20 giugno ”L’uomo d’acciaio” in 3D (“Man of Steel”) – curiosità

 

LA PRODUZIONE

 

 

L’EVOLUZIONE DI UN SUPEREROE MODERNO

 

JOR-EL

Darai agli abitanti della Terra un ideale per cui lottare.  Ti seguiranno.

Incespicheranno.  Cadranno. Ma poi ti raggiungeranno nel sole.

E tu li aiuterai a realizzare meraviglie.

 

Nato come Kal-El su Krypton, cresciuto come Clark Kent sulla Terra.  A quale mondo appartiene?  Per quale mondo deve lottare?  Queste sono le domande che Superman deve affrontare, e le sue scelte determineranno il destino del pianeta che ha sempre chiamato casa.

 “Nel mondo dei supereroi, Superman è un personaggio senza compromessi che esiste per rappresentare il meglio che tutti noi possiamo essere”, afferma il regista Zack Snyder.  “E’ perfetto, è colui per cui ci battiamo, un dio magico, un’icona non solo del mondo dei fumetti, ma della cultura popolare”.

Creato dallo scrittore Jerry Siegel e dall’artista Joe Shuster e apparso per la prima volta nel fumetto Action Comics #1, pubblicato il 18 aprile del 1938, Superman è diventato rapidamente un fenomeno culturale, conquistando fan in tutto il mondo con film dal vero e d’animazione, telefilm, programmi radiofonici, videogames, social media e libri, combattendo contro i peggiori cattivi di tutti i tempi.

Poiché il personaggio è una vera icona, Henry Cavill, che si libra nei cieli nel film d’avventura e d’azione di Snyder, era nello stesso tempo eccitato e preoccupato all’idea di dover interpretare “l’uomo d’acciaio”.  “Superman è una di quelle figure veramente speciali che l’uomo ha creato nel corso della storia”, dice.  “Rappresenta la speranza, la capacità di superare le avversità anche se non sembrano esserci probabilità di riuscire.  E’ qualcosa cui dobbiamo restare aggrappati, non importa in quale momento siamo della nostra esistenza o cosa succede nel mondo.  In un modo o nell’altro supereremo sempre le difficoltà, dunque la speranza avrà un ruolo importante nella nostra vita.  Indossare quel mantello di speranza come Superman era un’opportunità che non potevo lasciarmi sfuggire”.

Ben conosciuto per la grande energia che riesce a infondere all’azione dei suoi film e per la capacità di creare mondi fantastici sullo schermo, inizialmente Snyder ha esitato ad accettare la responsabilità di riportare sul grande schermo uno dei primi supereroi dei fumetti.  “Adoravo i fumetti da piccolo e Superman era uno dei miei preferiti, ma non ero sicuro di volerlo fare”, riconosce.  “Non avevo la sicurezza che avrei potuto portare il personaggio dove non era mai stato prima”.

Poi ha letto la sceneggiatura scritta da David S. Goyer, da un soggetto di Goyer stesso e di uno dei produttori del film, Christopher Nolan.  “Senza infrangere i canoni, senza togliere le cose che lo rendono Superman, sono stati capaci di renderlo semplicemente perfetto -”, dice Snyder.  “Il viaggio si prospettava molto interessante e per questo l’ho affrontato”.

“Il pubblico riconoscerà come familiare il ritratto che il film fa di Superman come grande supereroe e, anche se in alcuni momenti della sua storia appariva una figura impenetrabile, quasi come quella di un dio, noi l’abbiamo delineato come un personaggio più vicino a noi, che affronta problemi come l’amore, la lealtà e la famiglia, proprio come se fosse umano lui stesso”, sostiene Nolan.

La storia ha colpito la fantasia del produttore Charles Roven.  “La sceneggiatura mi è piaciuta fin daIl’inizio perché ho sentito che c’era tutto quello con cui sono cresciuto, eppure l’approccio a un personaggio così conosciuto e amato era completamente nuovo, fresco.  E’ una figura che stimola ambizioni positive e credo che tutti i bambini crescano pensando che un giorno anche loro potrebbero essere come Superman. Quello che mi è piaciuto di questa storia è che parla ancora di un personaggio cui si vorrebbe assomigliare, ma che è molto più complesso di come lo abbiamo conosciuto prima. Questa volta sono tanti i percorsi emotivi che deve affrontare”.

Per portare il personaggio su questa strada durante il processo di produzione, Snyder ha scelto istintivamente di reinventarsi come realizzatore, anche se aveva già lavorato a questo genere di film in passato.

“Eravamo emozionatissimi quando Zack ha accettato di girare il film”, afferma la produttrice Emma Thomas.  “Aveva già dimostrato ampiamente la sua grande capacità di dominare le complessità tecniche e narrative rappresentate da questo genere particolare nei suoi film precedenti e le sue qualità, unite al suo amore per il personaggio, lo rendevano semplicemente perfetto per portare sullo schermo Superman in un contesto moderno”.

 “Una delle prime cose che Zack mi ha detto è stata ‘Questo sarà il film più realistico che ho mai girato, non è ironico? Ma era questo il nostro obiettivo: far diventare Superman importante per il pubblico di oggi, renderlo adatto al contesto attuale”, ricorda la produttrice Deborah Snyder.

Per ottenere il massimo realismo, il regista ha scelto di girare in 2D invece che in 3D e di convertire il film solo in post-produzione.  “Zack sentiva che uno stile di ripresa più attento ai particolari, compresa la macchina da presa a spalla, ci avrebbe aiutato a entrare in relazione con Clark che, quando lo incontriamo per la prima volta, si sente a disagio, cerca di trovare il suo posto senza riuscirci, una sensazione che ognuno di noi ha provato in qualche momento della vita”, continua Snyder.

Nello scrivere la storia con Nolan, lo sceneggiatore David Goyer ha deciso che “il film fosse incentrato sulle scelte.  Parla di un uomo che ha due padri: Jor-El, il padre kryptoniano di Kal, e Jonathan Kent, il padre di Clark sulla Terra.  Clark/Kal è cresciuto con due storie alle spalle, ma ne conosce una sola e ora ha bisogno di riconciliarsi con quelle conoscenze se deve diventare l’uomo che, sicuramente, tutti e due i padri a modo loro vogliono che diventi”.

