23 maggio Men In Black 3 in 3D Tutte le curiosità

Note di produzione

 

In Men in Black™ 3, gli Agenti J (Will Smith) e K (Tommy Lee Jones) sono tornati… giusto in tempo. Durante i suoi 15 anni di carriera con i “Men in Black”, J è stato testimone di eventi inverosimili ma nulla, neanche gli alieni, lo preoccupano più del suo partner, diventato reticente e scontroso. Quando la vita di K ed il destino del pianeta sono in grave pericolo, J dovrà viaggiare a ritroso nel tempo per rettificare le cose. Scopre così che K non lo aveva messo a conoscenza di alcuni segreti dell’universo – segreti che si sveleranno uno ad uno, mentre lui stesso si allea con il Giovane Agente K (Josh Brolin) per salvare il partner, l’agenzia e il futuro dell’umanità. La Columbia Pictures presenta in associazione con Hemisphere Media Capital una produzione Amblin Entertainment in associazione con Parkes+MacDonald Image Nation, un film di Barry Sonnenfeld, Men In Black™ 3. Protagonisti del film Will Smith, Tommy Lee Jones, Josh Brolin, Jemaine Clement, Michael Stuhlbarg, ed Emma Thompson. Diretto da Barry Sonnenfeld, il film è prodotto da Walter F. Parkes e Laurie MacDonald, sceneggiato da Etan Cohen. Basato sul cartone Malibu Comic di Lowell Cunningham, i produttori esecutivi sono Steven Spielberg e G. Mac Brown; direttore della fotografia Bill Pope, ASC; scenografo Bo Welch; montaggio di Don Zimmerman, A.C.E; musiche di Danny Elfman, costumista Mary Vogt. Gli effetti speciali degli alieni sono di Rick Baker, e Ken Ralston e Jay Redd sono responsabili degli effetti visivi. Effetti visivi speciali per la Sony Pictures Imageworks Inc. Il nuovo singolo “Back In Time” è interpretato da Pitbull. 3

 

 

 

IL FILM

 

“Il franchise Men in Black mette a fuoco il rapporto tra l’Agente J e l’Agente K”, racconta Will Smith, tornato nei panni di uno dei suoi ruoli preferiti, quello dell’Agente J, per la Columbia Pictures in Men in Black 3. “E questo episodio conferma questa relazione. È centrato sulla forza e l’origine della loro amicizia. Di fatto, è un’idea che avevamo già in mente da anni – la storia era nata addirittura prima di MIB2 – ma necessitava di tempo per maturare. Per poter raccontare questa storia, abbiamo dovuto portare l’intera trama ad un livello superiore, e l’unico modo per fare questo è stato andare più a fondo: più a fondo nei personaggi e più a fondo nelle rivelazioni che si sarebbero eventualmente svelate nell’arco della trama stessa”. “In entrambi gli episodi precedenti, la relazione tra J e K è sempre stata affettuosa e conflittuale allo stesso tempo”, racconta Tommy Lee Jones, che ancora una volta veste i panni dell’Agente K. Sono già trascorsi dieci anni da quando gli agenti dell’agenzia speciale “Men in Black” hanno protetto la Terra per l’ultima volta dalla feccia dell’universo e da allora si è molto parlato dell’idea di un terzo episodio della saga. A detta di Smith, però, è sempre stato un fatto certo, “Finalmente siamo arrivati a mettere insieme una storia fresca e coinvolgente che conducesse gli spettatori ad un luogo e un tempo mai visti prima in questo franchise”. Will Smith era emozionato a rimettersi nuovamente il completo nero e gli occhiali da sole. L’Agente J è uno dei suoi personaggi preferiti e nell’attesa di girare, ha iniziato subito a rimettersi i panni del caso. “Il completo nero non si batte”, racconta. “Ha un tale immaginario. Appena re-indossato, insieme agli occhiali, si rientra subito nel mondo dei Men in Black. È come uno di quei sogni da bambino: si diventa supereroi in un attimo e si viene a conoscenza di tutti i segreti dell’umanità, facendo il mestiere più importante del mondo. Appena rimetto quell’abito, torno ad essere un bambino di sette anni”. Anche Tommy Lee Jones era ugualmente emozionato all’idea di tornare nei panni del burbero Agente K: “Quando si lavora con Will Smith, è sempre una giornata di grande allegria. Quando poi, oltre a Will, c’è Barry è ancora più piacevole. Sono persone fantastiche. È meraviglioso lavorare con loro”. La trama di Men In Black 3 riporta i filmmaker alle origini della saga, alle origini dei personaggi e alle origini del loro rapporto, in modo da mettere a fuoco gli elementi chiave che li hanno tenuti vicini e lontani allo stesso tempo per ben 15 anni. Questa volta, quindi, la storia è centrata sul bisogno di risolvere un conflitto implicito già nella trama di base della serie. E la risposta sta nel mandare l’Agente J a ritroso… nel tempo. “Volevamo un film che fosse familiare ma allo stesso tempo diverso”, racconta Barry Sonnenfeld, che ha diretto i tre episodi di Men In Black. “Quello che riconosciamo subito sono i personaggi e le premesse di Men In Black”. Volevamo portare Will Smith e Tommy Lee Jones, ancora una volta, insieme sul grande schermo, ma volevamo anche qualcosa di nuovo e originale, che coinvolgesse anche un viaggio nel tempo”. “All’inizio del film, J e K sono ancora partner – eppure malgrado i tanti anni di lavoro comune, non possono dire di conoscersi”, racconta il produttore Walter F. Parkes. “Infatti, all’inizio della storia, il personaggio di Zed è morto da poco e K ne fa un elogio che però non fornisce alcuna ulteriore informazione sullo scomparso, pur essendo stati amici per 45 anni. E così J si ritrova a pensare, ‘Dopo tutti questi anni, cosa so veramente dell’uomo che mi lavora 4 accanto?’ È questa la base dell’intera trama e coincide inoltre con la fuga dell’alieno Boris l’Animale che K era riuscito ad arrestare 40 anni prima nel 1969 – e sembra essere tornato per vendicarsi proprio contro K”. Una vera e propria vendetta, infatti: Boris torna indietro nel tempo nel 1969 e uccide K. Nel 2012, però, nessuno ha alcuna cognizione del fatto che K era stato ucciso nel 1969. Nessuno, eccetto J, che non capisce cosa stia succedendo al suo partner. Per salvarlo, J segue Boris a ritroso nel tempo – e in questo modo impara a conoscere qualcosa in più di lui. “J capisce da subito che salvare K è un’ottima opportunità per conoscerne i segreti gelosamente custoditi negli anni. Spera così di capire perché K sia sempre così scontroso e riservato”, racconta Sonnenfeld. “E finisce con lo scoprire che il Giovane Agente K è aperto, socievole e affabile”. L’Agente K nel 1969 viene interpretato da Josh Brolin, che riesce a riprodurre i manierismi e le affettazioni di Jones in modo sottile e intelligente, rendendoli propri. “Abbiamo girato in sequenza. Tommy ha interpretato K nel primo atto, poi arriva Josh per il secondo atto e la maggior parte del terzo, e infine siamo tornati a lavorare con Tommy”, racconta il regista. “La cosa incredibile è che pensavo di dirigere un unico attore. Le interpretazioni sono così coerenti che era difficile capire dove finisse Tommy Lee Jones e cominciasse Josh Brolin. Non mi sembrava che Tommy o Josh interpretassero due Agenti K, uno giovane ed uno anziano. Entrambi erano l’Agente K – e basta”. “Ho visto il film circa 45 o 50 volte – non esagero”, racconta Brolin. “Sono un grande fan della chimica tra Tommy e Will. La voce di Tommy ha una tonalità molto precisa. E peraltro è molto diversa dalla sua vera tonalità. Lo ascoltavo riascoltavo, fino a quando non cominciavo a sognarlo. Non so se sono riuscito a rendergli giustizia, ma i miei amici iniziavano a dire che la mia voce sembrava la sua, come pure le mie movenze. Andavamo a cena, e mi sentivo dire ‘Stai ordinando come farebbe Tommy’”. Naturalmente, nonostante questo film esplori le relazioni tra i due protagonisti, non è mai pesante o drammatico. È pur sempre un Men In Black ed era chiaro che ci sarebbero stati alieni come Rick Baker, gingilli formidabili e grandi risate. Nell’insieme uno stile irresistibile, che non ricorda quello di nessun altro film. Sonnenfeld spiega qual’è la chiave del mood del film: l’unico modo per dare vera comicità alla storia era interpretarla con la massima serietà. “Volevo che le situazioni fossero divertenti ma le interpretazioni realistiche. Non volevo che gli attori cercassero di essere comici”, spiega. “Non voglio che il compositore delle musiche pensi che stiamo girando una ‘commedia’, perché altrimenti la musica sarà da commedia. Non voglio neanche che il direttore della fotografia o il tecnico in fase di sviluppo pellicola pensi che sia una commedia, perché altrimenti la luce sarà troppo brillante. Se si riesce ad apportare alla situazione, per quanto assurda, qualcosa di veritiero, allora la commedia sarà spettacolare”. La squadra dietro le quinte include il vincitore di ben 5 premi Oscar® (compreso uno per il suo lavoro in Men In Black) Rick Baker, autore degli alieni, il vincitore di altrettanti 5 Oscar® Ken Ralston e Jay Redd responsabili degli effetti visivi; il direttore della fotografia Bill Pope, che ha curato franchise come Matrix e Spider-Man™ 2 e 3; lo scenografo Bo Welch, che ha ideato non solo il mondo futuristico di Men In Black nel 2012 ma quello retrò del 1969; il montatore Don Zimmerman; il compositore musicale Danny Elfman, e la costumista Mary Vogt, ideatrice degli ormai iconici completi neri di Smith e Jones. 5 Secondo Parkes, è stato Baker a pensare di volersi divertire un po’ con i disegni dei suoi alieni. “Un giorno è arrivato al lavoro, e ha detto: ‘Che ne dite se gli alieni del ‘69 fossero alieni anni ’60, retro-futuristici che riflettono la nostra memoria collettiva dell’epoca con un approccio semplicistico alla fantascienza?’ Era un’idea affascinante. E tutti hanno dato l’ok”. “Gli alieni portano in sé un certo mood, un meraviglioso senso dell’umorismo, ed una certa inventiva che si presta perfettamente a questo mondo”, racconta Smith. Il film richiedeva che Baker e Ralston, ognuno una leggenda nel proprio mestiere – il primo per il trucco, il secondo per gli effetti visivi – si coordinassero continuamente. I due inoltre si conoscono da quando erano adolescenti. “Ero emozionato all’idea di lavorare nuovamente con Ken”, racconta Baker. “Ho pensato che avremmo potuto combinare le nostre tecniche”. Conoscendosi così bene, Baker e Ralston potevano capire se e quando sarebbe stato utile utilizzare trucco, animatronica o computer grafica per trovare la soluzione migliore ad ogni necessità scenica, a seconda della situazione”. A combinare il tutto è il regista Barry Sonnenfeld. A detta di Josh Brolin, “Sarebbe stato impossibile avere Men In Black senza Barry. È lui ad apportare un preciso stile ed un’energia unica a quello che fa per rendere questo franchise così singolare. Non si sarebbe potuto pensare ad una scelta migliore per questa serie. A guardarlo, mentre dirige, si capisce che ormai gli è entrato nel sangue”. “Barry ha un ottimo senso visivo. Credo sia così perché è stato direttore della fotografia”, racconta Rick Baker. “Credo inoltre che la sua qualità migliore, come regista, sia quello di essere aperto alle idee dei suoi collaboratori. Assume persone in cui crede e di cui conosce il talento – e non manca mai occasione di chiedere loro la propria opinione”. SIG. SMITH E SIG. JONES, VI PRESENTO IL SIG. BROLIN Quando l’Agente J va a indietro nel tempo al 1969, quasi immediatamente entra in contatto con l’uomo che diverrà il suo partner 25 o 30 anni dopo – l’Agente K. I filmmaker hanno chiesto a Josh Brolin di interpretare il ruolo di Jones da giovane. “Molto spesso i produttori dicono ‘Se non avessi trovato quel tale attore non avrei mai saputo a chi dare questo ruolo’. Mai parole furono più veritiere, che per il caso di Josh nel ruolo del giovane Agente K”, racconta il produttore Walter F. Parkes. “A guardare una foto di Tommy Lee Jones nel suo ruolo di guardalinee ad Harvard e a confrontarla con una di Josh Brolin in Milk, coi capelli tagliati stile anni ’70, la somiglianza è incredibile… Sono identici. E non si tratta solo dell’aspetto. Si tratta di come Josh interpreta le espressioni e le movenze di Tommy. Credo che la sua performance sia una delle chicche del film”. “Will e Tommy sono un duo iconico”, racconta Brolin. “Non avrebbero mai potuto funzionare con una ruota di scorta al seguito. Ma quando mi hanno spiegato il mio ruolo all’interno della trama, beh, allora ho pensato ‘Si può fare’, perché era un personaggio che desideravo interpretare”. “È favoloso per me essere parte del film”, prosegue Brolin. “Quando si va al cinema a vedere un film come Men In Black, si pensa ‘Wow, quanto mi piacerebbe essere uno di loro’. Si desidera essere fichi come loro e avere una perfetta chimica con un collega attore. E se poi ti viene addirittura chiesto di farlo, beh… è come vincere alla lotteria. Quando ho indossato il completo nero, mi sembrava tutto surreale – mi sentivo Superman”. 6 Brolin si è avvicinato al ruolo mescolando diverse tecniche di recitazione. “Ho iniziato creandone una caricatura e poi lentamente mi sono avvicinato a quello vero”, racconta Brolin. “Era importante creare un personaggio preciso. Era fondamentale riuscire a diventare Tommy, piuttosto che indossarne le vesti”. “Con i propri personaggi, si crea una certo rapporto che spesso si traduce in tempismo di battuta”, racconta Smith. “Josh aveva studiato il ruolo di Tommy così bene che quando abbiamo girato insieme, non ha mai perso una battuta. La chimica era praticamente identica, la qual cosa è molto difficile”.

