reale e sono interdipendenti.

L’influenza di Martha comincia quindi a gravare pesantemente sul loro matrimonio e spinge Ted, normalmente affabile, a attacchi di rabbia e sgomento. “Ted è un brav’uomo e un buon marito, di gran sostegno per Lucy, ma con l’arrivo di Martha nella sua certezza cominciano a apparire  delle crepe,” spiega Dancy. “In Ted c’è una piccola tendenza alla prepotenza, che va inasprendosi non solo verso Martha ma anche nei confronti di Lucy. Fortunatamente Sean ci ha messo molta delicatezza. Ted non è una persona terribile, non è un mostro, solo che ha sprazzi di comportamenti intolleranti via via che il film progredisce.

Dancy continua: “La mia sfida era individuare tali momenti e versarne le singole gocce nell’acqua facendovele diluire senza che mai colorassero troppo in qualsiasi direzione la recitazione.

Dancy dice che i suoi partner hanno creato un’atmosfera in cui tale tipo di sfumatura era possibile. “Mi sono sentito fortunato a far parte di un’unione così calda e stretta. Tutti noi ci sentivamo sicuri nell’impegnarci. Ero particolarmente colpito da Lizzie Olsen perché interpretando un personaggio incredibilmente difficile e traumatizzato ha mostrato grande maturità, intelligenza e bravura. Quanto a Sarah, era apparso subito chiaro che nel suo ruolo sarebbe stata grande quanto poi lo è stata.

 

I mondi in collisione di Martha

Per creare l’atmosfera incalzante di LA FUGA DI MARTHA Sean Durkin ha posto l’enfasi visiva in un naturalismo dai toni freddi, teso a portare lo spettatore direttamente nella zona indistinta tra i due mondi collidenti di Martha e nel caos montante sprigionato dal suo muoversi tra l’uno e l’altro. Il suo obiettivo era che ogni elemento del film -dalla recitazione alla fotografia – - agisse di concerto per creare un senso di profondo immediatamente sotto la superficie di ogni scena.

Durkin ha collaborato non solo con Antonio Campos e Josh Mond, ma anche con una troupe molto affiatata, la cui maggioranza era già stata parte del collettivo della Borderline Films in molteplici progetti. “Era importante che sul set creatività e energia fossero veramente buone e la troupe con la quale lavoriamo ci dà questo,” dice Mond. “Molti di noi hanno lavorato assieme per molto tempo. E molti anche in ruoli molteplici su set differenti, e così ogni sfaccettatura di ogni dipartimento fa il suo lavoro con tanta professionalità e intesa. È fantastico esserne parte.

Continua Campos: “Quando c’è il tipo di rispetto che in questa  troupe si ha gli uni per gli altri, sai che per te andranno sino in capo al mondo. Abbiamo passato anni spalla a spalla con i nostri montatori, i fonici, gli aiuto registi, gli elettricisti… È una famiglia sorprendente, una bella esperienza.

Elementi chiave del gruppo creativo di LA FUGA DI MARTHA sono stati il fotografo Jody Lee Lipes e il direttore di produzione Chad Keith, che hanno lavorato assieme su due location nello Upstate di New York del tutto opposte, un’isolata fattoria tradizionale di Monticello, proprietà della famiglia del produttore Antonio Campos, e una ultramoderna proprietà in riva al lago vicino alla cittadina di Roscoe.”

Sean ha diviso il film quasi in due film separati con atmosfere totalmente separate: uno per la famiglia-setta, per la casa sul lago l’altro,“ spiega Mond. “Una sfida era di allestire le location in modo che offrissero tutto ciò di cui aveva bisogno, senza che soldi o logistica diventassero un problema di cui dovesse preoccuparsi.

Campos nota che Mond ha un fiuto per trovare location introvabili. “Se hai bisogno di location sorprendenti che tutti dicono non potrai  avere, Josh riuscirà a trovarle. È nella sua natura.

È stato comunque Campos a presentare a Durkin la fattoria di suo nonno nello Upstate. Che divenne la quintessenza idilliaca per la setta. “Sapevo che Sean se ne sarebbe innamorato,” dice Campos. “È ricca di storia, piena di alberi corrosi e di raggi di luce riflessi da vetri rotti. Vi sono tanti ambienti e atmosfere che aveva un ampio ventaglio di scelte.

La casa era vecchia e splendida.” dice il regista. “Chiedemmo perciò, data l’esigenza di girare non lontano, dove potessimo trovare una casa sul lago che ne fosse l’antitesi totale, dove creare un mondo completamente estraneo alla fattoria. Questa era più difficile a trovarsi. Volevo qualcosa di aperto con molta luce e soffitti alti, e un’area esterna, qualche parte dove potessi realmente concentrarmi sulle due sorelle che hanno fatto scelte tanto diverse. Josh girò per la zona e si diede da fare alla sua maniera con la comunità facendo conoscenza con diverse persone, e alla fine individuò la casa giusta.

Lipes, promettente giovane fotografo nominato allo Spirit Award per Tiny Furniture (2010), ha utilizzato ciascuna delle due location con le intensità giuste per riflettere il turbolento tumulto nella psiche devastata di Martha. Insieme a Durkin hanno lavorato per trovare i ritmi visivi atti a creare ansia, claustrofobia e suspense -miscelando lunghi primi piani statici, inquadrature larghe in ombra e lente zoomate con più frenetiche riprese a spalla, che insieme forgiano la sconvolgente inquieta realtà e i ricordi e terrori onirici di Martha.

La varietà nel lavoro di ripresa era una parte della concezione di Durkin “Sapevo di non volere assumere la prospettiva di Martha per tutto il tempo,” dice Durkin. “Si trattava di far crescere la suspense e portarti in braccio con passo regolare cullandoti nell’esperienza. La prima delle cose che volevamo fare era inserire un po’ di riprese a mano, ricorrendo anche a zoomate lente –sì che la cinepresa si muova sempre tra panoramiche, zoomate e riprese nascoste. Le riprese statiche facevano da raccordo per creare un ritmo molto specifico.

Anche se sapeva esattamente cosa voleva visivamente, Durkin voleva anche che Lipes filmasse nel modo più spontaneo possibile. “Volevamo tenere la regia molto rilassata, in modo che gli attori facessero le loro cose. Ho scritto scene molto dettagliate, ma una volta sul set non guardavo neanche di nuovo la sceneggiatura. Percorrevamo lo spazio e cercavamo di trovare cosa riuscisse naturale. E penso che lo stile visivo discenda da ciò, quando siamo dettagliati nel creare un’atmosfera, ma non sempre seguiamo la strada. Volevamo che il girato apparisse vivo e creasse una tessitura reale.