I due modelli che influenzano la sua vita sono interpretati da due grandi attori: Kevin Costner è Jonathan Kent e Russell Crowe è Jor-El.  Diane Lane è Martha Kent, moglie di Jonathan e madre di Clark, una presenza sempre ferma e serena nella vita del figlio.  E, quando Clark inizia a scoprire il segreto della sua nascita e decide quale destino seguire, incontra una donna che potrebbe influenzare molto le sue scelte e che ha il potere di mettere a soqquadro il suo mondo: la giornalista investigativa Lois Lane, interpretata da Amy Adams.

“Parte del percorso di Clark è l’accettazione”, fa notare Adams.  “La rifugge, la evita, perché lui stesso non ha ancora fatto pace con chi è veramente ed è quindi condannato a un’esistenza solitaria.  Ha dovuto faticare per non far notare i suoi poteri e ha commesso alcuni errori, ma questo lo rende estremamente intrigante per una persona come Lois, il cui lavoro, la cui indole la portano a scoprire – e a rivelare – la verità”.

Nel mondo ipertecnologico in cui viviamo è praticamente impossibile nascondere le notizie al pubblico e così è difficile immaginare che un alieno proveniente da un altro pianeta possa vivere tra noi a lungo senza che nessuno se ne accorga. E, ovviamente, una volta scoperto non riuscirebbe mai a vivere in pace.

“Sapevamo che raccontare la storia di Superman in un contesto moderno significava affrontare i simboli della nostra era”, sottolinea Snyder.  “E il personaggio stesso arriva circondato da tante aspettative, in fondo è idolatrato da 75 anni, quindi era importante controllare le conseguenze di ogni decisione quando modernizzavamo lui e il suo ambiente, da Smallville al costume con la S”.

“Tutto cresce e si evolve a un certo punto e penso che questa versione moderna sia un ulteriore stadio di evoluzione”, afferma Cavill. “Se si leggono i fumetti DC, come New 52 di un paio di anni fa, si nota che anche loro lo hanno fatto, forse in modo diverso da Zack, Chris e David, ma il nuovo costume di Superman è completamente diverso, il suo atteggiamento è leggermente differente, anche se le caratteristiche fondamentali sono rimaste le stesse. E’ stato cambiato per il lettore di oggi, come noi lo abbiamo cambiato per il pubblico di oggi”.

Anche se i realizzatori hanno esplorato la genesi del leggendario personaggio, Snyder dice: “Sapevamo che l’azione doveva essere molto più che grande, doveva mozzare il fiato, far saltare gli spettatori sulla poltrona, non abbiamo mai perso di vista il fatto che stavamo realizzando un film di Superman”.

 

 

 

 

 

SCEGLIERE UN’ICONA

CLARK/KAL-EL

Ho tante domande.  Da dove vengo?

 

                Quando incontriamo per la prima volta Clark Kent in “Man of Steel”, è un uomo cresciuto nascondendosi al mondo.  E’ impossibile per lui sfuggire agli occhi sempre più sospettosi degli abitanti di Smallville – in parte perché ha mostrato i suoi superpoteri , ma anche perché non è capace di rimanere nascosto, come gli consiglia il padre adottivo, Jonathan.  Dunque Clark ha abbandonato tutto ciò che conosce e che ama e vaga in un deserto metaforico di lavori bizzarri e solitudine emotiva, alla ricerca del vero se stesso.

“Clark sente di dover stare ai margini della società”, spiega Zack Snyder.  “In questo modo, se è costretto a usare i suoi poteri – per salvare una vita o altro – è più facile per lui dileguarsi”. 

Comunque è un’esistenza solitaria, priva di amicizie e piena di desideri. Sapendo di non appartenere al pianeta Terra, è anche preoccupato di cosa potrebbero fargli gli umani se fosse rivelato il livello della sua unicità. E se anche riuscisse a scoprire le sue vere origini è sicuro di appartenervi ancora? La sua è un’esistenza solitaria, priva di compagnia e piena di nostalgia.

“Si chiede ‘Qual è il mio scopo?’  Tutti noi ci poniamo questa domanda, ma per Clark è più difficile perché le cose che gli riescono meglio sono quelle che terrorizzano gli altri”, continua il regista: La consapevolezza della sua esistenza metterebbe in discussione tutto ciò che sappiamo su noi stessi.  Quindi resta solo, cercando di scoprire quale sia il suo posto nel mondo, da dove proviene e qual è il suo destino. Penso che il pubblico si sentirà coinvolto, perché molti di noi si pongono le stesse domande e vivono le stesse insicurezze quando iniziano ad affrontare la vita”.

L’attore inglese Henry Cavill, che interpreta questo ruolo così ricco di sfaccettature, dice: “Clark si è sempre sentito un emarginato.  E’ cresciuto con Jonathan e Martha Kent, che gli hanno insegnato a non reagire in modo violento e aggressivo e, soprattutto, a non rivelare mai di cosa è capace.  Ma il dolore di essere un giovane uomo diverso dagli altri e il non poter dividere con nessuno questa pena, fanno aumentare in lui il senso di isolamento, amplificato dal fatto che si sente incapace di modificare la situazione, anche se in realtà possiede tutti i poteri del mondo”.

“Henry è riuscito a trovare il modo di esprimere le tante contraddizioni del personaggio”, sostiene Snyder.  “Clark è superiore fisicamente, ma non può mostrarlo, ha una vista ai raggi X, ma deve imparare a regolarla e anche se non viene capito dalla razza umana riesce sempre a vedere il lato buono delle persone ed è sempre pronto ad aiutare.  Henry ha fatto un lavoro incredibile nell’esprimere con sincerità i conflitti del suo ruolo”.

Nell’affrontare un ruolo impegnativo sia fisicamente che emotivamente, Cavill dice di aver trovato una valida guida in Snyder.  “Zack è stato fantastico”, dice l’attore.  “La sua energia è sempre al massimo e per quanto le ore sul set fossero lunghe lui riusciva a renderle sempre interessanti e coinvolgenti per il cast e la troupe.  Dopo tutto stavamo facendo un film di Superman, e l’atteggiamento positivo di Zack ce lo ricordava ogni giorno”.