 

 

ISTINTI ANIMALI

 

Nel fare il casting per il ruolo del cattivo – e Boris l’Animale è davvero un cattivo – i filmmaker si sono lanciati in avanti e hanno scelto Jemaine Clement, noto per il suo ruolo nella serie HBO “Flight of the Conchords”. Walter F. Parkes, che aveva lavorato con Clement nella commedia Dinner for Schmucks, racconta che Clement ha la fisicità imponente e peculiare adatta al ruolo. “Ciò che mi colpisce di più della sua interpretazione è che riesce ad essere spaventoso, colto, cattivo, divertente e affascinante – il tutto mescolato nel ruolo di Boris”, racconta Sonnenfeld. Come ha fatto? “Beh”, racconta Sonnenfeld “è chiaro che Clement non appartiene al pianeta Terra. Deve per forza essere un alieno, perché nessun essere umano avrebbe potuto sottoporsi a quattro ore di trucco al giorno e restare sempre di buon umore”, ghigna il regista. Com’è stato interpretare il ruolo di Boris l’Animale? “Parliamo di Boris,” spiega Clement, mettendo un punto al suo personaggio. “Lo infastidisce terribilmente essere chiamato l’Animale”. Per il ruolo, Clement ha scelto di usare un inglese pomposo (ispirato a lezioni d’inglese in CD) ed una risata fragorosa. “Nella sceneggiatura, la sua risata risulta orribile, gutturale, così ho cercato di renderlo alla lettera. Uno dei primi essere umani che incontra quando raggiunge il pianeta Terra ride di lui. E la risata è chiaramente un suono che non conosceva – suppongo che i Bogloditi non ridano. Così, per adattarsi agli essere umani, inizia a ridere anche lui, ma il risultato è decisamente… spaventoso”. Ad un punto del film, il Boris del 2012 incontra il Boris del 1969. “È una scena strana”, racconta Clement. “Già è difficile ricordarsi le proprie battute. Figurarsi ricordare le battute di due personaggi nella stessa scena. Inoltre la scena è molto ritmata. Al secondo ciak, dovevo dire la mia battuta prima che la mia risposta registrata partisse. Insomma, si trattava di reagire continuamente a me stesso”. Michael Stuhlbarg interpreta Griffin, con risultati incredibili. Griffin è un alieno nervoso ma con un debole per gli sfigati dell’umanità. Poiché vive nel regno delle infinite possibilità, ha il dono (e la sfortuna) di vedere tutti i punti di vista delle situazioni, e deve cercare di capire quali delle varie possibilità sta vivendo al momento. “Ha il dono di sparire, un po’ come il Coniglio Bianco di Alice, mentre J e K lo inseguono”, racconta Stuhlbarg. “E gli agenti devono capire dove trovarlo grazie a quello che dice prima di sparire. Griffin, quindi, li precede sempre, creando un gioco spassoso”. Griffin parla velocemente – forse anche troppo perché J e K possano afferrare ogni parola. “Barry aveva le idee molto chiare”, racconta l’attore. “Griffin è curioso e allo stesso preoccupato dalla sua stessa situazione. Parla in fretta proprio perché vive attraversando 7 diverse realtà, e deve sempre cercare di ricordare come vanno le cose, in modo che non accadano più”. Emma Thompson completa il cast principale nel ruolo di O, il nuovo capo della agenzia MIB, a sostituire lo scomparso Zed. “L’unica cosa che ha ereditato dalla leadership di Zed è la sua irritabilità”, afferma scherzando. “Credo sia incredibile che una donna possa essere a capo di questa potente organizzazione visto che mette in discussione il nome dell’organizzazione stessa – ‘Men in Black’. Sebbene non credo che ‘People in Black’ potesse funzionare bene”. Thompson racconta che trovare il giusto tono per la sua performance è stato complicato e delicato. “Doveva essere assolutamente serio ma allo stesso tempo divertente, oppure molto emotivo e subito dopo freddo e razionale. Per fortuna, nasco nella commedia, quindi è stato divertente ma sicuramente molto impegnativo”. Nel cast ci sono anche dei camei incredibili, come per esempio Bill Hader, che si trasforma in Andy Warhol in una scena memorabile ambientata nel 1969, quando J e K fanno irruzione nella sua Factory. Come ricorda lui: “Stavamo girando la scena e Barry ha dato lo stop. Non ho resistito. Mi sono girato verso Will Smith e ho urlato, ridendo ‘Hey, amico, sono in un film di Men In Black!’ Will si è girato e ha detto ‘Sì, me ne sono accorto’!” Anche Alice Eve è nel cast nel ruolo dell’Agente O da giovane, che nel 1969 è una giovane collega dei Men in Black destinata ad una grande carriera. Come pure è presente nel film la solista della banda Pussycat Doll, Nicole Scherzinger, che apre il film con grande effetto, portando un regalo in prigione a Boris.

 

 

LA PRODUZIONE

Candidato a ben quattro premi Oscar®, Bo Welch torna sul set del terzo episodio di Men In Black, dopo aver disegnato le scenografie dei primi due. “Il film è ambientato a New York, da sempre considerato il centro dell’universo”, sottolinea con un occhiolino. “E così, ne abbiamo fatto il centro di un universo maggiore, dove gli alieni arrivano e partono, migrando attraverso le galassie”. E perché no? “New York ha una tale energia da permettere agli alieni di sentirsi a casa”, afferma Sonnenfeld. “Ad oggi, quando attraverso Times Square e osservo la gente per strada, penso ‘Mmm… quello lì non è un essere umano. Deve essere per forza un alieno…’”. I film MIB sono sempre una grande sfida per il dipartimento scenografico. E la sfida sta nello spingere i confini della realtà pur restando nel mondo del possibile. Questa volta, però, la sfida di Welch si svolgeva a due livelli, in quanto si trovava a dover disegnare due mondi – il mondo del 2012 e quello del 1969. Poiché di base si sapeva che il quartier generale dei MIB era rimasto nello stesso posto per oltre 40 anni, Welch ha ricreato questo spazio per le prime scene del primo atto e poi, durante una pausa vacanza, ha rivestito l’intero set per il 1969. “Abbiamo rivestito ogni minimo centimetro quadrato degli interni”, rivela. Quando gli attori sono tornati dalla pausa vacanza per ricominciare le riprese, sono rimasti esterrefatti. “Sono entrato nel quartier generale del 1969 ed era come se ci fosse stata una polverina magica”, racconta Smith. “Bo ha ricreato la medesima quintessenza del look della location, ma ambientata nel 1969. Sono fortunato ad aver lavorato con lui”. 8 Tra le chicche del quartier generale anno 1969, ci sono due grandi stanze con un computer Univac ed un neuralizzatore MIB. Nel tentativo di mantenere il mood del film, Welch afferma di non aver mai cercato la risata fine a se stessa. “Non mi piace creare scene che fanno ridere: devono essere divertenti, ma non comiche”, spiega. “Mi sono catapultato nel 1969 e mi sono chiesto ‘Come sarebbe stato allora?’ Senza esagerare, ho preso idee dai materiali di allora e bisogna ammettere che il 1969 offre una vasta gamma di prodotti e oggetti per creare gli attrezzi di scena, le scene stesse, le armi e i veicoli”. Il momento che ha richiesto maggiore attenzione da parte di Welch e lo ha portato a collaborare a stretto contatto con il responsabile effetti speciali, è stato il lancio dell’Apollo 11 sulla luna il 16 luglio, 1969. “Vedo molti film dove le esplosioni e gli effetti speciali sono chiaramente digitalizzati, come i videogiochi”, racconta. “Per me, gli effetti speciali migliori sono quelli che non sembrano neanche effetti speciali. E Ken è proprio bravo a realizzarli. I suoi effetti sembrano veri. Osserva il mio girato e poi lavorando a stretto contatto con Bill Pope, il direttore della fotografia, e Bo, si collabora tutti insieme, come una squadra che insegue un unico punto di visto”. Welch e l’attrezzista Doug Harlocker hanno fatto grandi ricerche sulla Factory di Andy Warhol. “Bo ha scoperto che Warhol metteva molto alluminio nel suo laboratorio, così lo abbiamo fatto anche noi”, racconta Harlocker, l’attrezzista che ha ricreato molto dell’estetica pop art dell’epoca. “Creavano interessanti buffet che erano più arte che cibo e così abbiamo scolpito un grande cinghiale e lo abbiamo messo su un letto di mele, come se la frutta sanguinasse”, racconta. Per ricreare New York 1969, il regista ha fatto affidamento sull’esperienza di Welch e Ralston. “New York è cambiata tanto in questi ultimi 40 anni”, spiega Welch. “Abbiamo scelto i nostri esterni con cura e poi ricreato gli spazi con rivestimenti e segnali stradali”. È stato anche ricreato lo Shea Stadium che all’epoca era all’apice e Harlocker ha dato allo stadio la sua autenticità. “Bandiere, gadget, Cracker Jack (popcorn dolce), bicchieri di carta dell’epoca con cui si dispensava la birra – abbiamo dovuto ricreare ogni cosa. Che fosse prodotto o ritrovato grazie anche ai collezionisti”.