Quanto al modo allucinante in cui il passato di Martha penetra nel momento presente, Durkin commenta: “Non volevo separare visivamente il passato dal presente. Volevo che fosse come quando non sai mai cosa viene subito dopo. Per Martha, le cose che le sono successe nella fattoria e quelle che sta vivendo nella casa sul lago si svolgono tutto nello stesso tempo, e questa è la maniera in cui tu le vivi.

I produttori erano esaltati dall’estetica del film. “Jody e Sean sono stati un matrimonio visivo perfetto,” dice Mond. “Non avevo mai visto prima niente che somigli a questo film, al modo in cui le persone sono nascoste dentro ombre oscure.

Campos aggiunge: “Jody si è laureato all’Università di New York qualche anno prima di noi, ma era uno che tutti sapevano fosse da tenere d’occhio. Ha lavorato con noi in Afterschool (2008), e Sean e lui hanno sviluppato una simbiosi magnifica. Jody si sente sempre libero di scoprire un’inquadratura diversa, ma rispetta anche la visione e il talento di Sean nella narrazione. Sembra che Jody ponga sempre le giuste domande visuali. Ritengo sia uno dei migliori fotografi della sua generazione.

Il suono era un altro elemento chiave nel costruire l’atmosfera pervasiva del film. I cineasti hanno incaricato i compositori Saunder Jurriaans e Danny Bensi -entrambi di formazione classica e poli-strumentisti, che hanno fondato il complesso Rock Priestbird- di creare una colonna sonora elettronica dissonante e minimalista che cresca e si abbatta a seconda delle svolte emotive del film.

La costruzione del suono è stata un’altra pietra angolare dell’atmosfera del film. “Penso al sonoro anche nella fase di scrittura,” dice Durkin. “Per il suono, nel film si trattava prima di tutto che fosse naturalistico, e che poi trovasse i modi di far crescere le cose per creare il senso di ansia.

Ciò era vero per ogni aspetto formale e emotivo del film, che si sono poi fusi nelle esecuzioni tese creando un’esperienza più grande della somma delle parti.” -riassume Durkin. “Tutto nel film era basato su impostazioni naturali, su cui però si sono poi aggiunte tutte queste altalenanze tonali che insieme creano un’atmosfera di tensione sempre crescente.

 

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GLI INTERPRETI

 

ELIZABETH OLSEN (Martha) è non solo una giovane attrice vivace e attraente, ma anche studentessa alla prestigiosa Tisch School of the Arts dellUniversità di New York.

Lo scorso gennaio Silent House (2011), interpretato dalla Olsen, è stato presentato al Sundance Film Festival 2011. Silent House è una rivisitazione del thriller psicologico dell’orrore uruguayano di successo La casa muda (2010). Il film si ispira a un fatto vero accaduto alla fine degli anni ’40 in un piccolo villaggio dell’Uruguay. È centrato su una ragazza (la Olsen) che un secondo dopo l’altro cerca di uscire illesa dalla casa, finendo per scoprire l’oscuro segreto che nasconde. Il film era diretto da Chris Kentis e Laura Lau, la squadra che sta dietro la terribile storia di squali di Open Water (2003).

La Olsen ha iniziato di recente le riprese di Liberal Arts nel ruolo di Zibby, accanto a Josh Radnor. Il film segue un trentenne (Radnor) e una studentessa (Olsen) tra cui scocca la scintilla di un legame grazie al comune amore per i libri e la musica, malgrado la differenza di età complichi la loro relazione nascente.

La primavera scorsa la Olsen ha terminato le riprese di Red Lights, con Robert De Niro, Cillian Murphy e Sigourney Weaver, centrato su un psicologa e il suo assistente i cui studi sulle attività  paranormali conducono a indagare su un sensitivo di fama mondiale. Il film uscirà nel 2012.

Il prossimo sarà Very Good Girls, assieme a Dakota Fanning, Peter Saragaard e Dustin Hoffman. Il film è su due ragazze di New York, (la Olsen e la Fanning) che si impegnano a perdere la verginità durante la prima estate fuori dal liceo. Quando si innamorano dello stesso artista di strada, la loro amicizia è messa alla prova per la prima volta.

Si può vedere la Olsen anche in Peace, Love & Misunderstanding, insieme a Jane Fonda, Catherine Keener, Jeffrey Dean Morgan e Chace Crawford. Il film tratta di un’avvocatessa conservatrice che porta i figli teenager a Woodstock a trovare la nonna hippie che non conoscono. Il film sarà nelle sale nel 2011.

La Olsen ha anche buona familiarità coi palcoscenici, avendo recitato nella commedia Off-BroadwayDust e in Impressionism, a Broadway, quando era all’università. Altri lavori comprendono Bottom of the World, di Lucy Thurber, (Atlantic Theatre Company) e The Living Newspaper (DRD Theatrical). La sua formazione comprende anche la frequenza della Atlantic Acting School e della Moscow Art Theatre School.

Attualmente la Olsen risiede a New York.

 

CHRISTOPHER ABBOTT (Max). La sua recente attività teatrale comprende The House of Blue Leaves, al Walter Kerr Theatre di Broadway.Tra gli altri crediti teatrali: That Face (Manhattan Theatre Club); Good Boys and True (2nd Stage); Mouth to Mouth (New Group). L’inverno prossimo comparirà nel ruolo di Charlie nella nuova serie HBO di Lena Dunham Girls. Ha sostenuto ruoli nelle serie Nurse Jackie e Law & Order: Criminal Intent.

 

BRADY CORBET (Watts). Nato a Scottsdale, Arizona, si è trasferito a Los Angeles per dedicarsi alla carriera di attore. Ha esordito nel successo indipendente Tredici anni (Thirteen, 2003), nel ruolo di Mason, fratello di Evan Rachel Wood. Corbet ha poi interpretato Brian Lackey nel film di Gregg Araki acclamato dalla critica Misterious Skin (2004). In televisione è apparso nella serie premio Emmy24, nel ruolo di Derek Huxley, figlio della fidanzata di Jack Bauer. Nel 2008 Corbet ha interpretato Funny Games, a fianco di Michael Pitt, Tim Roth e Naomi Watts. Quest’anno ha recitato in Melancholia di Lars von Trier, che ha esordito al Festival di Cannes. Oltre a recitare, Corbett ha scritto e diretto il corto Protect You + Me (2008), Menzione d’onore al Sundance, con la fotografia di Darius Khondji.