Secondo Roven, interpretare Superman ha dato a Cavill una spinta simile a quella che vive un bambino quando indossa un mantello e immagina di poter volare nei cieli.  “Quando ha indossato quel costume, l’atteggiamento di Henry è cambiato di colpo.  Si era ormai impadronito del personaggio, che ci fosse o no la macchina da presa, e ha lavorato duro a ogni aspetto della sua performance. E’ stato divertente da osservare”.

Cavill ha iniziato le sue ricerche sul personaggio andando alla fonte, i fumetti.  “Mi sono immerso nei fumetti e questa è stata la base di partenza per il mio personaggio, che è molto più complesso di quanto la maggior parte della gente pensi.  Ovviamente ha un codice morale, ma vive profondi conflitti.  Nella storia che raccontiamo, la storia delle sue origini, scopre il suo passato insieme agli spettatori, così, quando deve decidere se lottare per la Terra o per Krypton, insomma…non è proprio una decisione facile da prendere”.

 

LARA LOR-VAN

Sarà un emarginato.  Lo uccideranno.

 

JOR-EL

E come?  Sarà un dio per loro.

 

Jonathan e Martha Kent trovano un bambino nella capsula spaziale che è atterrata nei campi della loro fattoria, alla periferia di Smallville, Kansas, e, invece di avvertire le autorità, nascondono la capsula, chiamano il bambino Clark e lo crescono come fosse figlio loro.  Il segreto non è facile da mantenere perché il piccolo alieno possiede una sensibilità e dei poteri soprannaturali che piano piano provocano preoccupazione nella comunità.  I Kent vivono nella costante paura di sentir bussare alla porta e di veder entrare qualcuno che potrebbe portarsi via Clark per sempre.

“Jonathan e Martha sono consapevoli che trovare Clark è stata una benedizione, ma anche un problema”, dice Snyder.  “Jonathan sa di essere non solo un padre, ma la persona che, mentre protegge il figlio a qualsiasi costo, deve tenere tutto sotto controllo.  Capisce che è una cosa molto, molto più grande di lui, Clark potrebbe cambiare il corso della storia”.

Questo padre amorevole e preoccupato deve far capire al figlio quanto la sua esistenza sia importante per gli uomini, anche se loro non ne sono affatto consapevoli.

E’ Kevin Costner che interpreta Jonathan Kent, le cui responsabilità di padre sono molto più grandi di quanto potesse immaginare.  “Un padre deve insegnare e proteggere.  Il mio personaggio dice a Clark che lui è un miracolo, la prova che non siamo soli nell’universo”, afferma l’attore.  “E’ un peso enorme da sostenere, ma Jonathan è convinto che suo figlio sia sulla Terra per un motivo e, come gli dice, arriverà il giorno in cui dovrà decidere se sentirsi orgoglioso di fronte alla razza umana o no”.

Costner pensa che i temi del film, in particolare il rapporto tra il suo personaggio e quello di Cavill, siano molto legati al mondo reale.  “Spesso la gente parla dei film come se fossero realtà”, dice.  “Ma la verità è che talvolta i film possono costruire momenti in cui ti chiedi ‘Cosa farei in questa situazione?  Che tipo di uomo sono?’”

Anche se non è stato presente nella giovane vita di Clark, è compito del padre biologico, Jor-El, spiegare al figlio quanto sia cruciale la sua esistenza, ma questa volta per Krypton.  Quando scopre le proprie radici aliene, in quanto ultimo figlio di quel pianeta, e di chiamarsi in realtà Kal-El, Clark inizia ad avere consapevolezza di sé per la prima volta nella vita.

Kal-El è la luce nella vita dei suoi genitori, anche se solo per momento, perché subito dopo la sua nascita il padre, Jor-El, la mente scientifica del pianeta, e la madre, Lara Lor-Van, devono prendere la terribile decisione di inviare il loro bambino nello spazio alla ricerca di un rifugio.  Le risorse naturali di Krypton sono esaurite e presto il pianeta imploderà.  Gli appelli di Jor-El per l’evacuazione sono rimasti inascoltati e lui crede che l’unico modo per non far scomparire la razza kryptoniana sia mettere in salvo il piccolo Kal, nella speranza che possa sopravvivere.

“Jor-El è un sostenitore della libera scelta e questo lo ha escluso dalla società kryptoniana”, spiega Goyer.  “Lo considerano un criminale, un nemico dello Stato.  Tra le speranze che nutre per Kal c’è che porti avanti questa filosofia del libero pensiero.”

Russell Crowe, che interpreta lo scienziato ribelle, dice: “Se si guarda alla storia pensando che Jor-El è semplicemente una brava persona, credo che si sottovaluti il fatto che ci sia, almeno secondo me, un tocco di follia, di profonda disperazione in lui, in ciò che sta facendo. E’ l’ultima occasione per far continuare a vivere Krypton”.

Per raggiungere il suo obiettivo, Jor-El deve raccontare a Kal la storia del suo passato e spiegargli l’importanza del suo futuro.  E questo avviene quando nel corso del suo viaggio Clark arriva nell’unico luogo sulla Terra in cui Jor-El può connettersi a lui: una tundra ghiacciata che nasconde un segreto che risale a 20,000 anni prima…e che permette a Kal di trovarsi faccia a faccia con l’immagine del padre.

“Una delle cose fondamentali che Jor-El dice al figlio è che in questo mondo lui deve uscire dall’ombra e contribuire a correggere gli sbagli commessi su Krypton”, rivela Crowe.  “E’ una responsabilità enorme, ma se non adempierà al suo destino…non ci sarà più nessuno”.

Spezza il cuore vedere Lara Lor-Van, la moglie di Jor-El, mettere il piccolo Kal-El in una capsula di salvataggio e inviarlo su un altro pianeta, animata dalla speranza che almeno lui possa sopravvivere. E’ un atto molto doloroso per la donna, che ha appena dato alla luce il bimbo.

Ayelet Zurer, che interpreta Lara, dice: “E’ una donna molto coraggiosa che si trova in una situazione terribilmente angosciante. Mi ricorda le donne dei paesi tormentati dalla guerra e quello che fanno per salvare i loro bambini. Nessuna madre allontanerebbe il proprio figlio… a meno che non sia convinta che ci siano speranze di salvezza”.