 

 

GLI ALIENI

Gli incredibili alien di Rick Baker (premio Oscar®) sono il cuore pulsante del franchise Men In Black. Non sorprende, quindi, che il leggendario artista ritorni per Men In Black 3. A detta di Baker, lavorare a Men In Black dà enorme soddisfazione perché il film, inevitabilmente, richiede diversi stili: “Alcuni film richiedono solo effetti trucco. E così mi ritrovo a creare gli effetti trucco. Altri film richiedono teste o corpi finti. Per altri ancora costruiamo personaggi in animatronica o marionette. Per Men In Black bisogna fare tutto – anche la computer animation. Abbiamo creato circa cento alieni per questo film ed ognuno di essi potrebbe essere protagonista di una storia a se stante”. Sonnenfeld spiega che la sensibilità creativa di Baker si mescola perfettamente con il tono del film: “Non volevamo alieni ridicoli, assurdi. Se gli alieni devono far ridere, è giusto che venga dal loro umorismo o da un particolare atteggiamento, in modo che il pubblico possa pensare ‘Oh, che cosa interessante!’”. 9 Lo scenografo Bo Welch afferma che prima di finalizzare le sue scenografie, ha studiato attentamente le creazioni di Baker per accertarsi che il tutto si amalgamasse alla perfezione. “Disegna alieni formidabili e lo scopo delle mie scene era enfatizzarli ancora di più”, racconta. “Abbiamo cercato di controllare la gamma dei colori, di modo che le forme e i colori stessi degli alieni potessero avere respiro ed essere apprezzati nella loro intera gloria e splendore, senza interferire eccessivamente”. Per la sequenza ambientata nel 1969, Baker ha voluto che gli alien fossero “retrò”, ossia ispirati ad alieni della fantascienza anni ’60. “La sfida del primo episodio di Men In Black è stata creare alieni che fossero diversi da qualunque alieno visto fino ad allora”. E così Baker ha gettato lì un’idea ai produttori, “Perché non creare alieni già visti questa volta, però in una versione migliorata? Perché non credere che gli alieni visti nei film anni 50 e 60 fossero veri e ispirarsi a loro? L’idea è piaciuta. Inutile a dirsi, è stato divertentissimo creare versioni di mostri ispirati ai classici della fantascienza”. Come disegnare un alieno retrò? “Tanto cervello e vene, e cose del genere… Abbiamo un alieno ispirato ai pesci, chiaramente di origine acquatica. Ho un cameo nel film, dove sono un alieno con un cervello completamente visibile. In confronto, gli alieni per la sequenza ambientata nel 2012 sono molto più patinati e lustrati”. Naturalmente, Baker ha disegnato anche il loro capo, l’antagonista, Boris l’Animale, interpretato da Jemaine Clement. Per l’occasione ha disegnato un costume da ciclista completo di occhialetti che sembrano incassati nella cavità oculare di Boris. “Avevo la possibilità di rendere Jemaine quello che non era: di fatto è un vero e proprio gentiluomo, ma in costume sembra decisamente minaccioso e – mi dicevano le donne sul set – anche sexy”. “Quando sono arrivato, Rick Baker mi ha fatto sedere e mi ha chiesto se fossi claustrofobico”, ricorda Clement ridendo. “Mi ha chiesto una serie di domande. Non so se volesse spaventarmi e ammetto che un pochino mi ha anche spaventato. Mi ha anche raccontato che la maggior parte delle persone che si sottopone ad effetti trucco lo fa una solo volta nella propria carriera”. Ed ha ragione. Il primo giorno al trucco, Clement è stato seduto ben 8 ore a farsi truccare (scesi poi a 3-4 ore al giorno, appena stabilizzato il ritmo). Certo, non si tratta solo di alieni e mostri. Il truccatore Christian Tinsley doveva far sì che Josh Brolin assomigliasse un po’ di più a Tommy Lee Jones: e così all’attore è stato messo un’appendice con la forma del naso di Jones ritrovato negli archivi degli Studios e risalente a 20 anni prima. Inoltre, Baker doveva trasformare Bill Hader in Andy Warhol. “Mi sono davvero divertito con Bill, perché entrambi adoriamo gli stessi generi cinematografici. Ci siamo divertiti un mondo a chiacchierare mentre lo truccavo”, racconta Baker. “Ho anche scoperto che è un mio fan. Quindi sapeva cosa aspettarsi ed è stato molto paziente”. Per Baker lavorare a questo film è stato divertentissimo. “Emma Thompson mi ha raccontato che la cosa che le è piaciuto di più dei primi due episodi di Men In Black è stato che gli alieni non erano necessariamente onnipresenti. Sappiamo che ci sono e che sono sempre in giro. Magari passano accanto a qualcuno in un’inquadratura veloce nel quartier generale, e questo è divertente. Credo sia fantastico aggiungere alieni in alcune scene che il pubblico non noterà fino alla quarta o quinta volta che vede il film. Per esempio, in questo episodio, c’è una scena a Coney Island e sullo sfondo c’è un alieno un po’ matto che gioca a biliardino. Bisogna proprio cercarlo”.

 

LE MACCHINE E LE ARMI

 

“Le macchine di Men In Black sono sempre state fighissime”, racconta Sonnenfeld, sottintendendo che ora si trattava di trovare la macchina giusta per i MIB, datata ’69. La risposta: una Ford Galaxy. “Non solo ha un look iconografico, ma qualunque cosa si chiami Galaxy deve per forza far parte del nostro film”, spiega Sonnenfeld. Welch sottolinea che la macchina era incredibilmente bella. “Abbiamo deciso per la versione a due porte, che secondo me è più bella di quella a quattro. Ha un posteriore fantastico e ogni cosa del modello mi fa pensare ad un viaggio nel tempo”. Certo, non è l’unico modo in cui J e K vanno in giro per New York nel 1969: hanno anche monocicli, per esempio – veicoli ad una ruota con un sedile centrale giroscopico. Il monociclo è l’unico modo per non perdere Boris, che ha il suo veicolo personale. “Volevamo una bicicletta che rispecchiasse la cultura anni 60 della bicicletta, ma che allo stesso tempo si mescolasse bene con la fisicità di Boris stesso. Doveva quindi unire il mostro e la carrozzeria in perfetta armonia”, racconta Welch. La bicicletta è lunga 3 metri, pesa quasi 400 Kg, e raggiunge circa 161 Km/h. “È mezza creatura e mezzo jet”, racconta Harlocker, “un amalgama di diverse tecnologie”. Un altro elemento intrinseco all’universo MIB è la miriade di gadget ed armi usati dagli agenti. E solo ora, nelle scene ambientate nel 1969, riusciamo a vedere alcune delle più vecchie, prototipi di quelli futuri”. Per esempio, il neuralizzatore cancella-memoria è ormai un’arma blanda nel 2012. Nel 1969, però, il neuralizzatore occupa un’intera stanza nei quartier generali dell’MIB. “Nel 1969 ha la stessa forma, ma è 100 volte più grande e potenziato da tubi”, racconta Welch. “Come sempre accade nella tecnologia, per il 2012 è diventato più piccolo ed essenziale, mentre nel 1969 era enorme e ingombrante – eppure affascinante”. “Ci siamo ispirati agli apparecchi della risonanza magnetica”, racconta Welch, “dove si viene introdotti nel macchinario e sputati dall’altra parte. È rumoroso, violento ed anche pericoloso proprio perché è parte di una nuova tecnologia che non si è ancora raffinata”. La squadra di Harlocker ha costruito una struttura di quasi 300 Kg, lungo 5,5 metri e alto 4,3 metri, dove si poteva neuralizzare solo una persona per volta. “Con le scene del 1969 abbiamo cercato di creare oggetti grandi ed ingombranti. Credo che il risultato sia divertente”, spiega. Forse le armi più letali del film sono quelle di Boris. Come spiega Clement, “Nella mano di Boris vive il suo ‘scagnozzo’ che chiamiamo la sua ‘donnola’. È una creatura orribile e malvagia che come un istrice spara aculei mortali sulla fronte della vittima”. La donnola è stata creata grazie ad una collaborazione tra Ralston and Baker, e gli aculei sono stati disegnati e realizzati dalla squadra di Harlocker che ha creato, dipinto e aggiunto i peli a ben 125 aculei basati sul disegno di Baker.

 

I COSTUMI

 

Non si potrebbe avere un agente Men in Black, senza il suo iconico completo nero, e a vestire ancora una volta questi uomini di nero ci ha pensato la costumista Mary Vogt. Si potrebbe credere erroneamente che un completo nero sia semplicemente un completo nero. Ed invece i costumi di scena non seguono i dettami della moda: ogni protagonista necessita di un certo numero di completi, ognuno dei quali creati per uno scopo ben preciso. “Will e Josh 11 hanno circa 25 completi l’uno”, racconta la Vogt. “Fanno cose diverse. C’è un completo per le scene da imbracatura, uno per le scene stunt, un altro per la foto ufficiale”. E se 25 completi vi sembrano tanti per ognuno dei protagonisti, non potete immaginare quanti ne sono stati creati per Boris. “Ha un diverso costume per ogni scena stunt”, racconta la Vogt. Rammentando le scene di Boris “Easy Rider”, descrive, “gli abbiamo dato una giacca da motocicletta chiara con frange, bandana e occhiali da sole. Volevamo che il pubblico percepisse subito la differenza tra il Boris 2012 e il Boris 1969”. Naturalmente, la Vogt ha vestito anche le donne del film. Inizialmente aveva pensato ad un tailleur con pantaloni per il personaggio di Emma Thompson ma dopo aver visto le incredibili gambe dell’attrice, ha scelto un tailleur con gonna. Allo stesso modo, quando è stata scelta Nicole Scherzinger per il ruolo dell’amante di Boris nella prima scena del film, l’idea di renderla una bibliotecaria sexy è stata superata da quella di renderla un sex symbol, punto. “È Nicole Scherzinger. È bellissima in un mini abito a tubo e stivali. Che altro serve?”, racconta la Vogt. “Era meravigliosa coi capelli stile Bettie Page ed è riuscita a camminare su tacchi a spillo da 12 cm come fossero pantofole”.

 