 

HUGH DANCY (Ted), è nel recente Our Idiot Brother (2011) a fianco di Paul Rudd, Elizabeth Banks, Zoeey Deschanel e Emily Mortimer. Il film racconta di un idealista che piomba nelle case delle tre ambiziose sorelle. Durante la sua permanenza in ciascuna della case, la sua presenza porta verità, gioia e disposizione solare nelle loro vite, pur causando ogni sorta di scompiglio. Il film è distribuito negli USA da The Weinstein Company dal 26 agosto scorso.

Dancy compare attualmente sul piccolo schermo nella serie  ShowtimeThe Big C. In diversi episodi è a fianco di Laura Linney e Oliver Platt. Dancy impersona un affascinante malato di cancro che, dopo un approccio difficile, stringe amicizia con Cathy (Laura Linney) nel tempo in cui si sottopongono a una cura sperimentale. La seconda stagione è iniziata lo scorso 27 giugno.

Di recente ha interpretato Hysteria (2011), insieme a Maggie Gillenhaal. La commedia romantica ambientata nell’era vittoriana descrive come la comunità medica inventò il vibratore come strumento di massaggio terapeutico. Egli presta anche la sua voce nel film musicale animato in 3D di Summertime EntertainmentDorothy of Oz, aggiornamento del classico Il mago di Oz (The Wizard of Oz, 1939), incentrato su Dorothy che torna nel Kansas devastato da un tornado e viene riportata a Oz per aiutare i suoi amici. Altre voci nel film sono di Lea Michele, Jim Belushi, Dan Aykroyd e Kelsey Grammer. Il film è firmato da Randi Barnes, Adam Balsam, Martin Short e Barry Glasser.

In precedenza Dancy ha interpretato, con Rose Byrne, Adam (2009), in cui sostiene il ruolo del titolo, un giovane affetto dalla Sindrome di Asperger che a New York lotta per la sopravvivenza. La sua vita cambia per sempre quando incontra la sua nuova vicina Beth (Rose Byrne). Adam ha esordito nel 2009 al Sundance Film Festival, ottenendo il Premio Alfred P. Sloan per film a soggetto. Adam è stato distribuito da Fox Searchlight dal 29 luglio 2009, e Dancy ha ottenuto entusiastiche recensioni per la sua interpretazione.

Dancy ha recitato, accanto a Isla Fisher, anche nel film di P. J. Hogan I love shopping (Confessions of a Shophaolic, 2009), distribuito da Walt Disney Pictures e Buena Vista il 14 febbraio 2009, per incassi globali di oltre 100 milioni di dollari. Altri crediti filmici di Dancy comprendono: Un amore senza tempo (Evening, 2007); Il Club di Jane Austen (The Jane Austen Book Club, 2007); Beyond the Gates / Shooting Dogs (2005), King Arthur (2004); Il magico mondo di Ella (Ella Enchanted, 2004); Piccolo dizionario amoroso (The Sleeping Dictionary, 2003); Black Hawk Down (2001); e Young Blades (2001).

In televisione ha recitato nell’applaudita serie di Tom Hooper Elizabeth I, a fianco a Helen Mirren e Jeremy Irons. Per l’interpretazione del ruolo del Conte di Essex ha ottenuto la candidatura Emmy per Attore non protagonista di Serie o Film. Nel 2007 la serie è stata premiata con il Golden Globe per la Migliore Miniserie o Film a soggetto per la Televisione, e con l’Emmy per la Migliore Miniserie.

Altri crediti televisivi di Dancy: Daniel Deronda; David Copperfield; Madame Bovary.

Sul palcoscenico Dancy ha recitato nella produzione Off-Broadway del MCC Theater di The Pride, sulle scene dal 16 febbraio al 20 marzo 2010, a fianco di Ben Whishaw e Andrea Riesborough. Scritto da Alexi Kaye Campbell e diretto da Joe Mantello, è la storia di un complicato triangolo amoroso, con lealtà in conflitto e passioni che rimbalzano avanti e indietro tra il 1958 e oggi in un vortice di fantasia, repressione e ribellione. Dancy ha recitato anche in A Journey’s End di David Grindley, Tony Award 2007 per la Migliore Ripresa Teatrale, con Boyd Gaines, Jefferson Mays e Stark Sands.

Dancy è laureato in Letteratura Inglese al San Peter College di Oxford.

 

MARIA DIZZIA (Katie) è stata candidata al Tony Award 2010 alla Migliore Interpretazione di Attori di Primo Piano per il ritratto della signora Daddy nella produzione Lincoln Center Theater’s Broadway, In the Next Room or The Vibrator Play. Ha recentemente lavorato nella commedia MTCCradle And All. I crediti Off-Broadway comprendono: The Hallway Trilogy; The Drunken City; Eurydice; The Wooden Breeks; Pullman Car Hiawatha; Apparition; Alice the Magnet; Cause for Alarm; Gone Missing; Regional: Not Waving (WTF); Songs of the Dragon (Yale Rep); Trouble in Mind (Baltimore Center Stage); Blur (Dallas Theater Center); Fêtes da la nuit (Berkeley Repertory Theater); Unusual Acts of Devotion Sheridan (La Jolla Playhouse); Proof (Geva Theater); Romeo e Giulietta (AST); e Sogno di una notte di mezza estate (Skakespeare Santa Cruz).

I suoi crediti TV comprendono: Louie; Fringe; Smith; Law & Order: Giustizia a tutti i costi; Law & Order: Criminal Intent. Per i film: Margin Call (2011); Rachel sta per sposarsi (Rachel Getting Married, 2008); Down the Shore (2011); L’amore e altri luoghi impossibili (The Other Woman, 2009); A New York Thing (2009). La Dizzia è Artista Associata di The Civilians, e ha il Master in Belle Arti dell’Università della California – San Diego. I suoi prossimi progetti cinematografici sono: Lola Versus; Keep the Lights On; The Happy Sad.