Malgrado nella sua testa risuonino le voci paterne, anche le donne della vita di Clark/Kal-El influiscono sulle sue scelte: una dotata di forza tranquilla, l’altra di intuito e tenacia.

“Ho pensato a Martha Kent come a una donna molto pragmatica”, dice Diane Lane del suo personaggio, la madre di Clark sulla Terra, nel vero senso della parola.  “Credo che sia stata costretta ad esserlo, perché quando trovi un bambino così nella tua fattoria”, dice ridendo, “e ti rendi conto dei poteri che questo esserino possiede, hai l’obbligo morale di essere la miglior guida possibile.  Sa che è speciale, e che se le è stata data la possibilità di essere madre c’è un motivo. Considera un dovere – e un onore – dovergIi spiegare il mondo nel modo migliore di cui è capace”.

Per interpretare il ruolo, Lane ha fatto ricorso alla sua esperienza di genitrice e a quella di sua madre.  “Ricordo che quando ero piccola spezzavo tutte le matite colorate per convincere mia madre a fare quello che volevo.  Immagino che se avessi avuto la forza di buttare giù la casa, probabilmente lo avrei fatto.  A quel punto pensi che forse c’è un altro modo per gestire quei sentimenti.  Nel film Martha trova il modo di aiutare il figlioletto a calmarsi quando le difficoltà sono troppe, proteggendolo dagli estranei, senza vergognarsi dei suoi poteri.  Sa che lui avrà bisogno anche una grande forza interiore, oltre a quella fisica, per affrontare il mondo”.

“Diane e Kevin sono i perfetti genitori americani”, dice Deborah Snyder.  “Sono stati davvero generosi con i giovani attori che hanno interpretato Clark e hanno regalato tanta emozione alle scene con loro e con Henry.  E’ stato davvero commovente”.

Quando cresce e se ne va di casa, Clark inizia a viaggiare, ma lascia dietro di sé una involontaria scia di atti coraggiosi e apparentemente impossibili e inspiegabili. La giornalista premio Pulitzer Lois Lane del The Daily Planet si trova in Artide quando vede Clark usare i suoi straordinari poteri e si convince di avere tra le mani la storia del secolo, ma è ignara delle conseguenze che questo potrebbe avere per l’uomo misterioso.

E’ Amy Adams che interpreta uno dei personaggi femminili più famosi dei fumetti, che non ha superpoteri, se non quello della deduzione.  “Come molti giornalisti, Lois è assolutamente concentrata sulla storia che vuole raccontare.  Non ha paura di scoprire la verità, è convinta che sia più importante del benessere personale, ma è diventata una specie di dipendenza, che annebbia la sua capacità di giudizio e la allontana dalla gente reale che c’è dietro una storia”.

Così rimane sorpresa dall’affermazione di Clark che il mondo forse non è pronto alla sua verità e ripensa ai suoi obiettivi.  “Lois riconosce che non c’è un’unica verità, ma c’è una verità da prospettive diverse”, continua Adams, aggiungendo che, a causa della sua ambizione e forse per la natura del suo lavoro, “Lois ha perso la fiducia nell’onestà.  Vedere e sentire che le intenzioni di Clark sono pure le dà forza, è una sorta di rinascita per lei. E’ molto interessante che sia  una persona proveniente da un altro mondo a renderla più umana”.

“Lois è un personaggio complicato”, dice Deborah Snyder.  “E’ dura, aggressiva, ma anche bella e sensibile, non è davvero la damigella che deve essere salvata. E’ una donna moderna. Siamo stati molto fortunati ad avere un’attrice come Amy, perché ha aggiunto profondità e passione al suo personaggio”.

Mentre Lois crede di avere una storia da prima pagina per il Planet, il suo direttore è molto più scettico.  Nel ruolo di Perry White c’è Laurence Fishburne, un fan del genere che non si è lasciato sfuggire l’occasione di poter lavorare con Zack Snyder.  “Fin dal mio primo incontro con Zack, prima ancora che iniziassimo a parlare della sceneggiatura o della storia, ho creduto nel progetto”, dice Fishburne.  “Ho sempre ammirato il suo lavoro e credo che sia un regista che può realizzare un film basato sui fumetti e sul mondo del romanzo grafico, quindi ho pensato che avrebbe fatto un lavoro magnifico con Superman”.

L’attore comprende perché la popolarità del supereroe duri da così tanto tempo.  “‘Anche le persone normali hanno bisogno di sentirsi come Superman qualche volta, con la moglie, con i bambini, con i colleghi di lavoro o con gli amici.  Ci sono dei momenti in cui abbiamo bisogno che qualcuno ci dica che siamo straordinari, che siamo capaci di cose incredibili.  Mi piace il modo in cui gli sceneggiatori hanno strutturato questa particolare storia, perché suggerisce che siamo speciali, che possiamo fare grandi cose e che non sono importanti i superpoteri, ma le scelte che compiamo”.

Fortunatamente per Clark, Perry definisce un cumulo di sciocchezze l’articolo di Lois sull’alieno arrivato sulla Terra.  Comunque, sfortunatamente per Clark e per gli abitanti della Terra, diventa ininfluente che Lois scelga di inseguire la sua storia anche senza il consenso di Perry quando ad attirare l’attenzione del pianeta arriva l’astronave Black Zero, comandata dallo spietato generale Zod.

“Qualcuno una volta ha detto che nessuno cattivo pensa a se stesso come a un cattivo, anzi è sempre l’eroe della sua storia”, sostiene Goyer.  “E Zod è convinto di essere una nobile figura”. 

E Michael Shannon, che interpreta il carismatico leader militare, pensa che il comportamento di Zod non sia del tutto patriottico.  “Penso che chiunque faccia il guerriero di professione e passi la vita a impartire ordini si abitui a una certa struttura.  Se questa struttura è stata fatta saltare, avranno sempre quell’impulso. Quando si ha il potere, fa piacere esercitarlo.  Ma è interessante osservare Zod che cerca di restare fedele alle sue intenzioni”.