GLI EFFETTI VISIVI

Il leggendario ideatore degli effetti visivi della Sony Pictures Imagework Ken Ralston, vincitore di 5 premi Oscar® per il suo lavoro, è stato responsabile degli effetti visivi per questo episodio, insieme a Jay Redd, che in precedenza aveva lavorato come supervisore degli effetti visivi del film in animazione a computer grafica della Imagework Monster House. Ralston spiega che sebbene diverse sequenze del film rappresentino sfide favolose nel campo degli effetti visivi – dal costruire una prigione sulla luna, al ricreare il lancio dell’Apollo 11 – la sfida più grande di tutte è stato raggiungere un look che si amalgamasse con il film che stava girando Sonnenfeld. “Barry ha uno stile molto preciso”, racconta Ralston. “È molto grafico e specifico nei suoi film. I nostri disegni dovevano essere stilizzati, dovevano convivere all’interno del suo mondo, ma allo stesse tempo, sembrare credibili – anche quando accadeva qualcosa di incredibile”. “La sensibilità di Barry e il suo stile particolare ci hanno concesso un po’ di giocare con quello che sarebbe dovuto sembrare veritiero”, afferma Redd. Un ottimo esempio è proprio il salto nel tempo. Per tornare indietro nel tempo, l’Agente J salta dal 61° piano del Chrylser Building (che di piani ne ha 77 – mi raccomando, ragazzi, non tentate di farlo a casa: l’Agente J è un professionista). “Ken ed io siamo saliti in cima al Chrylser a fare foto per il sopralluogo”, racconta Redd. Guardando giù dal 61° piano fino al piano strada, hanno iniziato a chiedersi quanto tempo avrebbe potuto realmente impiegare l’Agente J a cadere. Hanno poi scoperto che sarebbero bastati pochi secondi. Per riuscire a creare una sequenza più lunga di due minuti, non solo Ralston e Redd avrebbero dovuto giocare con la fisica, ma avrebbero anche dovuto far arrivare l’idea che J stava viaggiando nel tempo. “È una bella sfida mostrare al pubblico cosa può essere un viaggio nel tempo. Se si incontrano i dinosauri è chiaro che si è nella preistoria, ma come raccontare la Depressione o la Seconda Guerra Mondiale? Abbiamo cercato dei punti di riferimento, e abbiamo cominciato a individuare a quale punto della caduta – e a che piano del palazzo – avremmo dovuto trovarci ad un determinato momento. Il nostro palazzo ha circa 800 piani, ma credo 12 che non se ne accorgerà nessuno. È nostro compito di artisti e filmmaker creare l’illusione che quanto sta accadendo potrebbe accadere veramente”. Ralston è stato uno dei primi ad unirsi alla squadra di Sonnenfeld e si è trovato a collaborare a stretto contatto con ogni capo reparto, dalle scene, ai costumi, agli effetti meccanici, in modo da fornire ad ognuno di loro il giusto insight utile al proprio lavoro. Per esempio, lo scenografo Bo Welch ha disegnato i monocicli utilizzati da J e K per inseguire Boris attraverso il Queens nel 1969. Hanno poi passato la staffetta agli artisti CG, di grande talento della squadra di Ralston e Redd, che hanno costruito i monicicli al computer – alcune sequenza addirittura completamente generate al computer – e hanno ricreato New York negli anni 60 come sfondo per l’elaborata scena dell’inseguimento. Ma forse non c’è stata collaborazione maggiore se non con la squadra degli effetti trucco di Baker: “Rick ed io ci siamo conosciuti quando avevamo 17 anni, a girare pubblicità. Lo conosco da sempre, ma non avevamo mai lavorato insieme”, racconta Ralston. “È stato un grande regalo averlo accanto e lavorare insieme”. La collaborazione si è sviluppata a diversi livelli. “Non si può mai immaginare a quale alieno Barry deciderà di fare un Primo Piano”, racconta Ralston. “Potevamo a quel punto prendere l’alieno in questione ed aggiungere piccoli dettagli, come un’animazione intorno agli occhi, un battere di ciglia, le antenne che si muovono, una costola in più…”. Baker e Ralston hanno anche lavorato a stretto contatto per creare Boris l’Animale. “Rick aveva un’idea proprio forte, per cui la testa e la maggior parte del corpo sembravano pugni chiusi con dita e artigli”, spiega ancora Ralston. “Così quando Boris si scolla, o si arrabbia, le dita si aprono e si intravedono cose strane nella testa. Rick ha creato questa creatura, ne parlavamo continuamente, perché era chiaro che sarebbero arrivate delle scene in cui avremmo dovuto enfatizzarne i poteri”. La squadra di Ralston e Redd hanno anche creato diversi set digitalizzati, dalla prigione sulla luna che (scopriremo) non riuscirà a segregare Boris, fino allo Stadio Shea del 1969 (che, sappiamo, non poteva contenere la squadra dei Mets – lo stadio è stato demolito nel 2009 e la squadra si è trasferita a Citi Field). “La fuga dalla prigione è stata davvero una bella scena d’apertura di film”, asserisce Ralston. La scena digitale più elaborata del film arriva all’apice della storia, quando J e il Giovane K inseguono non uno, bensì due Boris attraverso la torre di lancio che doveva spedire l’Apollo 11 in missione verso la luna. Il trucco in questa sequenza è stato ricreare una fedele digitalizzazione di un evento iconico che tutti hanno visto migliaia di volte, ma allo stesso tempo mandando i necessari messaggi per raccontare la storia. “La realtà è favolosa, ma a volte può essere terribilmente noiosa. I film della serie Men In Black raccontano sempre una realtà enfatizzata, una realtà fantasiosa. Siamo partiti dalla realtà e siamo andati oltre, sempre cercando di far pensare che è il mondo reale”, racconta Redd. “Abbiamo usato un’immagine scolpita nell’immaginario collettivo come il lancio dell’Apollo 11 ma a scopi narrativi, abbiamo cambiato qualcosina – tipo da quanti piani era composta la torre di lancio, quanto fumo veniva creato dal razzo, quanto era distante il razzo dal mare e così via”. “L’intenzione era raccontare l’inseguimento tra i due agenti e i due Boris che corrono e si combattono”, rammenta Ralston. “C’è fumo ovunque, vapore, bocchettoni, belle inquadrature del razzo. Indubbiamente, in tutto questo, la luce doveva avere una determinata qualità. Ogni cosa è stata stilizzata per sembrare parte del film, e sembrare vero allo stesso tempo.” 13 Redd tenta di spiegare come ha fatto il regista a dare uno stile preciso al film e come ha potuto confermare in questa sequenza lo stile di Men In Black. “Lo stile registico di Barry – un direttore di fotografia poi passato alla regia – con i suoi obiettivi grandangolari e tanta luce, aggiunge un tocco di commedia al tono del film, mantenendo allo stesso tempo un senso di tensione e ritmo”. 14

 

 

 

 

IL CAST WILL SMITH (Agent J), attore nominato due volte agli Academy Award®, vanta un successo senza precedenti nel cinema, nella televisione, e nella musica, campo in cui si è aggiudicato un album multi-platino. Per il suo memorabile ritratto di Muhammad Ali in Ali di Michael Mann, ha ricevuto la sua prima candidatura agli Oscar®, a cui è seguita una seconda nomination per la sua toccante interpretazione del film drammatico The Pursuit of Happyness (La ricerca della felicità). Smith è attualmente impegnato nella lavorazione e nella produzione di After Earth con la sua società Overbrook Entertainment; il film è co-interpretato dal figlio Jaden Smith per la regia di M. Night Shyamalan. La suo straordinaria lista di blockbuster comprende I Am Legend (Io sono leggenda) e Hancock. Ha inoltre elettrizzato il pubblico con i grandi successi I, Robot (Io, Robot), Independence Day, Men in Black e Men in Black II. Il suo lavoro non si limita alla recitazione: insieme al suo collega James Lassiter della Overbrook Entertainment, Smith ha prodotto, fra l’altro, Hitch, The Pursuit of Happyness (La ricerca della felicità) The Secret Life of Bees (La vita segreta delle api), Seven Pounds (Sette anime), Lakeview Terrace (La terrazza sul lago) e The Human Contract, che segna il debutto alla regia di sua moglie Jada Pinkett Smith. Il successo più recente della Overbrook è stato The Karate Kid di Columbia Pictures, uscito l’11 giugno 2011; il film ha registrato un incasso di 343 milioni di dollari in tutto il mondo. Il filmmaker ha ottenuto quattro premi durante l’11a edizione dei World Music Awards di Monte Carlo e un NAACP Image Award come migliore attore per la sua performance in Seven Pounds (Sette anime) nel 2009. Ha inoltre ottenuto il Kids’ Choice Award per i film Independence Day, Wild Wild West, Shark Tale, Hitch (Hitch – Lui si che capisce le donne) e Hancock. Nel 1989 ha ricevuto il primo Grammy Award per la migliore performance in “Parents Just Don’t Understand”; inoltre ha vinto tre Grammy per “Summertime”, “Men In Black” e “Getting Jiggy Wit It”. Smith esprime la sua missione nella vita aiutando i più bisognosi. Fra le questioni che più gli stanno a cuore c’è l’istruzione dei bambini e l’impegno sociale, infatti sostiene varie scuole in tutto il Paese. Queste attività benefiche sono lo scopo della Will and Jada Smith Family Foundation, da lui creata insieme alla moglie nel 1997. È inoltre membro della Kanimambo Foundation, un’organizzazione no-profit che si occupa di diffondere programmi innovativi nel Mozambico al fine di migliorare l’istruzione, l’assistenza agli orfani, di diffondere l’informazione sul virus dell’AIDS/HIV e l’assistenza medica. Fra gli altri riconoscimenti, nel 2006 Smith è stato onorato da parte del Museum of the Moving Image e nel 2009 ha ricevuto il Simon Wiesenthal Humanitarian Award, “per il suo impegno nel campo dell’istruzione, della varietà culturale e dell’impegno sociale”. È ambasciatore della 46664 Foundation di Nelson Mandela, l’associazione africana nata allo scopo di combattere la diffusione epidemica dell’AIDS. Nel 2008 è diventato membro del comitato nazionale di Malaria No More, la fondazione il cui scopo è quello di riuscire a porre fine ai decessi causati dalla malaria. Smith è inoltre da tempo attivo nella campagna Make a 15 Wish, in cui, da oltre dieci anni, sostiene gli obiettivi della fondazione, che comprendono il miglioramento delle condizioni di vita dei bambini che vivono nelle zone più a rischio.

 

 

Fra gli attori più apprezzati e affermati di Hollywood, il premio Oscar® TOMMY LEE JONES (Agente K) interpreta personaggi dalla forte personalità in ogni film in cui recita. Dopo l’esordio con Love Story, la sua carriera che comprende quasi 40 anni di attività, vanta successi quali Eyes of Laura Mars (Gli occhi di Laura Mars), Coal Miner’s Daughter (La ragazza di Nashville) – che gli è valsa la sua prima nomination ai Golden Globe – Stormy Monday (Stormy Monday – Lunedì di tempesta), The Package (Uccidete la colomba bianca), JFK, Under Siege (Trappola in alto mare), The Fugitive (Il fuggitivo), Heaven and Earth (Tra cielo e terra) , The Client (Il cliente), Natural Born Killers (Assassini nati), Blue Sky, Cobb, Batman Forever, Men In Black, U.S. Marshalls (US Marshalls – Caccia senza tregua) , Double Jeopardy (Colpevole d’innocenza), Rules of Engagement (Regole d’onore), Space Cowboys, Men in Black 2, The Hunted (The Hunted – La preda), The Missing, The Three Burials of Melquiades Estrada (Le tre sepolture), A Prairie Home Companion, In the Electric Mist (L’occhio del ciclone – In the Electric Mist), The Company Men e Captain America: The First Avenger (Captain America – Il primo vendicatore). Ha ricevuto il premio di migliore attore non protagonista per il suo ritratto dell’inflessibile poliziotto Sam Gerard nel film di grande successo The Fugitive (Il fuggitivo), del 1994. Per questa performance ha inoltre ricevuto un Golden Globe Award come migliore attore non protagonista. Tre anni prima era stato nominato per la prima volta agli Oscar® per il ruolo di Clay Shaw in JFK di Oliver Stone. Nel 2007 è stato protagonista del film apprezzato dalla critica In the Valley of Elah (Nella valle di Elah) che gli è valso una candidatura agli Oscar® come migliore attore, e quello stesso anno ha recitato nel film premio Oscar® No Country for Old Men (Non è un paese per vecchi) scritto e diretto da Joel e Ethan Coen e basato sul romanzo di Cormac McCarthy. Quest’anno, al di là del ruolo in Men in Black 3, apparirà al fianco di Meryl Streep in Hope Springs, che uscirà il 10 agosto, e nella parte di Thaddeus Stevens in Lincoln Steven Spielberg, la cui uscita è prevista a dicembre. Recentemente ha ultimato le riprese di The Emperor, girato in Nuova Zelanda dal regista Peter Webber. Nel film Jones interpreta il Generale Douglas MacArthur. Nel 1995 ha esordito nella regia con l’apprezzato telefilm adattato dal romanzo di Elmer Kelton, “The Good Old Boys” per TNT. Jones ha recitato nel telefilm al fianco di Sissy Spacek, Sam Shepard, Frances McDormand e Matt Damon. Per il suo ritratto di Hewey Calloway è stato candidato agli Screen Actors Guild Award e ai CableACE Award. Nel 2005 ha recitato nel film elogiato dalla critica The Three Burials of Melquiades Estrada (Le tre sepolture), di cui ha curato anche la regia e la produzione. Il film è stato selezionato in concorso al festival di Cannes 2005 ed è valso a Jones il premio di migliore attore, e allo sceneggiatore Guillermo Arriaga il premio per la migliore sceneggiatura che racconta una storia di amicizia e di omicidi ambientata al confine fra Messico e Texas. Recentemente, Jones ha diretto “The Sunset Limited” per HBO. Questo telefilm, presentato nel febbraio 2011, è basato sull’omonimo lavoro teatrale di Cormac McCarthy e Jones ne è stato interprete al fianco di Samuel L. Jackson. 16 L’attore ha riscosso il successo anche sul piccolo schermo. Nel 1983, ha vinto un Emmy Award come migliore attore protagonista in una serie breve, per la parte di Gary Gilmore in “The Executioner’s Song”; in questa stessa categoria è stato nominato, nel 1989, agli Emmy Award e ai Golden Globe Award per “Lonesome Dove”. I suoi numerosi crediti televisivi comprendono il ruolo protagonista di “The Amazing Howard Hughes”, la produzione dell’American Playhouse di “Cat on a Hot Tin Roof”, “The Rainmaker” per HBO, la produzione HBO/BBC di “Yuri Noshenko, KGB” e “April Morning”. Nel 1969, ha debuttato a Broadway in “A Patriot for Me” di John Osborne; altre sue apparizioni a Broadway comprendono: “Four on a Garden” con Carol Channing e Sid Caesar, e “Ulysses in Nighttown” con l’attore ormai scomparso Zero Mostel. Nato a San Saba, in Texas, ha lavorato brevemente con suo padre nei campi petroliferi prima di iniziare a frequentare la St. Mark’s School of Texas, e in seguito la Harvard University, dove si è laureato con lode in letteratura inglese.