 

JULIA GARNER (Sarah), ha parti da non protagonista nei film che usciranno nel 2012: The Perks of Being a Wallflower, prodotto da Summit Entertainment, con Logan Lerman e Emma Warson; e in Twylight Zones di David Chase. Sarà protagonista nel film di Leah Meyerhoff I Believe in Unicorns, assieme a Peter Vack, Joshua Leonard e Amy Seimetz.

Da ultimo, la Garner è comparsa sul numero Young Hollywood 2011 di Nylon e a ottobre sarà nel numero Young Hollywood di Teen Vogue, nella vetrina delle 10 principali stelle nascenti.

 

JOHN HAWKES (Patrick) è stato applaudito dalla critica per la parte di “Teardrop” nel film di Debra Granik Un gelido inverno (Winter’s Bone, 2010), che gli è valsa la candidatura all’Oscar per Migliore Attore Non Protagonista, assieme alle candidature della Screen Actors Guild e di diversi altri gruppi di critici cinematografici. Il Festival di Santa Barbara lo ha onorato con il suo Virtuoso Award; Peter Travers di Rolling Stones accredita Hawkes “in una brillante rappresentazione di tenerezza sepolta”, mentre Karen Durbin ha scritto sul New York Times: “Il Teardrop di John Hawkes è una canaglia degna di Shakespeare. È ipnotico.” Il film candidato anche a un Oscar, ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2010, e di recente ha ricevuto il Best Feature and Best Acting Ensemble al Gotham Award. All’inizio dell’anno il Downtown Film Festival Los Angeles ha assegnato a Hawkes il premio Indie Film Trailblazer per il 2010.

Hawkes ha terminato la produzione del film indipendente The Playroom, mentre sono da poco usciti Contagion di Steven Soderbergh, e Higher Ground, con Vera Farmiga. Hawkes ha interpretato Me and You and Everyone We Know (2005), Premio Speciale della Giuria al Sundance 2005; premi Caméra d’or ex aequo e La Semaine de la critique al Festival di Cannes 2005; due candidature ai Premi Independent Spirit 2006.

Hawkes ha anche interpretato e co-prodotto il film indipendente Buttleman (2003) che gli è valso un Breakout Performance Award al Sedona Film Festival 2004. Ulteriori crediti comprendono: American Gangster (2007); Miami Vice (2006); Identità (Identity, 2003); La tempesta perfetta (The Perfect Storm, 2000); Small Town Saturday Night (2010); Hard Ball (2001); Wristcutters – Una storia d’amore (Wristcutters: A Love Story, 2006); La banda del porno – Dilettanti allo sbaraglio (The Amateurs.(2005); Dal tramonto all’alba (From Dusk Till Dawn, 1996); e A Slipping-Down Life (1999).

In televisione, Hawkes ha recitato in due applaudite serie HBO: ha interpretato “Sol Star” in Deadwood, e ora è nella commedia Eastbound and Down nel ruolo di Dustin, fratello di Danny McBride.

Nato e cresciuto nel Minnesota rurale, Hawkes si trasferì a Austin, in Texas, dove iniziò la carriera di attore e musicista. È stato co-fondatore della Compagnia teatrale Big State Productions, e ha recitato nel dramma originale della Compagnia In The West al Kennedy Center di Washington. Ha anche recitato in Greater Tuna, produzione della Compagnia per una tournée nazionale con molti ingaggi a Los Angeles, Chicago e San Francisco. Hawkes ha composto e eseguito al Theatre at the Improv il brano solista Nimrod Soul, e ha suonato a Broadway 24 Hour Play a fianco di Sam Rockwell.

Hawkes ha scritto diverse canzoni inserite in film e spettacoli televisivi. La sua canzone Bred and Buttered è nella colonna sonora di Un gelido inverno (Winter’s Bone, 2010) Con il suo Gruppo, King Straggler, si è esibito al Sundance Film Festival, al South by Southwest Music Festival e in molti Club in giro per gli Stati Uniti. Sta ora scrivendo e registrando un nuovo CD di prossima uscita.

 

LOUISA KRAUSE (Zoe) è stata applaudita dalla critica nel film Toe to Toe, compreso nella selezione ufficiale per il Sundance 2009. Il film è un’ingenua rappresentazione di promiscuità adolescenziale, rapporti razziali e lotta socio-economica ambientati nella Washington dei nostri giorni. La Krause sostiene il ruolo principale di Jessie, ricca teenager di periferia il cui stile di vita ne minaccia le amicizie e il futuro. La sua interpretazione naturale la fece designare come uno dei “Volti nuovi” del Sundance.

La Krause è ora un talento emergente del cinema e della televisione, con tre film nel 2011. In Return la Krause appare, insieme a Michael Shannon e Linda Cardellini, nel ruolo di Shannon, ragazza di una cittadina che riceve il suo migliore amico di ritorno dal servizio in Iraq. La Krause ha anche una parte di rilievo in Young Adult, con Charlize Theron e Patrick Wilson e diretto da Jason Reitman.

Il suo primo film, The Speed of Life (2007), diretto da Ed Ratdke, era nella selezione ufficiale del Festival di Venezia 2007. La Krause interpretava un’adolescente incinta che in questo crudo dramma fronteggia delle dure realtà. In The Babysitters, selezione ufficiale al Festival di Toronto 2007, è una delle studentesse medie di un gruppo coinvolto in un servizio di babysitting trasformato in un giro di squillo. Ha anche avuto un piccolo ruolo in Motel Woodstock (Taking Woodstock, 2007) di Ang Lee, e in un episodio di Law & Order ha interpretato il ruolo di membro di una setta di cristiani fanatici implicati nella morte di una donna.

Nei suoi primi anni la Krause si è dedicata al balletto, che praticava alla Washington School of Ballet dove ha danzato in Lo Schiaccianoci e in Sogno di una notte di mezza estate. Dopo le medie la Krause è entrata nel noto programma per il teatro di Carnegie Mellon, ma dopo un anno decise di lasciare la scuola per continuare a recitare a tempo pieno a New York. Capì che era stata la decisione giusta quando ricevette la tessera del personale dello spettacolo dopo aver avuto una parte di schiava danzatrice in una ripresa estiva dell’Aida. Nel suo debutto Off-Broadway ha recitato In a Dark Dark House con Ron Livingston e Fredrick Weller, ottenendo critiche lusinghiere per la resa del suo ruolo di un’adolescente precoce che ha un flirt pericoloso con un uomo più anziano. Alcuni altri crediti teatrali della Krause comprendono: La casa di vetro (al Guild Hall); Rocket to the Moon (Long Warf Theatre); Les liaisons dangereuses (Huntigton Theatre); Dance Light (Carnegie Mellon Rauh Studio); Side Show e The Cripple of Inishmaan (George G. Marshall); la performance in Pene d’amore perdute al Kennedy Center; Coppelia (American Ballet Theatre); Hansel e Gretel.