Sia Zod che il suo compatriota di un tempo, Jor-El, hanno messo in cima ai loro pensieri, anche se in modo diverso, la sopravvivenza della loro specie.  “Zod è davvero convinto che ciò che sta facendo è per il bene di Krypton”, osserva Cavill.  “Ha cercato di spiegarlo a Jor-El, ma avevano opinioni diverse, allora ci prova con il mio personaggio.  Quando racconta a Kal di quanto era bello Krypton e di quanto potrebbe esserlo ancora, si sente la forza e la passione della sua visione.  E’ proprio quello che considera necessario raggiungere che lo trasforma da visionario in dittatore e distruttore.  Michael lo interpreta con magnifica imperturbabilità”.

“Bisogna fare un confronto”, sostiene Shannon, “e vale sicuramente la pena chiedersi se la Terra fosse nella stessa situazione di Krypton all’inizio del film, cosa potremmo fare?  Sicuramente ci sarebbe più di una soluzione, più di una scelta. Da quale parte schierarsi? Zod a suo modo ha scelto una posizione, forse non più forzata di quella di Jor-El.  Solo diversa”.

Zack Snyder osserva che sia Crowe che Shannon infondono la stessa passione e forza alle scene che girano insieme.  “Russell e Michael si completano perfettamente.  Poiché I loro personaggi hanno una lunga storia nel film, era importante che scattasse l’alchimia e loro sono stati eccezionali, hanno superato ogni mia aspettativa”.

Zod e il suo spietato equipaggio sono guerrieri che non possono più proteggere il loro paese, quindi hanno deciso di preservare la loro razza.  Antje Traue, che interpreta la coraggiosa vice di Zod, Faora-Ul, dice che la determinazione del suo personaggio è dovuta al fatto che “lei è una creatura soddisfatta dalla violenza, non prova rimorsi, infligge sofferenze e le vive lei stessa, ma non c’è un sottotesto. E la sua lealtà è assoluta: Faora serve Zod, combatte per lui, lo protegge, lo segue senza fare domande”. 

“Faora non è davvero malvagia, non è cattiva in sé”, spiega Goyer. “Noi la giudichiamo con occhi di umani, ma su Krypton esiste un sistema di caste, al cui interno ogni abitante ricopre un ruolo specifico.  Faora è stata cresciuta per diventare una guerriera, per uccidere e obbedire agli ordini, per lei la compassione è solo debolezza.  Dunque, seguendo Zod, fa ciò per cui è nata”.

L’invasione di Zod si scontra con le forze U.S.A., non meno devote al dovere e decise a salvare il loro pianeta. Tra i loro leader c’è il colonnello dell’aviazione Nathan Hardy, interpretato da Christopher Meloni, all’inizio piuttosto contrario a che dei civili abbiano a che fare con le operazioni militari, soprattutto Lois Lane.

“Avete mai visto un cane che rizza il pelo sulla schiena?”, dice sorridendo Meloni.  “E’ quello che succede a Hardy quando incontra per la prima volta Lois. Lei è una vera schiacciasassi, ma lui non ha alcuna intenzione di abbassare a testa”.  Hardy ha lo stesso atteggiamento ostile anche nei confronti di Superman.  “Non si fida di lui, forse ne ha paura. Secondo me lo considera un’arma piuttosto potente, il che ha un senso se si pensa al mestiere di Hardy”.

Malgrado la natura della battaglia tra i ribelli kryptoniani e l’Esercito U.S.A, Meloni sostiene che il film fornisce un’analisi interessante sulla natura del potere.  “Nel film il percorso di Superman riguarda in parte come imparare a controllare i propri poteri, il che solleva la questione ‘Cosa è vero potere?’  Io penso che il vero potere sia perdonare, rifiutare, il vero potere non è basato sulla paura”.

Nel cast ci sono inoltre Harry Lennix nel ruolo del Generale Swanwick; Richard Schiff in quello del Dr. Emil Hamilton, uno scienziato che collabora con l’unità militare di Swanwick nell’Artico; Michael Kelly è il giornalista sportivo del Daily Planet Steve Lombard; e Cooper Timberline e Dylan Sprayberry che interpretano Clark Kent rispettivamente all’età di 9 e 13 anni.

“Abbiamo avuto un cast fantastico”, dice Zack Snyder.  “Era importantissimo per tutti noi essere sicuri che gli attori non solo rispondessero alle necessità della storia, ma che incarnassero quei personaggi così conosciuti e amati da legioni di fan in tutto il mondo: Credo che lo abbiano fatto e nel modo migliore”.

LA COSTRUZIONE DEL MONDO

 

JONATHAN KENT

Sei tu la risposta, figlio mio.  Sei tu la risposta alla domanda ‘siamo soli nell’universo?’

Devo credere che sei stato mandato qui per una ragione, e anche se ti ci vorrà tutta la vita devi scoprire quale sia questa ragione.

 

Tornare all’inizio della storia di Superman – a Krypton e ai suoi abitanti – ha offerto al regista Zack Snyder e allo scenografo Alex McDowell l’opportunità di “costruire un mondo”, immaginario e fantastico, ma logico. Il loro obiettivo era che il pubblico si sentisse così immerso in quell’ambiente da non metterne neppure in discussione il realismo.  “Si progetta una spazio che deve ospitare una narrazione complessa, costruire una storia che si rifletterà in tutto il corso del film e bisogna seguire delle regole, le regole che guidano quel mondo”, afferma McDowell.

                I realizzatori hanno immaginato un pianeta sull’orlo della distruzione, un luogo in cui i governanti si sono arresi all’inevitabile e la loro inerzia e incapacità ha portato alla rovina la loro cultura e la loro terra.  Avanti anni luce rispetto alla Terra in campo tecnologico, hanno esaurito tutte le loro risorse energetiche e il pianeta sta collassando.

                Queste due premesse – l’esaurimento delle risorse e la base organica della loro tecnologia – sono state le basi su cui è stata costruita la storia di Krypton.  “Il pianeta è stato perforato per ricavarne risorse”, spiega McDowell.  “Hanno deforestato la superficie e hanno scavato per costruire città sotterranee in uno spazio protetto, il più profondo possibile.  Quindi abbiamo progettato la loro architettura e la loro tecnologia perché avessero un aspetto naturale, non ci sono linee rette su Krypton”.