 

 

 

L’attore nominato all’Academy Award® JOSH BROLIN (Agente K da giovane) è uno dei nuovi protagonisti di Hollywood. Attore di grande presenza scenica, Brolin continua a destreggiarsi fra le produzioni mainstream ed interessanti film indipendenti. Quest’anno, oltre a Men in Black 3, apparirà nel thriller The Gangster Squad al fianco di un cast di prim’ordine composto da Ryan Gosling, Emma Stone e Sean Penn. Il film racconta la battaglia della polizia di Los Angeles per riappropriarsi della città caduta nelle mani di uno dei boss più potenti di tutti i tempi, negli anni ‘40; sarà distribuito negli Stati Uniti da Warner Bros. il prossimo 12 ottobre. Quest’estate Brolin inizierà a girare Labor Day al fianco di Kate Winslet. Il film, diretto da Jason Reitman, sarà distribuito nel 2013 da Paramount Pictures. Inoltre l’attore girerà il remake di Spike Lee dell’action thriller coreano, il film cult del 2003, Oldboy, prodotto da Mandate Pictures. Negli ultimi anni Brolin si è reso noto per le sue affascinanti performance. Nel 2008 è stato nominato agli Academy Award®, agli Screen Actors Guild Award e ha ricevuto premi da parte del New York Film Critics Circle e della National Board of Review per il ruolo di Dan White nell’apprezzato film di Gus Van Sant Milk. Recentemente è stato il protagonista del film dei Fratelli Coen True Grit (Il grinta), nominato a 10 Oscar® fra cui anche come miglior film; ha inoltre recitato in Wall Street: Money Never Sleeps (Wall Street: il denaro non dorme mai) di Oliver Stone, al fianco di Shia LaBeouf e Michael Douglas; e in You Will Meet a Tall Dark Stranger (Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni), di Woody Allen, con Anthony Hopkins e Naomi Watts. La critica lo ha elogiato per il suo ritratto di George W. Bush nel film biografico di Oliver Stone W e in precedenza aveva ottenuto uno Screen Actors Guild Award insieme all’intero cast del film dei Fratelli Coen No Country for Old Men (Non è un paese per vecchi), vincitore di vinto quattro Oscar®, fra cui per la migliore regia e per il miglior film. Brolin ha lavorato nel blockbuster di Ridley Scott American Gangster ed è stato nominato agli Screen Actors Guild Award insieme al resto del cast. Altri suoi crediti cinematografici comprendono: Planet Terror, che fa parte del doppio film di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez, molto apprezzato dalla critica; Grindhouse, con Rose McGowan e Freddy Rodriguez; In the Valley of Elah (Nella valle di Elah) per la regia di Paul Haggis, in cui Brolin è apparso al fianco di Tommy Lee Jones e Susan Sarandan; Into the 17 Blue (Trappola in fondo al mare) di John Stockwell, con Jessica Alba; Coastlines di Victor Nunez, insieme a Timothy Olyphant; Hollow Man (L’uomo senza ombra) di Paul Verhoeven con Kevin Bacon; Mod Squad (Gli infiltrati) di Scott Silver, con Claire Danes; il thriller psicologico di Ole Bornedalr Nightwatch (Nightwatch – Il guardiano di notte) con Nick Nolte, Patricia Arquette e Ewan McGregor; Best Laid Plans con Reese Witherspoon, prodotto da Mike Newell; All the Rage (È una pazzia) con un cast di grandi stelle, fra cui Gary Sinise, Joan Allen e Anna Paquin; il thriller di fantascienza di Guillermo Del Toro Mimic con Mira Sorvino, Jeremy Northam, e Charles Dutton. Brolin è stato inoltre apprezzato da pubblico e critica in Flirting with Disaster (Amori e disastri) di David O. Russell, in cui incarnava un agente federale bisessuale al fianco di un cast di grandi talenti capeggiato da Ben Stiller. Ha esordito nel cinema con la commedia d’azione Goonies (I Goonies) diretta da Richard Donner e prodotta da Steven Spielberg. In televisione, Brolin ha lasciato il segno nel ruolo fisso della popolare serie ABC “The Young Riders”, in “Private Eye” per NBC e “Winnetka Road” per CBS. È stato elogiato dalla critica per la miniserie epica di TNT “Into the West” al fianco di Beau Bridges, Gary Busey e Jessica Capshaw. Inoltre ha recitato come protagonista del dramma a sfondo politico della NBC “Mr. Sterling”, che racconta la vicenda di un giovane politico idealista che tenta di farsi strada sfidando un sistema spesso corrotto. È apparso inoltre nel film della settimana di CBS “Prison of Children” e nel film originale di Showtime “Gang in Blue” con Mario Van Peebles, J.T. Walsh e Stephen Lang. È inoltre stato il co-protagonista di Mary Steenburgen, Gretchen Mol e Bonnie Bedelia nell’adattamento per la TV in onda su CBS, di “Picnic”, il lavoro teatrale di William Inge vincitore del premio Pulitzer. In veste di produttore ha collaborato con Matt Damon, Chris Moore, Anthony Arnove e Howard Zinn, in un documentario intitolato The People Speak, basato sull’autorevole libro di Zinn del 1980 A People’s History of the United States. Il film, trasmesso su History Channel nel 2009, illustra l’impegno sociale dell’America nei confronti di temi quali la guerra, le lotte di classe, i conflitti razziali e la difesa dei diritti delle donne, ed è narrato da Viggo Mortensen, Sean Penn e David Strathairn. Brolin ha esordito nel cinema nel 2008 con un corto intitolato X, da lui scritto e prodotto, e presentato al Santa Barbara International Film Festival e in seguito proiettato al South by Southwest festival e all’AFI Dallas Film Festival. Ha trascorso cinque anni con Anthony Zerbe al Reflections Festival presso il GeVa Theatre di Rochester, New York, dove ha recitato e diretto diversi lavori teatrali, fra cui “Pitz and Joe”, “Life in the Trees”, “Forgiving Typhoid Mary”, “Oh, The Innocents”, “Peep Hole”, “Ellen Universe Joins the Band”, “Lincoln Park Zoo” e “Hard Hearts”. Brolin ha recitato al fianco di Elias Koteas nell’apprezzata produzione di Broadway di Sam Shepard “True West”. Nel 2004 ha recitato Off-Broadway nel premiato lavoro teatrale “The Exonerated” basato sulle vere storie di un gruppo di detenuti nel braccio della morte. Altri suoi crediti teatrali comprendono: “Skin of the Teeth”, “The Crucible” e “A Streetcar Named Desire” al Kennedy Memorial Theatre; “A Midsummer Night’s Dream” al Lebrero Theatre; e “Dark of the Moon” all’Ann Capa Ensemble Theatre.

 

 

 

JEMAINE CLEMENT (Boris) è un musicista e un attore comico e non è estraneo alla creazione di personaggi originalissimi. Nato in Nuova Zelanda, ha collaborato in diversi progetti teatrali, radiofonici, televisivi e cinematografici. Fa parte del duo vincitore di un Grammy® Award, Flight of the Conchords. Questo gruppo, che ama autodefinirsi “il quarto duo satirico folk più popolare in Nuova Zelanda”, è caratterizzato da una riuscita mescolanza di umorismo, caratterizzazioni e performance folk con la chitarra acustica. I loro eccentrici numeri sono in seguito diventati programmi radiofonici trasmessi da BBC, per poi debuttare in TV con una serie americana sette volte nominata agli Emmy®: “The Flight of the Conchords”, in onda su HBO nel 2007. Clement ha inoltre condiviso tre nomination ai WGA® per aver scritto la serie. Clement ha recitato nel film Eagle vs Shark, scritto e diretto da Taika Waititi. Recentemente i crediti dell’attore comprendono i film d’animazione Despicable Me (Cattivissimo me) e Rio; il ruolo protagonista del thriller di Jason Nutter, Predicament e la commedia corale di Jay Roach Dinner With Schmucks (A cena con un cretino). In precedenza ha interpretato l’eccentrico autore di fantascienza Dr. Ronald Chevalier in Gentlemen Broncos, diretto da Jared Hess. La sua performance nel film gli è valsa una candidatura agli Independent Spirit Award come migliore attore non protagonista.

 

MICHAEL STUHLBARG (Griffin): i film da lui interpretati comprendono: Lincoln, Hugo, A Serious Man (Independent Spirit Award – Robert Altman Award; candidatura ai Golden Globe), After School, Cold Souls, Body of Lies (Nessuna verità), The Grey Zone (La zona grigia), A Price Above Rubies (Il gioco dei rubini). Per la TV ha lavorato in : “Boardwalk Empire” (Sag Award 2011 e 2012 – migliore performance di un cast corale in una serie drammatica), “Ugly Betty”, “Damages”, “Studio 60 on the Sunset Strip”, “The Hunley”, “Alexander Hamilton” (PBS). A Broadway ha recitato in: “The Pillowman” (Drama Desk Award; candidatura ai Tony Award), “The Invention of Love”, “Cabaret”, “Taking Sides”, “Saint Joan”, “Timon of Athens”, “The Government Inspector”, “Three Men on a Horse”. Ha preso inoltre parte a diversi spettacoli off-Broadway: “Hamlet”, “The Voysey Inheritance” (Obie Award, Callaway Award, nomination ai Lucille Lortel Award), “Measure for Pleasure” (nomination ai Lucille Lortel Award), “Belle Epoque”, “The Persians”, “The Mysteries”, “Twelfth Night”, “The Winter’s Tale”, “A Dybbuk”, “Richard II”, “Henry VIII”, “All’s Well That Ends Well”, “Woyzeck”, “As You Like It”, “Cymbeline”, “The Grey Zone”, “Old Wicked Songs”, “Mad Forest”. Stuhlbarg si è laureato alla Juilliard School e fa parte della compagnia teatrale LAByrinth.

 