Louisa Krause è originaria di Fall Church in Virginia e risiede a New York.

 

SARAH PAULSON (Lucy), candidata al Golden Globe, ha inanellato una lista impressionante di crediti in cinema teatro e televisione, sfidando se stessa a ogni nuovo ruolo.

Per il cinema, la Paulson è apparsa nel film, uscito per Lionsgate a Natale 2008, The Spirit insieme a Samuel L. Jackson, Eva Mendez e Scarlett Johanson. Adattato dal leggendario fumetto dallo stesso nome, è un classico di avventura azione sentimento.

La si vedrà anche nel telefilm HBOGame Change, sulla campagna presidenziale di McCain nel 2008, dall’elezione della Palin per la vicepresidenza alla loro sconfitta elettorale. Si unisce a Ed Harris, Julianne Moore e Woody Harrelson, nel ruolo di Nicolle Wallace, consigliera elettorale di McCain (Ed Harris). Il film si basa sul bestseller dallo stesso titolo di John Heilemann e Mark Halperin. Jay Roach dirige la sceneggiatura di Danny Strong; Tom Hanks e Gary Goetzman sono i produttori esecutivi.

Sulle scene la Paulson ha di recente recitato con Bobby Cannavale The Gingerbread House al Rattlestick Playwrights Theater. In questo lavoro Brian (Cannavale) e Stacey (Paulson) desiderano una vita migliore, la vita che meritano, ma quello che vogliono fare per ottenerla distruggerà la loro famiglia e li annienterà.

L’interpretazione per cui la Paulson è stata candidata al Golden Globe è quella in Studio 60 on the Sunset Strip (2006 – 2007) di Aaron Sorkin, nel quale era insieme a Matthew Perry, Amanda Peet, Bradley Whitford e Steven Weber. In questa commedia drammatica NBC, la Paulson interpretava Harriet Hayes, l’attrice di maggior talento in una discutibile serie comica di terza serata, che ha anche una complicata relazione con il produttore esecutivo dello spettacolo.

I principali crediti televisivi della Paulson comprendono anche: il ruolo principale in Leap of Faith (2002); il ruolo del capo procuratore distrettuale aggiunto Lisa Patterson in The D. A. (2004); Deadwood (2005); Path to War (2002) con Alec Baldwin e Donald Sutherland; Jack & Jill (1999-2001); il telefilm The Long Way Home (1998) con Jack Lemmon; Shaughnessy (1996); la serie American Gothic 1995-96) con Gary Cole; lo speciale in due parti Cracker (1997).

La Paulson è una veterana dello schermo. Ha debuttato in Levitation (1997), progetto indipendente prodotto da Strong Pictures e diretto da Scott Goldstein. Tra gli altri film, è stata in: La scandalosa vita di Bettie Page (The Notorious Bettie Page, 2005); Abbasso l’amore (Down with Love, 2003) con Renée Zellweger, Ewan McGregor e David Hyde Pierce; What Women Want (2000) con Mel Gibson e Helen Hunt; Un amore Speciale (The Other Sister, 1999) diretto da Gary Marshall, con Diane Keaton e Juliette Lewis; Swimmers (2005), diretto da Doug Sadler; Diggers (2006), diretto da Katherine Dieckmann.

Sulle scene, la Paulson ha recitato, nella parte di Varja, con Alfred Molina e Annette Benning in Il Giardino dei ciliegi al Mark Taper Forum. È stata Laura Wingfield in Lo Zoo di vetro di Tennessee Williams, con Jessica Lange; e al Barrimore Theatre in The Sisters Rosensweig, Tony Award di Wendy Wasserstein. Altri suoi crediti teatrali comprendono: la produzione Off-Broadway di Killer Joe di Tracy Lett, con Scott Glenn e Amanda Plummer; e Talking Pictures di Horton Foote al Signature Theatre.

Sarah Paulson vive a New York.

 

 

 

IL CAST TECNICO

 

SEAN DURKIN (Regia e sceneggitaura). Il suo corto più recente, Mary Last Seen (2010), ha esordito al Sundance Film Festival nel 2010 e ha avuto la prima europea alla Quinzaine des Réalizateurs  del Festival di Cannes 2010, vincendo il Prix SRF (Sociétè des Réalisateurs de Films) per il Miglior Cortometraggio, e andando poi sugli schermi al New York Film Festival e a Londra.

Cofondatore di Borderline Films, società di produzione con sede a New York City, Durkin ha prodotto tre film, compreso l’applaudito Afterschool (2008) con il suo collega di Borderline Antonio Campos, per il quale Sean è stato candidato all’Independent Spirit Award 2009 per la Migliore Prima Produzione. Afterschool ha esordito al Festival di Cannes 2008 e ha partecipato a molti festival in diverse parti del mondo, compresi quelli di New York, Berlino e dell’American Film Institute. Afterschool è stato candidato a due Premi Gotham e è uscito sugli schermi a ottobre 2009. Di recente Sean è stato produttore esecutivo di Two Gates of Sleep, diretto da Alistair Banks Griffin, che ha esordito nella Quinzaine des Réalizateurs del Festival di Cannes 2010 e è stato distribuito all’inizio dell’anno da Factory 25. Sean ha prodotto Simon Killer, diretto da Antonio Campos, che sarà sugli schermi prossimamente.

 

JOSH MOND (Produttore) ha prodotto finora tre lungometraggi. Tra gli altri suoi crediti figura l’acclamato Afterschool, diretto da Antonio Campos e per il quale Josh è stato candidato all’Independent Spirit Award 2009 per il Miglior Film.  Afterschool ha esordito al Festival di Cannes 2008 e è stato proiettato in molti festival in diverse parti del mondo, compresi quelli di New York, Berlino, Londra e dell’American Film Institute. Afterschool è stato candidato a due Premi Gotham e è uscito sugli schermi a ottobre 2009. Josh ha anche prodotto Two Gates of Sleep, diretto da Alistair Banks Griffin, che ha esordito nella Quinzaine des Réalizateurs del Festival di Cannes 2010. Il film ha vinto anche il premio più importante al Festival di Copenhagen e è stato distribuito di recente da Factory 25.