                La sfida era di costruire set che si sono rivelati “forse i più complessi mai progettati e costruiti da un dipartimento artistico”, dice ridendo McDowell.  Il compito è stato troppo complicato anche per i computer e la squadra di designer è dovuta tornare alle sculture di schiuma che poi sono state scannerizzate.  Molto interessante, forse, è stato l’uso del CNC (Computer Numerical Control) per ricavare le centinaia di “costole” di legno che formano lo scheletro di Krypton.  Lavorarle a mano avrebbe richiesto una enorme quantità di tempo, come costruire tutti i set usando il CNC.  Ne è risultato un felice matrimonio tra l’artigianato e la tecnologia d’avanguardia: le “costole” costruite dal CNC sono state sistemate dai nostri esperti carpentieri, poi intonacate dalla squadra delle costruzioni e infine decorate dagli artisti di scena. 

“Non potevamo farlo in modo tradizionale”, ricorda McDowell, “ma neppure ricostruire tutto al computer.  Ad ogni passo dovevamo decidere quale strategia usare, la tecnologia digitale o i metodi classici, stavamo attraversando territori nuovi.  Un ottimo compromesso è stato creare grandi set che ci hanno permesso di lavorare molto con la macchina da presa”.  Anche gli elementi più piccoli dell’architettura e degli arredi di scena sono stati creati usando un mix di sculture e prototipi o tecnologie 3D, quindi gli oggetti esistevano e rappresentavano un supporto tangibile per le performance degli attori.

                Per gli spettatori molto attenti c’è un’altra dimensione della cultura kryptoniana sulle pareti di quel mondo alieno: un linguaggio completamente nuovo.  Tutto inizia con il geroglifico S sul costume di Superman, che significa “speranza” e che poi porta a una serie di quaranta o cinquanta ideogrammi che indicano le altre casate di Krypton o altro.  La felice scoperta è avvenuta quando McDowell, mentre preparava i set a Vancouver, Canada, ha letto un articolo che parlava di come la linguista Dr. Christine Schreyer, dell’University of British Columbia, usasse Ie lingue inventate dei Klingon e dei Na’vi per insegnare ai suoi studenti come capire i linguaggi perduti.  La studiosa ha spiegato ai realizzatori le regole di base dello sviluppo del linguaggio e una di queste è l’importanza della cultura.  Ad esempio, nella cultura inglese tutto è incentrato sull’individuo, si dice “I want an apple”.  I realizzatori hanno invece deciso che a Krypton il centro fosse l’oggetto e la frase diventa “apple I want”, quindi l’oggetto prima del soggetto.  E questo è stato l’inizio della strutturazione della lingua kryptoniana.  In poco tempo e con l’aiuto di Schreyer, sono state elaborate oltre 300 parole e frasi, che il team ha poi fatto avere allo scrittore David Goyer, e tra loro sono state scelte quelle da tracciare sui robot, sulle spade e sulle creature volanti.

McDowell afferma che la creazione di un linguaggio è stata indicativa di un processo per la costruzione di un mondo che lui ama molto.  “Ognuno di quei dettagli, come il fatto che la ‘S’ in una conchiglia si trova sul petto di un supereroe che proviene da un altro pianeta, diventa un problema da risolvere.  Solleva una quantità di domande che ti permettono di addentrarti in questo mondo”.

                Far rinascere una lingua “perduta” è perfetto, considerando che “perduto” è l’aggettivo unificante per tutto ciò che riguarda Krypton: affetti perduti, cultura perduta, opportunità perdute e livello tecnologico perduto.  Questo si riflette non solo nell’arido paesaggio e negli edifici crollati di Krypton, ma anche nell’antiquata flotta di astronavi che si vedono nel film, come la Black Zero, in passato mandata fuori servizio e poi riadattata a penitenziario, e la Scout, abbandonata nell’Artico dopo il fallimento della sua missione sulla Terra.

La Black Zero – una enorme struttura a forma di tripode usata per ospitare migliaia di rifugiati e collegata a un gigantesco Phantom Projector capace di catapultarla nella Zona Fantsma – assomiglia, secondo McDowell a “un enorme motore con delle persone sopra”. 

                In netto contrasto con la nave sporca ma funzionale di Zod è la Scout, ancora in ottime condizioni, che assomiglia a un baccello, una metafora del suo compito, quello di trovare mondi nuovi e ospitali per i kryptoniani.  Legata nel design al casato di El, riflette un approccio più morbido e corretto, quello impersonato da Jor-El.

                “Man of Steel” comunque non si è occupato solo del fantastico mondo di Krypton, ma anche della Terra, della sua bellezza e del legame emotivo che Clark Kent ha con lei.  Synder aveva deciso di avvalersi il più possibile di location reali, evitando visioni stilizzate, anzi, portando il pubblico all’interno del mondo di Clark e invitandolo a condividere le sue esperienze.  Le riprese hanno portato la troupe in tante città diverse, dalla cittadina di Plano, Illinois, alla metropoli che è Chicago.  Si sono poi avventurati tra i ghiacciai della British Columbia, a bordo di una nave per la pesca dei granchi, la Debbie Sue, al largo di Ucluelet, Vancouver Island – per una scena in cui sono travolti da onde alte più di 10 metri.  La troupe si è poi trasferita nell’ambiente opposto, nel Mojave Desert in California, dove ha avuto il privilegio di girare all’interno della Edwards Air Force Base.  In ogni location si è cercato il più possibile di girare in situ, evitando al massimo l’aggiunta di green screen.

A Chicago il team di McDowell ha trasformato un intero piano della vecchia Sears Tower, che oggi si chiama Willis Tower, negli uffici del Daily Planet, e ha usato la 111 East Wacker di Chicago per alcuni esterni di Metropolis.  L’edificio è stato progettato negli anni ’50 da Ludwig Mies van der Rohe ed è considerata una delle sue opere migliori.