EMMA THOMPSON (Agente O) è una delle attrici più stimate del mondo, nota sia per la sua versatile recitazione che per il suo talento di sceneggiatrice. Nel 1992 Thompson ha dato vita al sensazionale personaggio di Margaret Schlegel nell’adattamento cinematografico di Merchant-Ivory del libro di E.M. Forster Howards End (Casa Howard). La sua performance, che ha fatto letteralmente man bassa di tutti i premi di migliore attrice disponibili, le è valsa un BAFTA Award, il Los Angeles Film Critics Award, il New York Film Critics Award, il Golden Globe e l’Oscar®. L’anno seguente ha ottenuto due nomination agli Oscar® per The Remains of the Day (Quel che resta del giorno) e In the Name of the Father (Nel nome del 19 padre). Nel 1995 il suo adattamento del romanzo di Jane Austen Sense and Sensibility (Ragione e sentimento), diretto da Ang Lee, ha vinto l’Oscar® per la migliore sceneggiatura adattata nonché il Golden Globe e i premi del Writers Guild of America e del Writers Guild of Great Britain. La sua performance nel film le ha meritato inoltre il BAFTA Award come migliore attrice e la candidatura ai Golden Globe e agli Oscar®. Nel 2008 ha recitato con Dustin Hoffman nel film romantico di Joel Hopkins Last Chance Harvey (Oggi è già domani): la sua performance le è valsa una candidatura ai Golden Globe come migliore attrice. Nel 2006 è stata la co-protagonista al fianco di Will Ferrell, Dustin Hoffman e Maggie Gyllenhaal in Stranger Than Fiction (Vero come la finzione), diretto da Marc Forster e prodotto dalla frequente collaboratrice di Thompson, Lindsay Doran. Nel 2004 ha portato sul grande schermo il personaggio di Sybil Trelawney, creato da JK Rowling in Harry Potter and the Prisoner of Azkaban (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban), per la regia di Alfonso Cuaron, e nel 2007 ha ripreso il ruolo in Harry Potter and the Order of the Phoenix (Harry Potter e l’ordine della fenice), diretto da David Yates. Nel 2004 è apparsa nell’adattamento da lei realizzato di Nanny McPhee (Nanny McPhee -Tata Matilda), diretto da Kirk Jones e di nuovo nel 2010 in Nanny McPhee and the Big Bang (Tata Matilda e il grande botto), di cui ha scritto anche la sceneggiatura ed è stata produttore esecutivo. La Thompson è attualmente impegnata nella scrittura della nuova versione di Annie per Columbia Pictures. È nata a Londra in una famiglia di artisti: suo padre Eric Thompson era regista teatrale e scrittore, mentre sua madre, Phyllida Law, è un’attrice. Ha studiato letteratura inglese a Cambridge dove ha fatto parte della troupe teatrale universitaria, Footlights, in cui è stata eletta vice presidente (il presidente era Hugh Laurie). Quando era ancora studentessa ha codiretto la prima rivista tutta al femminile di Cambridge, “Women’s Hour”, e ha esordito in TV con “Friday Night, Saturday Morning” (BBC) e su BBC Radio “Injury Time”. Negli anni ’80, è apparsa frequentemente nella TV inglese, in una varietà di apprezzati ruoli ricorrenti nelle serie TV “Alfresco” (Granada), “Election Night Special” (BBC) e “The Crystal Cube” (quest’ultima scritta dai suoi ex colleghi di Cambridge Stephen Fry e Hugh Laurie), e dando vita all’insolito ruolo umoristico della frivola e aristocratica Miss Money Sterling in “The Young Ones”. Nel 1985, Channel 4 ha offerto a Thompson uno special TV tutto suo, dal titolo “Up for Grabs” e nel 1988 ha scritto e interpretato la serie BBC “Thompson”. Ha lavorato come stand-up comedian fino a quando non si è presentata l’opportunità di esibirsi al fianco di Ben Elton al Croydon Warehouse in cui guadagnò 60 sterline cash, nel giorno del suo 25° compleanno. L’attrice racconta che sono stati i migliori soldi mai guadagnati. Parallelamente ai suoi impegni radiofonici e televisivi, ha continuato a calcare le scene teatrali: è stata in tournée in Inghilterra con “A Sense of Nonsense”, nel 1982, ha recitato in “Short Vehicle” da lei scritto e presentato al festival di Edimburgo nel 1983, in “Me and My Girl”, prima al Leicester e poi nella West End londinese nel 1985, e in “Look Back in Anger” al Lyric Theatre di Shaftesbury Avenue, nel 1989. Nel 1988 ha esordito nel cinema, con la commedia interpretata al fianco di Jeff Goldblum, The Tall Guy (Due metri di allergia). Poi ha vestito i panni di Katherine in Henry V (Enrico V) nel film di esordio alla regia di Kenneth Branagh, al fianco del quale ha recitato nei suoi tre film successivi: Dead Again (L’altro delitto,1991), Peter’s Friends (Gli amici di Peter, 20 1992), e Much Ado About Nothing (Molto rumore per nulla, 1993). Altri suoi crediti cinematografici comprendono: Junior (1994), Carrington (1995) e The Winter Guest (L’ospite di inverno, 1997). Il regista Mike Nichols l’ha diretta in tre progetti: Primary Colors (I colori della vittoria, 1998) e i telefilm HBO Wit (2001, nomination ai Golden Globe per la sua performance) e Angels in America (2002, nomination agli Screen Actors Guild Award e agli EMMY Award). Nel 2002 ha inoltre recitato in Imagining Argentina (Immagini) per la regia di Christopher Hampton e in Love, Actually diretto da Richard Curtis; questo film le è valso numerosi riconoscimenti fra cui il premio di migliore attrice non protagonista degli Evening Standard Film Award 2004 e dei London Film Critics Circle Award, una nomination nella stessa categoria ai BAFTA Award 2004, nonché l’Empire Film Award 2004 come migliore attrice inglese degli. È a capo della Helen Bamber Foundation, un’organizzazione inglese che dall’aprile del 2005 si occupa di aiutare a ricostruire la vita di chi è sopravvissuto alle violazioni dei diritti umani e civili. Per conto della fondazione ha curato l’installazione d’arte “Journey”, che utilizza sette container per illustrare l’atroce e sconvolgente esperienza delle donne che vengono vendute come schiave del sesso. Thompson ha accompagnato l’esposizione “Journey” in quattro città internazionali (Londra, Vienna, Madrid e New York); il prossimo autunno è prevista una tappa anche in Olanda. È inoltre ambasciatrice dell’agenzia di sviluppo internazionale ActionAid, e ha reso pubblicamente noto il suo impegno nella prevenzione dell’AIDS, che continua a diffondersi a livello epidemico in tutta l’Africa. Fa parte dell’associazione dal 2000 e finora si è recata in visita in Etiopia, Uganda, Mozambico e Sudafrica. Nel 2010 è stata presidente dei Teaching Award. Si tratta di un’istituzione fondata nel 1998 che si rivolge a tutti gli istituti di formazione in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord frequentati da alunni dai 3 ai 18 anni, per premiare quegli insegnanti (e quelle scuole) che aiutano i giovani a realizzare la propria vita, nel rispetto delle proprie potenzialità e aspirazioni.

 

 

I FILMMAKER

 

BARRY SONNENFELD (regista) ha riscosso un enorme successo commerciale e artistico nei seguenti film: Addams Family (La famiglia Addams), Addams Family Values (La famiglia Addams 2), Men In Black I & II), Get Shorty, Wild Wild West, Big Trouble (Big Trouble – Una valigia piena di guai) e RV (Vita da camper). È stato produttore o produttore esecutivo dei film: The Ladykillers (Ladykillers), Lemony Snicket A Series Of Unfortunate Events (Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi), Out Of Sight, Enchanted (Come d’incanto) e del film d’animazione Space Chimps (Space Chimps – Missione spaziale). Ha esordito nell’ambito cinematografico come direttore della fotografia, collaborando nel primo lungometraggio dei fratelli Coen, Blood Simple (Blood Simple – Sangue facile) per poi proseguire con Raising Arizona (Arizona Junior) e Miller’s Crossing (Crocevia della morte). Inoltre ha curato la fotografia nei film di Penny Marshall Big, di Danny DeVito Throw Momma from the Train (Getta la mamma dal treno) e nei due film diretti da Rob Reiner, When Harry Met Sally (Harry ti presento Sally) e Misery (Misery non deve morire). Recentemente è stato insignito del premio Prime Time Emmy per la miglior regia di una serie 21 comica e nel 2007 è stato premiato con un Directors Guild Award per la regia di “Pushing Daisies” e “Pie-lette”. Ha inoltre diretto numerosi spot pubblicitari, vincitori di premi Clio per marchi del calibro di Nike, Reebok e Isuzu. In televisione ha svolto il ruolo di produttore esecutivo per “Karen Sisco”, ha curato la regia e la produzione esecutiva di “Maximum Bob”, “The Tick”, “Notes from the Underbelly” e “Pushing Daisies”. Fino a qualche tempo fa, Sonnenfeld è stato collaboratore editoriale presso Esquire Magazine, la rivista in cui, dal settembre 2033, scrive la sua rubrica mensile, “The Digital Man”. Inoltre, è stato eletto membro del consiglio d’amministrazione dell’Eastern Directors Council del Directors Guild of America. Vive tra East Hampton, New York e Telluride, in Colorado con sua moglie, la bella Susan.

 

 

ETAN COHEN (sceneggiatore) è uno dei più apprezzati sceneggiatori di film comici dell’industria cinematografica. Proclamato “migliore autore dell’anno di commedie” al festival della commedia di Montreal Just for Laughs, nel 2009, Cohen si è imposto all’attenzione del pubblico come uno dei più prolifici sceneggiatori degli ultimi anni. Nel 2008, ha collaborato con Ben Stiller e Justin Theroux nella co-sceneggiatura di Tropic Thunder. Ben Stiller ha diretto e recitato nel film, insieme a Jack Black, Robert Downey Jr. e Tom Cruise. Il film ha ottenuto un incasso di 185 milioni di dollari ai botteghini internazionali. Nello stesso anno, Cohen ha anche scritto il lungometraggio d’animazione, Madagascar: Escape 2 Africa (Madagascar 2), che ha incassato 594 milioni di dollari nel mondo e che ha segnato una nuova collaborazione con Ben Stiller. Cohen ha iniziato la sua carriera all’età di 19 anni mentre frequentava un seminario ebraico in Cisgiordania, scrivendo un episodio-tipo di “Beavis and Butthead” e presentandolo, senza troppi preamboli, allo staff del programma. Mike Judge, creatore e conduttore del programma, dopo averlo letto, gli propose di iniziare subito a scrivere la sceneggiatura di “Beavis and Butthead”. Il suo secondo anno ad Harvard, coincise con l’inizio di una intensa collaborazione triennale come sceneggiatore della popolare serie. In uno degli episodi scritti da Cohen, vediamo i protagonisti, “Beavis” e “Butthead”, che riproducevano denaro falso fotocopiando delle banconote e poco tempo dopo, un gruppo di studenti della Columbia University furono scoperti mentre falsificavano del denaro utilizzando la stessa procedura descritta nella serie. Cohen si è laureato ad Harvard, conseguendo un diploma in lingua Yiddish e si è successivamente trasferito a Los Angeles, dove ha stipulato un accordo con la Disney Television Animation. Successivamente, si è imposto come sceneggiatore della serie ABC “It’s Like, You Know”. In seguito, Judge lo ha scritturato come story editor del film della FOX “King of the Hill” portando a termine la sua collaborazione con la società in qualità di co-produttore esecutivo. In quel periodo, ha firmato un contratto con FOX TV e ha vinto un Annie Award per la migliore sceneggiatura di un film d’animazione per l’episodio intitolato Ceci N’est Pas Une King of the Hill (2004). Sempre in quel periodo, ha iniziato a scrivere soggetti per il cinema: primo fra tutti, la commedia diretta da Mike Judge, Idiocracy, interpretata da Luke Wilson e Maya Rudolph e da allora, si è dedicato esclusivamente a questa attività. I suoi progetti futuri includono la sceneggiatura della divertente versione cinematografica del 22 romanzo di Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes, in cui Sacha Baron Cohen sarà Sherlock Holmes mentre Will Ferrell vestirà i panni del suo fidato collaboratore Watson. Cohen esordirà come regista nella commedia horror Boy Scouts vs. Zombies, attualmente in lavorazione presso la Paramount Pictures. Cohen vive a Los Angeles insieme alla moglie e ai loro tre figli.

 

LOWELL CUNNINGHAM (autore dell’omonima serie a fumetti della Malibu Comics), vive a Knoxville, TN, dove ha iniziato la carriera di autore freelance. Il fumetto “The Men in Black” è stato la sua prima vendita da professionista. Attualmente è impegnato nella realizzazione di nuovi progetti editoriali a fumetti, per il cinema e la televisione. Cunningham è da sempre un appassionato di fumetti, fantascienza e fenomeni paranormali. Ed è stato proprio l’intreccio fra questi suoi interessi che lo ha incoraggiato a creare il fumetto MIB, liberamente ispirato a leggende metropolitane sugli UFO. Cunningham si è laureato in filosofia presso l’Università del Tennessee. Sogna di girare tutto il mondo e recentemente è riuscito a portare a termine un primo importante obiettivo: visitare tutti e sette i continenti.