I prossimi crediti comprendono il film diretto da Antonio Campos, attualmente in post produzione, Simon Killer, girato a Parigi e dintorni.

Mond ha prodotto e diretto diversi video musicali e commerciali per clienti diversi quali Island Def Jam, Atlantic Records, Sony Records, Foot Locker, Citybank, Bloomigdales, MTVU, e Ebay. Tra i suoi crediti direttoriali degni di nota è l’applaudito video per la Parata del Primo Maggio, Kids in Love, proiettato al South by Southwest Festival (SXSW) 2011 e definito da MTV uno dei migliori video dell’anno. Tra i corti prodotti da Mond: Mary Last Seen (2010), che ha esordito al Sundance Film Festival nel 2010 e ha avuto la prima europea alla Quinzaine des Réalizateurs del Festival di Cannes 2010; The Last Fifteen, in competizione a Cannes nel 2007 e selezione ufficiale New Directors/New Films 2007.

 

Laureato alla Tisch School of the Arts dell’Università di New York, al First Run Film Festival dell’Università nel 2006 ha ricevuto il premio di Encomio per le realizzazioni nei Video musicali. Mond ha anche beneficiato nel 2010 di una borsa Annemberg Film Fellow del Sundance Producers’ Lab.

 

ANTONIO CAMPOS (Produttore) è attualmente nella fase di post produzione del suo secondo film, Simon Killer. Campos ha scritto e diretto Afterschool (2008), per il quale è stato candidato per la Migliore Opera prima all’Independent Spirit Award 2009. Afterschool ha esordito al Festival di Cannes 2008 e ha partecipato a molti festival in diverse parti del mondo, compresi quelli di New York, Berlino e dell’American Film Institute. Afterschool è stato candidato a due Premi Gotham e è uscito sugli schermi a ottobre 2009. Antonio ha scritto la sceneggiatura del film nel 2006, ospite della prestigiosa Cannes Residence.

Nel 2009 è stato nominato da Variety uno dei “10 Maggiori registi da tenere d’occhio”. The Last Fifteen è stato in competizione a Cannes nel 2007 e al New Directors/New Films 2007. Nel giugno 2006 Campos è stato designato come numero 6 nell’articolo “25 Volti nuovi del Film” apparso su Filmmaker Magazine. Nel 2005, il suo corto Buy it Now è stato scelto per la prima mondiale al Festival di Cannes, dove ha vinto il Primo premio nella sezione Cinéfondation. Elogiato dalla critica, ha ricevuto il Premio del Pubblico al Festival Cinevegas 2005.

Campos è stato produttore esecutivo di Two Gates of Sleep (2010)(Quinzaine des Réalizateurs 2010) e del corto Mary Last Seen, che ha esordito al Sundance Film Festival 2010 e ha avuto la prima europea alla Quinzaine des Réalizateurs del Festival di Cannes 2010, vincendo il Prix SRF (Sociétè des Réalisateurs de Films) per il Miglior Cortometraggio. Antonio è anche cofondatore di Borderline Films.

 

CHRIS MAYBACH (Produttore) ha un’esperienza ventennale nel mondo del cinema come montatore, regista e produttore. Nato a San Francisco, Maybach si è laureato all’Università di California -Berkeley, chimico specializzato che pensava alla viticoltura. Dopo aver realizzato un corto, Premio Eisner dell’Università di California -Berkeley, decise di frequentare una scuola di cinematografia a Londra. Maybach rimase in Inghilterra a lavorare a Full Metal Jacket (1987) di Stanley Kubrik. Tornò quindi in California, lavorando come montatore per registi quali, tra gli altri, Alex Cox, Francis Coppola, Sydney Pollack e Taylor Hackford. Maybach ha montato numerosi film e video musicali, tra cui China Lake (1989), premiato come Miglior Film al Festival di Mannheim. Dopo aver montato House Party 4: Down to the Last Minute (2001), decise di produrre da sé il proprio materiale.

Maybach ha diretto e prodotto Art City (1996 – 2002), serie di documentari in tre parti sul mondo artistico americano contemporaneo. I film sono stati presentati nel 2002 alla National Gallery di Washington e sono andati in onda nel 2005 sulla PBS. Nel 2005 Maybach ha prodotto e diretto per il Museo d’Arte moderna di San Francisco un film documentario sull’artista minimalista Richard Tuttle (Richard Tuttle: Never Not an Artist), che è stato proiettato in dozzine di Festival internazionali, trasmesso da PBS, e ha accompagnato per due anni la retrospettiva itinerante di Tuttle.

Maybach Cunningham è la Società di produzione di Maybach con sede alla Paramount Pictures.

 

PATRICK CUNNINGHAM (Produttore), vincitore del Premio Sundance, ha lasciato il settore degli investimenti per lavorare nell’industria pubblicitaria. La breve sosta a Madison Avenue ha portato  Cunningham a conoscere il mondo dello spettacolo. Cominciando come Direttore del Casting, Cunningham ha lavorato a circa 40 film prima di diventare produttore di film indipendenti. Tra i suoi primi crediti da produttore: The Woman in the Moon (1996) con Maria de Medieros e Portia de Rossi; Never Met Picasso (1996), con Margot Kidder e Alexis Arquette; e il documentario Art City (2002), che mostra artisti contemporanei nei loro ambienti di lavoro.

Cunningham ha organizzato seminari in diverse parti del mondo, dalla Giamaica alla Russia. È stato decisivo, come consulente, nell’acquisizione da 300 milioni di dollari di Live Entertainment (allora Artisan Entertainment). Cunningham e il suo partner Chris Maybach  negli ultimi dieci anni hanno fatto base alla Paramount Pictures. Cunningham è beneficiario di una sovvenzione del National Endowment of the Arts, e ha vinto più di una dozzina di Gran Premi in Giappone, Spagna, Germania, Stati Uniti, ecc. La sua Società, Maybach Cunningham ha in questo momento due progetti in preproduzione e tre in evoluzione.

