INCHIESTA CINEMA ITALIANO PRIMA DOMANDA AI PROTAGONISTI

Secondo te perché in Italia e’ sempre più difficile creare un film evento stile “Quasi amici” dove la storia supera i nomi del cast artistico e supera la diffidenze su temi particolari come malattia?

 
Rispondono i protagonisti VERDONE, VERONESI, BRUNO, BRUNI,LUCHETTI,LUCINI,MINIERO, VERONESI, VANZINA E BRIZZI

ENRICO VANZINA : In Italia non si fa “Quasi amici” perchè i nostri produttori sono ancorati stoltamente ai cast e non ai film.

CARLO VERDONE :  Lo so io quello che dovetti penare per realizzare “Perdiamoci di Vista”. Una vera lotta col produttore. I temi sociali vengono, provincialmente, sempre visti come sfollagente. Temi che ,secondo molti  produttori, la gente non vuole vedere perché si deprime. Ecco che una risposta europea, venuta dalla Francia ha messo tutti a tacere. La gente invece cerca “leggerezza” anche nel dramma.

FRANCESCO BRUNI : Credo semplicemente che non ci sia la predisposizione  per progetti di quel genere da parte di produttori e distributori, che preferiscono affidarsi a volti noti (e talora usurati) piuttosto che puntare sull’effetto di verità e novità che può venire da facce nuove.

NERI PARENTI : Perchè i film si fanno più sui protagonisti. Oggi molto spesso devi sceneggiare i contratti.Credo che Benvenuti al Sud sia però un esempio di film con protagonisti a quei tempi scelti perchè adatti alla storia e non perchè fossero sulla cresta dell’onda. Peccato che era un film francese.

DANIELE LUCHETTI : In Italia è difficile sperimentare. I francesi fanno il triplo dei nostri film, e il loro costo medio è molto più alto dei nostri. Questo permette di far crescere attori, autori, produttori. Che si fanno largo puntando su talento e idee, non appoggiandosi solo alle scoperte televisive.

LUCA MINIERO :  Penso che ci sono paesi come la Francia dove i film sono piu belli. Non e’ stato sempre cosi. Prima di Amelie  i film francesi erano sinonimo di noia. Ora non più’. ( Non parlo dei classici) C’è speranza anche per noi, non siamo piu scemi degli altri. Credo  che il sistema produttivo faccia alla lunga la differenza, va cambiato, serve uno stato che metta la cultura al centro. Come per il calcio sono rari i campioni in campionati minori!

GIOVANNI VERONESI : in Italia c’e’ sempre stata una stupida superstizione che allontana dalle storie argomenti più profondi come la malattia. A volte io stesso mi sono trovato a dover discutere scene perche erano ambientate in ospedale. Si pensa erroneamente che la gente non voglia argomenti che toccano sentimenti come la tristezza o la disgrazia. Ma se i film sono belli e scritti bene il pubblico premia, vedi “Quasi amici”.

MASSIMILIANO BRUNO : Quasi amici è un buon film e in Italia è andato bene. l’aspetto sociale francamente non l’ho trovato così predominante nel film. Era una bella storia e funzionava ma il pubblico non credo ci sia andato per l’aspetto sociale ma per la componente del divertimento e della solidarietà che funziona da sempre in tutti i film. E’ un caso e si verificherà ancora magari con un altro tipo di film (forse un film di genere). Per quanto riguarda i film senza attori, ce ne sono diversi che sono andati bene anche in Italia. Quando abbiamo fatto Notte Prima degli Esami non c’erano attori conosciuti eppure il pubblico lo ha amato e premiato con l’incasso e con un David di Donatello.

LUCA LUCINI : perche’ manca la visione del progetto, ultimamente non sto girando piu’ film perche’ mi propongono idee di marketing piu’ che storie per film, a mio avviso si deve ripartire dal raccontare storie emozionanti, divertenti o drammatiche che siano ma storie forti.

FAUSTO BRIZZI : Un film come “Quasi amici” è un jolly che non si programma. Qualche anno fa un piccolo capolavoro italiano che parlava di handicap “Si può fare” non ha sfondato al botteghino ma aveva tutte le carte in regola. I fattori in gioco sono sempre tanti e imprevedibili.