 

 

WALTER F. PARKES (produttore) e LAURIE MACDONALD (produttore) sono marito e moglie e possono vantarsi di essere fra i creatori della DreamWorks, il primo nuovo studio nato da cinquanta anni a questa parte, nonché di essere due dei produttori più attivi del momento. Tra i film di cui Parkes & MacDonald sono stati produttori o produttori esecutivi troviamo Gladiator (Il gladiatore), Amistad, Men In Black I & II, Minority Report, The Mask of Zorro (La maschera di Zorro), Catch Me If You Can (Prova a prendermi), Lemony Snicket’s A Series of Unfortunate Events (Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi), The Terminal, Road to Perdition (Era mio padre) e The Ring. Nel 2007 hanno fondato la loro società con cui hanno prodotto gli adattamenti per il grande schermo del celebre romanzo The Kite Runner (Il cacciatore di aquiloni), di Khaled Hosseini, e del thriller musical di Stephen Sondheim, Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street (Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street), con Johnny Depp, per la regia di Tim Burton. In totale i film per cui hanno lavorato hanno incassato più di 6 miliardi di dollari in tutto il mondo. Come direttori dello studio, Parkes e MacDonald, hanno curato lo sviluppo e la produzione di numerosi film DreamWorks, che hanno riscosso un grande successo ai botteghini e hanno ricevuto critiche entusiaste, tra cui —per la seconda volta nella storia della Motion Picture Academy— tre premi Oscar® al miglior film: American Beauty, Gladiator (Il gladiatore) e A Beautiful Mind, gli ultimi due prodotti in collaborazione con Universal Pictures. Altri successi di critica e di pubblico prodotti da Parkes e MacDonald sono: Almost Famous (Quasi famosi) di Cameron Crowe, What Lies Beneath (Le verità nascoste) di Robert Zemeckis e Anchorman: The Legend of Ron Burgundy di Adam McKay, Collateral di Michael Mann, e Saving Private Ryan (Salvate il soldato Ryan) di Steven Spielberg, vincitore di un Academy Award® e di un Golden Globe®, nonché campione di incassi del 1998 negli Stati Uniti. Nel 2009 si sono associati alla Abu Dhabi Media Company ed hanno fondato la “Parkes+MacDonald Image Nation”, una collaborazione che finanzierà i futuri progetti di 23 DreamWorks e di altri studio, e che si occuperà del co-finanziamento dei film prescelti. Parkes è stato nominato agli Academy Award® tre volte; la prima nomination risale al suo lavoro di regista e produttore del documentario del 1978 dal titolo California Reich sulle attività neo-naziste in California. Ha ricevuto la sua seconda nomination agli Oscar® come autore (insieme a Lawrence Lasker) della sceneggiatura originale di WarGames (Wargames – Giochi di Guerra), e la terza come produttore del film nominato come miglior film, Awakenings (Risvegli). Parkes e Lasker hanno inoltre scritto e prodotto il thriller Sneakers (I signori della truffa), con Robert Redford e Sidney Poitier. MacDonald ha iniziato la sua carriera come produttore di documentari e news alla KRON, la consorziata della NBC a San Francisco. Quando è approdata alla Columbia Pictures, ha svolto l’incarico di vice presidente di produzione. Dopo quattro anni ha fondato una società di produzione con Walter Parkes. Prima di passare alla DreamWorks, MacDonald è stata supervisore dello sviluppo e della produzione di Amblin Entertainment.

 

STEVEN SPIELBERG (produttore esecutivo), tra i filmmaker più influenti e di maggior successo dell’industria cinematografica, è uno dei partner principali dei DreamWorks Studios. Fondata nel 2009, Spielberg e Stacey Snider hanno guidato la società cinematografica in collaborazione con The Reliance Anil Dhirubhai Ambani Group. Spielberg è anche il regista che ha registrato gli incassi maggiori di tutti i tempi con i film Jaws (Lo squalo), E.T. The Extra-Terrestrial (E.T. l’extraterrestre), la serie di Indiana Jones e Jurassic Park. Come produttore esecutivo ha lavorato per la trilogia di Back to the Future (Ritorno al futuro), Men In Black e Transformers. Tra i suoi innumerevoli riconoscimenti ha vinto tre volte l’Academy Award®, due Oscar® per la migliore regia e miglior film per Schindler’s List e un terzo Oscar® per la migliore regia di Saving Private Ryan (Salvate il soldato Ryan). Tra i suoi lavori più recenti alla regia ci sono The Adventures of Tintin: Secret of the Unicorn (Le avventure di Tintin: Il segreto dell’Unicorno), che ha vinto il Golden Globe come miglior film animato, e War Horse, che ha ottenuto una nomination come miglior film dalla Academy of Motion Pictures Arts and Sciences. Inoltre recentemente è stato produttore di Super 8, diretto da J.J. Abrams e produttore esecutivo di Transformers 3, diretto da Michael Bay. Spielberg ha iniziato la sua carriera in televisione curando la regia di alcuni episodi di “Columbo”, “Marcus Welby, MD” e “Night Gallery”. Il suo film “Duel”, succes-sivamente presentato a livello internazionale, l’ha aiutato a lanciare la sua carriera cinematografica che lo avrebbe portato alla realizzazione dei suoi primi film, Sugarland Express e Jaws (Lo squalo). La serie TV che ha riscosso il successo maggiore è stata “ER”, vincitrice di un Emmy, di cui Spielberg è stato produttore esecutivo insieme alla sua Amblin Entertainment e Warner Bros. TV. Le miniserie “Band of Brothers” e “The Pacific”, di cui è stato produttore esecutivo, hanno vinto l’Emmy Award come migliori miniserie. Attualmente è produttore esecutivo degli show TV della DreamWorks “Falling Skies”, “The River” e “Smash”. Spielberg ha dedicato gran parte del suo tempo e delle sue risorse a diverse cause a scopo a scopo benefico. Ha creato The Righteous Persons Foundation usando i proventi del film “Schindler’s List”, e ha fondato la Survivors of the Shoah Visual History Foundation, che nel 2005 è diventata la USC Shoah Foundation Institute for Visual History and Education. 24 Questa fondazione ha raccolto più di 52000 testimonianze di superstiti dell’olocausto ed è dedicata alla ricerca e alla creazione di borse di studio nelle discipline umanistiche e nelle scienze sociali.

 

 

G. MAC BROWN (produttore esecutivo) vanta una lunga e insigne carriera nel cinema. Ha vissuto per molto tempo a New York City ed ha lavorato per più di 30 anni come produttore e produttore esecutivo per alcuni dei film più belli ambientati a New York, tra cui Last Exit to Brooklyn (Ultima fermata Brooklyn di Uli Edel), Light Sleeper (Lo spacciatore di Paul Schrader), Scent of a Woman (Profumo di donna di Martin Brest), You’ve Got Mail (C’è post@ per te di Nora Ephron), Unfaithful (Unfaithful – L’amore infedele di Adrian Lyne), The Interpreter (di Sydney Pollack) e il pluripremiato The Departed (The Departed – Il bene e il male di Martin Scorsese). Inoltre ha lavorato come produttore o produttore esecutivo di film al fianco di Warren Beatty, James Toback, Steve Kloves, Beeban Kidron, Susan Seidelman, Sydney Lumet, Lasse Hallstrom e Frank Oz. Negli ultimi anni Brown ha lasciato New York City, continuando però a collaborare con alcuni dei migliori registi della nostra epoca. Inizialmente si è recato in Australia per produrre il film epico di Baz Luhrmann Australia. In seguito si è trasferito a Chicago ed ha lavorato con Michael Mann a Public Enemies (Nemico pubblico), poi si è spostato a Los Angeles per produrre il premiato film di Sofia Coppola Somewhere.

 

 

 

BILL POPE, ASC (direttore della fotografia) non è nuovo ai blockbuster e ai franchise cinematografici, essendosi già occupato della fotografia di Spider-Man™ 2 e Spider-Man 3 per Sam Raimi, e della trilogia di The Matrix diretta dai fratelli Wachowski, per cui è stato nominato ai BAFTA nel 2000 (per il primo film). Altri suoi crediti nella fotografia cinematografica comprendono: Scott Pilgrim vs. the World, Clueless (Ragazze a Beverly Hills), diretto da Amy Heckerling; e Team America: World Police (Team America) con Matt Stone e Trey Parker. Ha inoltre partecipato al progetto di laurea di Barry Sonnenfeld presso la scuola di cinema della NYU.

 

 

BO WELCH (scenografo) è uno degli scenografi più versatili e di maggior talento del cinema contemporaneo. Ha dato vita ad importanti collaborazioni con alcuni dei registi più noti, ottenendo quattro candidature agli Oscar® e cimentandosi anche dietro la macchina da presa. Dopo la laurea presso il College di Architettura dell’Università dell’Arizona, Welch ha inaugurato una promettente carriera come architetto a Los Angeles. Per provare qualcosa di nuovo, in seguito ha trovato lavoro presso la Universal Studios come scenografo. Il primo film in cui ha lavorato è stato Used Cars (La fantastica sfida) di Robert Zemeckis e il western di Walter Hill The Long Riders (I cavalieri dalle lunghe ombre). Dopo aver collaborato al set dei film Mommie Dearest (Mammina cara) e Mel Brooks’ History of the World: Part I (La pazza storia del mondo), Welch è stato direttore artistico di Swing Shift (Tempo di swing) di Jonathan Demme. Nel 1986 è stato nominato agli Oscar® per la direzione artistica di The Color Purple (Il colore viola) di Steven Spielberg. È stato scenografo della patinata storia di vampiri diretta da 25 Joel Schumacher dal titolo The Lost Boys (Ragazzi perduti), e poco dopo ha dato il via ad una prolifica collaborazione con Tim Burton in Beetle Juice (Beetlejuice – Spiritello porcello), Edward Scissorhands (Edward manidiforbice) che gli è valso un BAFTA) e Batman Returns. Gli splendidi ambienti che Welch ha realizzato per A Little Princess (La piccola principessa) di Alfonso Cuarón gli hanno meritato la sua seconda nomination agli Oscar®, nel 1996. L’Accademia l’ha candidato nuovamente agli Oscar® nel 1997 per The Birdcage (Piume di struzzo) di Mike Nichols e nel 1998 per la commedia di fantascienza Men in Black. Altri suoi crediti cinematografici comprendono: The Accidental Tourist (Turista per caso), Ghostbusters II, Grand Canyon (Grand Canyon – Il cuore della città), Men in Black II, Primary Colors (I colori della vittoria), Wild Wild West e What Planet Are You From?(Da che pianeta vieni?) In una seconda fase della sua carriera Welch si è cimentato nella regia e nel 2000 ha esordito in TV dirigendo una puntata della serie di Barry Sonnenfeld/Barry Josephson “Secret Agent Man”, una parodia sugli agenti segreti; nel 2001 ha diretto alcune puntate di un’altra creazione di Sonnenfeld/Josephson, la satira sui fumetti dal titolo “The Tick”. Si è occupato anche della scenografia del pilota della serie. Nel 2005 ha esordito nella regia cinematografica del film live-action adattato dal famoso libro per l’infanzia Dr. Seuss’ The Cat in the Hat (Il gatto … e il cappello matto). Prima di creare la scenografia di Men in Black 3, Welch è stato lo scenografo di Thor, uscito nel 2011.

 

 

DON ZIMMERMAN, A.C.E. (montaggio) recentemente ha montato i due film con Ben Stiller, Night at the Museum (Una notte al museo) di Shawn Levy, e Just Married (Oggi sposi… niente sesso). La sua lunga lista di crediti comprende: They Came from Upstairs (Alieni in soffitta), Fun With Dick And Jane (Dick & Jane – Operazione furto), Flight of the Phoenix (Il volo della fenice), The Cat in the Hat (il gatto… e il cappello matto), A Walk in the Clouds (Il profumo del mosto selvatico), Nutty Professor (Il professore matto), Liar Liar (Bugiardo, bugiardo), Half Baked, Patch Adams, Dragonfly (Il segno della libellula – Dragonfly), Best Friends (Amici come prima) di Norman Jewison, Roxanne di Fred Schepisi, Prince of Tides (Il principe delle maree) di Barbra Streisand, Everyone’s All-American (Un amore una vita), Fatal Beauty, Navy Seals (Navy Seals – Pagati per morire), Diggstown (La notte dell’imbroglio), Indecent Proposal (Proposta indecente), Ace Ventura: Pet Detective (Ace Ventura – L’Acchiappanimali), The Scout (Un colpo da campione) e Rocky III e Rocky IV (credito condiviso con un altro scenografo). Nel 1978 Zimmerman è stato nominato all’Oscar® per il suo primo film come montatore, Coming Home (Tornando a casa) di Hal Ashby, con Jane Fonda e Jon Voight. Ha nuovamente collaborato con Ashby in Being There (Oltre il giardino) con Peter Sellers. Anche Ashby, prima di diventare regista, era un montatore e Zimmerman aveva collaborato con lui per tredici anni.