 

TED HOPE (Produttore esecutivo) è cofondatore di Good Machine, This is That e, di recente, di Double Hope Films. Ha prodotto oltre sessanta film, compresi tre vincitori del Gran Premio Sundance e le opere prime di Alan Ball, Michael Gondry, Hal Hartley, Nicole Holofeener e Ang Lee. Ha aperto insieme a altri il sito di recensioni dei film indipendenti www.hammertonail.com e il suo Blog, Hope For Film, è stato rilevato di recente da IndieWIRE, La produzione recente di Ted, Super (2010), scritto e diretto da James Gunn, con Rainn Wilson, Ellen Page, Liv Tyler e Kevin Bacon, è stato il più venduto al Festival di Toronto 2010.

Collaborator (2011), scritto, diretto e interpretato da Martin Donovan, con David Morse e Olivia Williams, ha esordito quest’anno al Festival di Karlovy Vary, dove ha ottenuto il Premio per il Migliore Attore a David Morse, e a Venezia il Premio Fipresci per la Regia a Donovan. Dark Horse, scritto e diretto da Todd Solondz, con Jordan Gelber, Selma Blair, Justin Bartha. Mia Farrow e Christopher Walken, ha esordito quest’anno, candidato al Leone d’oro, al Festival di Venezia.

 

MATT PALMIERI (Produttore esecutivo), proprietario della FilmHaven Entertainment, è produttore, regista e sceneggiatore, e investitore privato nel ramo cinematografico. Palmieri ha iniziato la carriera nel cinema come esecutivo superiore di Produzione e Creazione alle dipendenze di Alan Ladd Jr. alla Metro Goldwin Mayer, dove ha preso parte a sviluppo, produzione, acquisizione, finanziamento, marketing e distribuzione di oltre settantacinque film importanti, compresi Thelma & Louise (1991); La casa Russia (The Russia House, 1990); e Benny & Joon (1993). Lasciata la MGM, Palmieri è stato candidato a un Oscar e ha vinto diversi premi per avere diretto, prodotto e co-sceneggiato il corto d’azione di 20 minuti Cruise Control (1992), con Sean Penn, Dean Stanton e Max Perlich.

È stato produttore esecutivo di Darfur Now (2007), con George Clooney e Don Cheadle, e ha prodotto e finanziato Simon Killer di Antonio Campos. Al presente sta sviluppando e producendo una serie di altri progetti, tra cui Remembering Laughter di Wallace Stegner, e  Deer Park Boy, adattamento di Loan Didion da Il parco dei cervi di Norman Mailer. Prima di andare alla MGM, Palmieri aveva frequentato la Phillips Academy Andover e l’Università Stanford. Dopo Stanford ha lavorato come Consulente gestionale per a New York, Milano, Londra e Stoccolma, specializzandosi in media e finanza. Lasciò McKinsey & Company per iscriversi alla Harvard Business School, dove fece apprendistato con il leggendario finanziere texano Richard Rainwater nel ramo degli investimenti in partecipazioni private. Palmieri risiede tra Malibu, in California, e New York.

 

SAEROM KIM (Produttore esecutivo) è appassionata di cinema sin dalla tenera età, e dopo essersi laureata in Medicina dello Sport si è trasferita a Los Angeles da Seul per intraprendere la carriera nei rapporti cinematografici internazionali. Con la sua vasta rete di relazioni con produttori europei e coreani e l’accesso alla comunità creativa internazionale, Kim è focalizzata sul mantenere vive le partnership di Maybach Cunningham Productions e identificarne future. Ha una vasta conoscenza dell’industria cinematografica, comprese produzione, distribuzione e finanza, cosa che le è di grande aiuto nell’individuazione e lo sviluppo di futuri progetti e collaborazioni.

 

SAEMI KIM (Produttore esecutivo), dopo essersi laureata in Scienze dei Computer si è trasferita a Los Angeles da Seul per intraprendere la carriera nell’industria del cinema. È concentrata sugli aspetti finanziari dello sviluppo dei progetti cinematografici. I suoi compiti alla Maybach Cunningham comprendono l’esame delle sceneggiature e l’identificazione di progetti aderenti alle idee della società. L’abilità di Kim nell’identificare tendenze internazionali è prova di un’ottica eccezionale, nonché un valida acquisto per la squadra Maybach Cunningham.

 

ALEXANDER SCHEPSMAN (Produttore esecutivo) si è laureato in Film e Televisione nel 2008 alla Tisch School dell’Università di New York. Stroll (2010), corto scritto e diretto da lui, è stato proiettato in molti festival in diversi Paesi. È stato premiato come Miglior Cortometraggio di uno Studente alla “Vetrina dei cineasti emergenti” del Padiglione Americano del Festival di Cannes 2010; al First Run Film Festival dell’Università di New York il film ha avuto anche i premi per la Regia e per il Protagonista, Bill Cobbs.

Schepsman ha incontrato Sean Durkin e Borderline Films quando, nel 2008, era in stage al Festival di Cannes. In seguito ha lavorato al corto di Durkin Mary Last Seen (2010), precursore di LA FUGA DI MARTHA. Dopo aver lavorato insieme su diversi progetti minori, Alexander è entrato nel gruppo di produzione di LA FUGA DI MARTHA per aiutare a raccogliere finanziamenti e coordinare la produzione sul set. Alexander vive e lavora a Venice, California. È impegnato sullo sviluppo di diversi film, compreso quello che sarà il suo esordio da regista, per la sua società di produzione e finanziamento cinematografici, NoMoore Productions.

 

ANDREW D. CORKIN (Coproduttore) ha studiato Produzione cinematografica e televisiva, alla Tisch School of the Arts dell’Università di New York, diplomandosi con lode. Ancora all’università, Corkin ha prodotto numerosi progetti, sia scolastici che professionali -da cortometraggi e video musicali a commerciali e lungometraggi. Il suo lavoro ha ottenuto diversi premi negli USA e all’estero, figurando anche nelle selezioni ufficiali di importanti festival, compresi Cannes, Sundance e Berlino.

Nel 2007 Corkin ha prodotto in associazione con BorderlineAfterschool, che ha esordito al Festival di Cannes 2008 nella sezione Un certain regard, e è stato candidato al Premio Independent Spirit 2009 per la Migliore Opera prima. Afterschool è uscito nelle sale nell’autunno 2009. Corkin ha seguitato a lavorare con Borderline Films, co-producendo il loro corto sperimentale Mary Last Seen, che ha esordito in gara al Sundance Film Festival 2010 e al Festival di Cannes 2010, vincendo il Prix SRF (Sociétè des Réalisateurs de Films) per il Miglior Cortometraggio.