                Una sequenza molto impegnativa, un sorpasso sull’autostrada, richiedeva un cambio d percorso per le oltre 40,000 auto che la percorrono ogni giorno.  “In genere, quando si gira questo tipo di scena, si cercano luoghi che sono chiusi per qualche motivo”, dice l’ispettore di produzione supervisore Bill Doyle.  “Se sono in costruzione si può contrattare direttamente con il direttore dei lavori, altrimenti chiudere una strada richiede mesi di programmazione e studi SCAT (Signal Coordination and Timing) e ottenere i permessi è difficile.  Ma quando abbiamo avuto con noi la Illinois State Patrol tutto è stato più facile e il risultato, credo, è stato fantastico.  Avevamo scelto quel luogo perché avevamo bisogno contemporaneamente di campi di mais e di un sorpasso e non c’era altro a meno di tre ore da Chicago”.

                Una delle location più importanti è stata la cittadini di Plano, Illinois, che doveva ospitare la città in cui vive Clark, Smallville.  “Plano ci ha accolto con grande generosità, ci ha permesso di chiudere tutto e di trasformarla nel nostro set.  Abbiamo lavorato con la loro polizia e i loro vigili del fuoco e anche tanti abitanti hanno prestato la loro opera per garantire la nostra sicurezza. E’ una comunità calorosa e accogliente”, ricorda Deborah Snyder.

La cittadina è stata la base ideale su cui costruire il resto di Smallville.  “In un certo senso, Smallville rapprsenta l’innocenza di Clark”, dice Goyer says.  “E’ il suo lato umano, una espressione fisica del suo retaggio terrestre e un porto sicuro.  A differenza di molte cose nella sua vita, non è complicata, è casa sua”.

                Gli spazi tra gli edifici di Plano sono stati riempiti con pubblicità di Sears, 7-Eleven e IHOP, immediatamente identificabili come simboli caratteristici della vecchia America.  A venti minuti dalla città, in un paesaggio di morbide colline, è stata ricostruita la fattoria dei Kent, circondata da campi di mais.

                “La fattoria della famiglia Kent è servita anche a radicare il film in una realtà che umanizza Clark e, nello stesso tempo, ricorda la crisi economica con il contrasto tra la casa di Clark quando era giovane e quella cui ritorna da adulto, abbandonata e in decadenza”, fa notare McDowell.

                Il supporto di Plano è stato molto importante per i realizzatori, perché la storia aveva bisogno di numerose scene d’azione che prevedevano esplosioni, frammenti che volavano in giro e voli radenti – usando veri velivoli militari.  Plano, come afferma Doyle, sostanzialmente ha permesso alla produzione “di fare ogni genere di cose folli”.

                Ma è stato fondamentale soprattutto il supporto del Department of Defense, che ha fornito alla produzione parti di aerei, jet con pilota, elicotteri, un cargo, consulenti tecnici e almeno 300 soldati come comparse.

In California la produzione ha avuto il pieno sostegno della Edwards Air Force Base per altre scene e per la preparazione degli attori.  Girare in una base dell’Aeronautica in attività è stata un’esperienza fantastica per il cast e la troupe, è stata la prima volta nella loro vita in cui hanno potuto vedere da vicino un cargo C17 o un jet da combattimento F35.

“Abbiamo trascorso dei momenti magnifici lavorando con loro”, ricorda il coproduttore Wes Coller, “a partire dall’idea di come si potrebbe rispondere a una minaccia come quella del film.  E’ stato incredibile lavorare con persone di quel livello e in una base dell’aeronautica come quella di Edwards, dove sono successe tante cose importanti.  Siamo stati fortunati perché ci hanno accolto a braccia aperte”.

“Non credo che saremmo riusciti a fare questo film senza di loro”, dichiara Roven.  “Sono stati grandi, non solo ci hanno permesso di usare il loro incredibile patrimonio, ma si sono sempre dati da fare perché quello che stavamo facendo fosse credibile e corretto, contribuendo notevolmente al realismo cui tenevamo tanto”.

                Parte di questo realismo è stato ottenuto anche con l’uso quasi esclusivo della macchina a spalla, una scelta senza precedenti in un film di queste dimensioni.  Zack Snyder ha collaborato con il direttore della fotografi Amir Mokri per inserire gli elementi di uno stile documentaristico e l’uso di obiettivi che in genere non vengono usati per la macchina a spalla, oltre a dollies e attrezzature speciali ha colmato il divario tra l’immediatezza della Steadicam e l’eleganza della tradizionale ripresa dei grandi film d’azione.

                Anche gli attori hanno apprezzato il lavoro della macchina da presa a spalla.  “Mi piaceva che la macchina non fosse così rigida”, riflette Cavill.  “Permette grande libertà nella recitazione e questo è importante”.

                Uno degli aspetti più importanti è stato quello degli effetti speciali e visivi, tenendo conto che sono ben poche le cose che Superman fa senza qualche tipo di effetto.  Ma il regista, che aveva stretto rapporti molto forti con il regista della seconda unità e coordinatore degli stunt Damon Caro e il supervisore degli effetti visivi John “DJ” DesJardin, ha sempre avuto fiducia nel suo team.  “Abbiamo affrontato le difficoltà ogni volta che si presentavano”, dice Snyder.  “Sapevamo che Superman non può fare nulla che non debba poi essere completato almeno parzialmente in post-produzione.  Non può volare grazie ai cavi, li abbiamo usati solo per avere una prospettiva e gli angoli di ripresa, nei moderni film di supereroi non si usa più”.

“C’erano un miliardo di decisioni da prendere ogni piccolo movimento e per me è stato importantissimo poter lavorare con Damon and DJ”, continua il regista.  “Ci capivamo al volo e volevamo tutti girare il film più cool possibile”.

 

 

 

 

SE IL COSTUME VA BENE…

 

LOIS

Cosa significa la ‘S’?

 

CLARK/KAL-EL

Non è una ‘S.’  Nel mio mondo significa ‘speranza.’

 

LOIS

Qui è una ‘S.’

 

La S è forse lo stemma più conosciuto della storia e ha sempre rappresentato la forza e il coraggio del supereroe che lo esibisce con orgoglio sul petto.  In origine stava per Superman, poi la “S” è diventata il simbolo araldico della casata di El e significa “speranza”.  Anche gli altri membri dell’elite kryptoniana hanno ciascuno un ideogramma, ne ha uno lo stesso Zod, che risale alla storia del loro pianeta e non ha alcun riferimento alla simbologia terrestre.