 

 

DANNY ELFMAN (compositore) ha ricevuto numerosi premi, fra cui un Grammy Award, un Emmy Award, tre nomination ai Golden Globe e quattro agli Oscar®. Nel 1998 ha ottenuto una duplice nomination agli Oscar® per la migliore colonna sonora originale di Men in Black di Barry Sonnenfeld e di Good Will Hunting (Will Hunting – Genio ribelle) di Gus 26 Van Sant. Ha ricevuto la sua terza candidatura agli Oscar® per il fantasy di Tim Burton Big Fish. Elfman è stato nominato recentemente agli Oscar® per la colonna sonora dell’apprezzato film biografico Milk, diretto da Gus Van Sant, ai Golden Globe per la musica di Alice in Wonderland di Tim Burton. Complessivamente, ha composto le colonne sonore di oltre 60 film, lavorando per registi del calibro di Tim Burton, Gus Van Sant, Sam Raimi, Shawn Levy, Ang Lee, Taylor Hackford, Paul Haggis, Errol Morris, Rob Marshall, Brett Ratner, Guillermo del Toro, Wayne Wang, Timur Bekmambetov, Barry Sonnenfeld, Brian De Palma, Peter Jackson, The Hughes Brothers, Richard Donner, Jon Amiel, Martin Brest e Warren Beatty. Elfman ha lavorato per film di ogni genere: Spider-Man™ (1 and 2), Batman and Batman Returns, Men in Black (1 and 2), Edward Scissorhands (Edward Manidiforbice), Beetlejuice, To Die For (Da morire), A Simple Plan (Soldi sporchi), Mission: Impossible, The Nightmare Before Christmas, The Family Man, Wanted (Wanted – Scegli il tuo destino), Taking Woodstock (Motel Woodstock), Dick Tracy, Darkman, e Chicago. Per la televisione, ha vinto un Emmy Award per il tema musicale della serie “Desperate Housewives” ed è stato nominato agli Emmy per il tema musicale di “The Simpsons”, la serie comica in onda in prima serata da tempo immemorabile. Nato a Los Angeles Elfman ha fatto esperienza suonando e componendo, a 18 anni, per la troupe teatrale francese Le Grand Magic Circus. L’anno seguente ha collaborato con suo fratello Richard, esibendosi in numeri di teatro musicale sulle strade della California. Elfman ha quindi lavorato con un “cabaret musicale surrealistico” per sei anni, in cui ha avuto la possibilità di esplorare vari generi musicali. Per 17 anni ha scritto musica e suonato con la rock band Oingo Boingo, realizzando alcuni successi fra cui: “Weird Science” e “Dead Man’s Party”. Il suo primo incarico per un’orchestra è stato “Serenada Schizophrana”, al Carnegie Hall. La sua prima composizione per il balletto “Rabbit and Rogue” è stata presentata a livello mondiale con l’American Ballet Theatre (ABT) presso la Metropolitan Opera House del Lincoln Center di New York, nel giugno 2008. Il balletto è stato coreografato da Twyla Tharp. I crediti cinematografici più recenti di Elfman comprendono il grande successo di Alice in Wonderland, Real Steel di Shawn Levy, Restless di Gus Van Sant, Frankenweenie e Dark Shadows. Il suo spettacolo al Cirque du Soleil, dal titolo “Iris” è stato rappresentato per un anno presso il Kodak Theater di Hollywood.

 

MARY VOGT (costumista) è una veterana del franchise Man In Black, avendo già lavorato nei due film precedenti. Recentemente ha collaborato alla commedia DreamWorks A Thousand Words con Eddie Murphy, e a Dinner with Schmucks (A cena con un cretino) per la regia di Jay Roach, dopo essersi occupata del telefilm HBO “Recount” nel 2008. Quello stesso anno ha inoltre realizzato i costumi di Fantastic Four: The Rise of the Silver Surfer (Silver Surfer e i fantastici 4). Altri suoi crediti cinematografici comprendono: RV (Vita da camper), Son of the Mask (The Mask 2), Unconditional Men e Inspector Gadget. La Science Fiction Academy le ha consegnato un Saturn award per il suo lavoro in Hocus Pocus e l’ha nominata ai Saturn Award per Batman Returns. Vogt ha ideato i costumi di numerosi progetti televisivi, il più recente dei quali è stato il film di NBC “Boldly Going Nowhere”, nel 2009. Inoltre ha lavorato nella serie “Pushing Daisies” 27 che gli è valsa una nomination agli Emmy® e nella serie ABC “Night Stalker.” Vogt ama anche il teatro. Nel 2005 ha ideato i costumi per “Private Lives” al Pasadena Playhouse e le sue creazioni hanno ricevuto una nomination ai LA Theater Critics Award. Nata a Long Beach, Long Island, Vogt si è diplomata presso il Fashion Institute of Technology di New York. Il suo primo incarico professionale è stato come illustratrice professionale presso la Lord & Taylor, uno dei negozi più importanti di Manhattan. Ha studiato al Pasadena Art Center College of Design. Il suo primo lavoro per Hollywood è stato come sketch artist. Con lo scopo di realizzare la sua grande passione di diventare costumista per il cinema, ha svolto diversi incarichi per poi diventare assistente di diversi stilisti. Il suo eclettico background la rende in grado non solo di realizzare illustrazioni ma anche di fabbricare un costume, creando il modello, tagliando e cucendo la stoffa, fino alle ultime rifiniture.

 

 

RICK BAKER (Trucco dell’alieno/effetti speciali) è un artista leader nel campo della creazione di creature e di trucco realizzato con arti artificiali, da oltre 40 anni. All’inizio della sua carriera, il suo mentore è stato l’innovatore e pioniere in questo campo Dick Smith e Baker ha avuto l’occasione di affinare il suo talento in film del calibro: The Exorcist (L’esorcista), Live and Let Die (Vivi e lascia morire), e per la TV The Autobiography of Miss Jane Pittman, che è valso a Baker un Emmy. Mentre la sua reputazione si andava consolidando a Hollywood, Baker ha superato i confini del trucco tradizionale, trasformando David Naughton nel feroce lupo mannaro a quattro zampe in An American Werewolf in London (Un lupo mannaro americano a Londra). L’utilizzo ingegnoso da parte di Rick di protesi e pupazzi gli è valso un Oscar® per i migliori risultati nel campo del trucco, nel primo anno in cui è stata inaugurata questa categoria dall’Academy. Grazie al suo talento e al suo perfezionismo, ha ottenuto l’incarico di realizzare una serie di creature leggendarie in Harry and the Hendersons, Michael Jackson’s Thriller, Greystoke: The Legend of Tarzan, Lord of the Apes (Greystock – La leggenda di Tarzan signore delle scimmie), Gorillas in the Mist (Gorilla nella nebbia), Coming to America (Il principe cerca moglie), Gremlins 2: The New Batch (Gremlins 2 – La nuova stirpe), Men in Black, The Nutty Professor (Il professore matto), Mighty Joe Young (Il grande Joe), e How The Grinch Stole Christmas (Il grinch). Nel 2011 Baker ha vinto il suo settimo Academy Award® per aver sapientemente contribuito alla trasformazione di Benicio Del Toro e di Sir Anthony Hopkins in lupi mannari in The Wolfman. Nonostante sia dedito alla creazione di mostri e di creature spaventose, Baker è un artista sensibile e gentile, appassionato del suo lavoro e della sua famiglia.

 

KEN RALSTON (supervisore effetti visivi) è un pioniere nel campo degli effetti visivi, supervisore degli effetti e capo creativo dello studio premiato con l’Oscar® per le sue innovazioni in questo campo, la Sony Pictures Imageworks. Per oltre 30 anni, le sue visioni intuitive e la sua ineguagliata maestria negli effetti visivi hanno sorpreso il pubblico con la creazione di mondi incredibili. Recentemente è stato onorato con una nomination agli Academy Award® per il suo lavori di supervisore agli effetti visivi in Alice in Wonderland. Diversi progetti importanti ed innovativi della Sony Pictures Imageworks hanno beneficiato 28 del suo acume artistico, comprese le sue numerose collaborazioni con il regista premio Oscar® Robert Zemeckis in Beowulf, The Polar Express, e Cast Away. Prima di unirsi alla Imageworks, ha impresso il suo inconfondibile tratto artistico e tecnico nei film della Industrial Light & Magic. Grazie alle sue riuscite sperimentazioni tecniche, ha svolto un ruolo centrale nel diffondere la fama della società. Ha vinto ben cinque Oscar®, fra cui una statuetta speciale che gli è stata consegnata per gli effetti visivi del fenomenale Star Wars: Episode VI – Return of the Jedi (Guerre stellari – Il ritorno dello Jedi), del 1984. Inoltre ha ricevuto l’Oscar® per i migliori effetti visivi di Forrest Gump (che ha ricevuto l’Oscar® anche come miglior film), per Death Becomes Her (La morte di fa bella), Who Framed Roger Rabbit (Chi ha incastrato Roger Rabbit), e Cocoon (Cocoon – L’energia dell’universo) di Ron Howard. Altri importanti crediti cinematografici di Ralston comprendono la supervisione degli effetti visivi di The Rocketeer (Le avventure di Rocketeer), Jumanji, Star Trek IV: The Voyage Home (Star Trek IV: Rotta verso la Terra), Star Trek III: The Search For Spock (Star Trek III: Alla ricerca di Spok), Star Trek II: The Wrath Of Khan (Star Trek II: L’ira di Khan), Dragonslayer (Il drago del lato di fuoco), per cui è stato nominato anche agli Oscar®, e la trilogia di Back to the Future (Ritorno al futuro) ottenendo una nomination agli Academy Award® per i migliori effetti visivi in Back to the Future II (Ritorno al futuro II). La carriera di Ralston è iniziata presso la Cascade Pictures di Hollywood, una società specializzata nell’animazione commerciale, in cui ha lavorato per oltre 150 memorabili campagne pubblicitarie all’inizio degli anni ‘70. Ha costruito set, scolpito modelli, animato pupazzi, creato effetti ottici e animazione stop motion per leggendari personaggi commerciali quali Poppin’ Fresh, the Pillsbury Dough Boy e The Jolly Green Giant.

 

 

JAY REDD (supervisore effetti visivi) lavora presso la Sony Pictures Imageworks. I suoi incarichi più recenti nel campo della supervisione degli effetti visivi riguardano i tre cortometraggi in CGI dei Looney Tunes: “Rabid Rider”, “Fur of Flying” e “Coyote Falls”. Redd ha trascorso più di dieci anni presso la Sony Pictures Imageworks, un periodo in cui è stato supervisore effetti visivi del film d’animazione nominato all’Oscar ® Monster House e del film di Walt Disney Pictures The Haunted Mansion (La casa del fantasmi). In precedenza è stato supervisore degli effetti digitali di Stuart Little 2 e ha ricevuto il VES Award (da parte della Visual Effects Society) per la migliore animazione di un personaggio in un film animato. Ha contribuito alla creazione del protagonista del primo film su Stuart Little: si tratta della prima volta in cui un personaggio è stato interamente realizzato con immagini generate al computer (CGI) in un film di live-action. Questa innovazione è valso a Stuart Little una candidatura agli Academy Award® per i migliori effetti visivi. Nell’agosto 1996 è entrato a far parte di Sony Pictures Imageworks, in cui ha lavorato con Robert Zemeckis in Contact. Il suo interesse per l’astronomia lo ha reso il candidato ideale per creare la scena dell’apertura del film, una sequenza composta da 4710 frame, che nel corso di 3 minuti e 19 secondi racconta il viaggio dalla Terra fino ai confini dell’ignoto. Si tratta della prima sequenza di animazione digitale nominata agli Annie Award. 29 Prima di entrare alla Imageworks, ha trascorso quattro anni con la Rhythm & Hues, in cui ha lavorato come supervisore CG di numerosi spot commerciali, attrazioni nei parchi a tema e lungometraggi quali Waterworld e il premio Oscar® Babe (Babe, maialino coraggioso). Redd ha iniziato la sua carriera nel mondo degli effetti visivi a Salt Lake City, città in cui è nato, lavorando un una società di post produzione in cui si occupava di ritocchi fotografici digitali, tipografia e graphic design. Ha viaggiato in tutti gli Stati Uniti e ha tenuto conferenze presso la Visual Effects Society, la UCLA, il 3D Festival, 3December, il London Effects and Animation Festival, FMX, l’ Australian Effects e Animation Festival, SIGGRAPH. Per questi corsi ha prodotto una varietà di articoli e pubblicazioni ed è stato intervistato da diversi magazine. Al SIGGRAPH 2002, Redd, insieme al supervisore degli effetti visivi Jerome Chen e ad altri esperti del settore, ha presentato “Let the Feathers Fly”, un corso completo sulla magia di Stuart Little 2. Ha frequentato l’Università dello Utah dove ha studiato fotografia e tecniche di illuminazione digitale.

Un pensiero su “23 maggio Men In Black 3 in 3D Tutte le curiosità

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