Oltre alla sua attività per il cinema, Corkin ha prodotto campagne pubblicitarie per Bloomingdales e per Steven Alan, e anche video musicali per Disney/Buena Vista, Doghouse Records, Universal e Island/Def Jam; ha prodotto la serie di documentari di Discovery ChannelFlipped: A Monster Tells All, in cui si presentano le storie di ex membri del crimine organizzato che raccontano le proprie vite fuori dalla protezione testimoni. La serie è andata in onda dall’inizio del 2010.

Corkin è stato Produttore esecutivo del thriller psicologico Fall, interpretato da Mary Elizabeth Mastrantonio, sviluppato con la LA Byrinth Theater Company. Andrew sta ora lavorando in Finlandia con Bronson Club alla co-produzione del loro primo film in inglese Love & Other Troubles, con Emilie de Ravin.

Corkin ha fondato nel 2008 una società propria, Uncorked Productions con sede a New York, che ambisce a creare progetti che colmino la distanza tra il successo di critica e quello finanziario, cercando progetti meditati e stimolanti che offrano vantaggi di competitività sul mercato.

 

JODY LEE LIPES (Fotografia) abita a New York City. Il suo primo lungometraggio a soggetto, Confederacy, è stato selezionato per il Sundance Screenwriters Lab 2011.

Progetti precedenti comprendono: NY Export: Opus Jazz (2010), adattamento sceneggiato da un balletto di Jerome Robins, che ha vinto il Premio del Pubblico al South by Southwest Music Festival (SXSW) 2010, che ha avuto una distribuzione limitata e è stato trasmesso da PBS e BBC; il documentario Brock Enright: Good Time Will Never Be the Same (2009), che segue un artista emergente che crea un’esibizione solista in una nota galleria di New York. Dopo il debutto al SXSW 2009, Brock è stato distribuito nelle sale da Factory 25 nel 2010.

Jody ha accumulato crediti come Direttore della fotografia con: Tiny Furniture (2010) (vincitore del SXSW 2010, candidato al Premio Independent Spirit 2011 per la Migliore fotografia); Two Gates of Sleep (Cannes 2010); AfterSchool (Cannes 2008); e Wild Combination: A Portrait of Arthur Russell (Berlino 2008).

Attualmente impegnato nelle riprese degli episodi di Girls per HBO, Jody è stato di recente designato da Variety come uno dei “10 fotografi da tenere d’occhio 2011”.

 

ZAC STUART-PONTIER (Montaggio), scelto da Filmmaker Magazine tra i “25 Volti nuovi del Film del 2010”, è montatore e co-produttore di Catfish (2010), diretto da Ariel Schulman e Henry Joost e prodotto da Andrew Jarecki, Marc Smerling e Brett Ratner, distribuito nell’autunno 2010 da Universal Studios. Laureato nel 2006 alla Tisch School of the Arts dell’Università di New York, Stuart-Pontier è montatore e co-produttore di Beautiful Darling (2010), diretto da James Rasin, che ha debuttato alla Berlinale 2010 e è stato distribuito all’inizio del 2011 da Corinth Films.

Altri lavori di montaggio comprendono: NY Export: Opus Jazz, adattamento sceneggiato da un balletto del 1959 di Jerome Robins, diretto da Henry Joost e Jody Lee Lipes, che è stato trasmesso all’interno della serie PBSGreat Performances a marzo 2010, e ha vinto il Premio del Pubblico al South by Southwest Music Festival (SXSW) 2010. Stuart-Pontier ha anche funto da aiuto regista e montatore aggiunto nel film di Antonio Campos Afterschool (2008). Ha montato anche molti corti, video musicali e spot pubblicitari, per Citybank, Sperry, Nike, Shins,  Miss Elliot, ecc. Vive a New York City, e ha una rubrica bisettimanale sul giornale della sua cittadina d’origine, Narrowsburg, nello Stato di New York.

 

CHAD KEITH (Direttore di produzione) infonde innovazione nella funzione. Il suo film recente, Take Shelter, diretto da Jack Nichols, era nella selezione ufficiale di Cannes 2011. Take Shelter ha anche debuttato al Sundance 2011, insieme a altri due film di cui Keith era direttore di produzione: On the Ice, di Andrew MacLean; e Restless City di Andrew Dosunmu. Nel 2009 il suo lavoro si vedeva in Splinterheads del regista Brant Sersen, selezione ufficiale al SXSW. Nel 2008 Keith è stato Direttore di produzione di Goodbye Solo, che è stato nella selezione ufficiale del Festival di Toronto 2009, e ha vinto il premio Fipresci a Venezia. Ha anche lavorato per il corto Plastic Bag, entrato nelle selezioni ufficiali 2009 dei Festival di Venezia e di New York.

 

DAVID TABBERT (Costumi), stilista americano che ha lavorato in film, stampa, video musicali. I suoi crediti di costumista comprendono I Sell the Dead (2008) e, più di recente, la commedia romantica Excuse Me For Living, (2011). Come stilista di moda ha collaborato con fotografi in pubblicazioni quali The Advocate, Under the Radar e Tetù Magazine. Ha vestito celebrità quali Jean Jett, Aziz Ansari e Lance Bass. Ha disegnato i costumi per video musicali di diversi artisti, tra cui: Boys Like Girls; AFI and Panic!; At The Disco. Recentemente è stato costumista per esercitazioni di combattimento simulato della Guardia nazionale degli Stati Uniti, il che gli ha fruttato un articolo sul New York Times. Attualmente è impegnato nella produzione della commedia Passing Harold Blumenthal, con Brian Cox e Laila Robbins.

 

SAUNDER JURRIAANS e DANNY BENSI (Musiche), entrambi poli-strumentisti di formazione classica. Hanno iniziato la loro carriera di compositori ci colonne musicali in Two Gates of Sleep, diretto da Alistair Banks Griffin, (Quinzaine des Réalizateurs, Cannes 2010), e hanno proseguito musicando diversi film, tra cui Play, di Ruben Ostlund (Quinzaine des Réalizateurs, Cannes 2011).

Recentemente Jurriaans e Bensi hanno avuto l’onore di comporre un lavoro per l’American Ballet Theater, eseguito all’International Eric Bruhn Competition di Toronto. Tra gli altri progetti, un film editoriale per la rivista Vogue. Il loro gruppo, Priestbird (Kemado Records), ha all’attivo 5 album e ha fatto frequenti tournée in USA e all’estero.

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