Per i costumisti James Acheson e Michael Wilkinson, modernizzare l’ideogramma e il costume è stata la prima e più emozionante sfida che hanno dovuto affrontare e vi si sono avvicinati con rispetto, ma senza timore reverenziale, malgrado fossero così chiaramente identificabili.  Ma è stato altrettanto importante integrarli nell’estetica complessiva dell’universo kryptoniano che Syder e il suo team avevano creato.

“Invece della tradizionale spiegazione che il costume era stato realizzato con la stoffa in cui i genitori lo avevano avvolto quando lo avevano messo in salvo nella navicella spaziale, abbiamo deciso di partire dal concetto che tutti i Kryptoniani indossano sotto gli abiti un costume protettivo”, afferma Wilkinson.  “E infatti su Krypton vediamo che Jor-El, gli altri membri del consiglio e i soldati indossano lo stesso costume sotto gli abiti o le armature e ognuno ha impresso lo stemma della casata cui appartiene”.

                Una volta stabilita l’origine del costume, è stato compito dei disegnatori inserire quello che è conosciuto in tutto il mondo come “il costume di Superman” nella storia.  Acheson e il suo team hanno ne hanno disegnate decine di versioni, con i calzoncini rossi che diventavano sempre più piccoli fino a che un giorno sono scomparsi del tutto.  Il processo è stato completato con i disegni di Wilkinson illustrati da Keith Christensen e Warren Manser.  Dopo parecchi mesi di sviluppo e vari prototipi hanno realizzato un costume che conservava gli elementi essenziali dell’originale, ma nel contempo era molto più attuale, grazie anche a ciò che offre la tecnologia moderna: 3D digital body scans, computer design e materiali di ultima generazione.

                Realizzare concretamente il disegno del costume di Superman e quelli degli altri kryptoniani è stato un po’ più complicato.  Ad esempio, basandosi sui body scans di Cavill, il team di Wilkinson ha preparato un costume di taglia naturale, aggiungendo rilievi che sottolineassero le parti del corpo, usando schiuma di lattice e latex, con riflessi metallici, mentre il simbolo “S” è stato realizzato al computer con un programma in 3.

Malgrado il design high tech, assicura Snyder: “Ha un mantello rosso, ha una ‘S’ sul petto, un costume blu e gli stivali rossi.  E’ Superman”.

                Fin dall’inizio è stato stabilito che a Krypton tutti indossano il mantello, ma non di colori vivaci: quello di Jor-El è blu scuro, quello di Zod nero, un sottile accenno alla cupezza in cui è stata fatta precipitare la casata dai suoi membri.  Il gran concilio del pianeta, dice Wilkinson “è gravato dal peso della storia e dei pregiudizi culturali che impediscono di trovare nuove soluzioni ai problemi”.

Indossano quindi abiti pesanti che rappresentano l’onere del loro mondo e l’antica grandeur, ormai svanita.  “Abbiamo realizzato noi stessi i tessuti perché apparissero alieni – abbiamo usato velluti e ricami che dessero il senso di una grande e sofisticata cultura ormai in declino”, aggiunge.

                Sulla Terra invece il bisogno di Clark di non farsi notare si riflette chiaramente nel suo abbigliamento.  “Anche lui indossa abiti a strati”, dice Wilkinson.  “Mette il cappuccio, si fa crescere la barba, si mescola tra la folla.  Vediamo di sfuggita qualcosa di grande, ma la sua trasformazione inizia solo quando indossa il costume di Superman.  A quel punto la sua sagoma è completamente diversa, il modo di muoversi è diverso, non è più come tutti gli altri uomini”.

 

DIVENTARE SUPERMAN

 

JONATHAN KENT

Tu non sei uno qualunque… Devi decidere che tipo di uomo vuoi diventare…

Chiunque sarai, buono o cattivo, cambierai il mondo .

 

                Per sviluppare il fisico richiesto dal ruolo, Henry Cavill si è allenato per mesi con Mark Twight di Gym Jones.  Twight, che aveva già lavorato con Zack Snyder in “300”, ricorda: “Zack è venuto da me e mi ha detto ‘Ho un altro progetto e probabilmente sarà più duro del primo.  Ho bisogno che tu faccia sembrare Superman una persona’”.

L’idea, ammette Twight, “mi ha spaventato e lusingato nello stesso tempo.  Ma Zack mi ha portato una persona ansiosa di mettersi al lavoro.  Il fitness non è solo forza fisica, ma forza di carattere, impegna tutte le risorse disponibili per il raggiungimento di un obiettivo e solo se le aspettative sono alte i risultati saranno di conseguenza alti”.

Mescolando varie tecniche di allenamento, Twight e il suo team, tra cui il trainer Michael Blevins, sono riusciti a lavorare con l’attore per fargli raggiungere quelle abilità, quella forza e quella sicurezza che gli erano necessarie per girare le scene d’azione e di lotta.

“Ha incominciato a crederci veramente quando ha capito che poteva sollevare più del doppio del proprio peso”, dice Twight.  “Henry ha raggiunto un livello di disciplina e di forza fisica davvero notevoli”.  Ma la cosa più importante è stata che Cavill ha centrato l’obiettivo e ha aggiunto 15 libbre di muscoli al suo peso, solo con la disciplina e il duro lavoro.  “Henry ha detto che voleva diventare come quando indossava il costume”, aggiunge Twight.  “Non ha avuto neppure bisogno di truccare il corpo nelle scene in cui appare senza camicia perché tutto il lavoro che aveva fatto si vedeva”.

                “L’allenamento è stata una vera scoperta”, rivela Cavill.  “Ho imparato che posso fare cose che prima ritenevo assolutamente impossibili.  Mark fa molta attenzione a che il programma si evolva e mi ha aperto gli occhi facendomi vedere che ero in grado di superare quelli che credevo i miei limiti.  Mi ha torchiato, quasi non ce la facevo a camminare, mi sentivo malissimo…ma sono andato avanti”, dice con un sorriso.  Il duro allenamento ha portato a quello che Cavill chiama “il momento della consapevolezza” quando pensi ‘okay, posso farcela, primo non mi ucciderà, secondo sono in buone mani e tre mi piace’.  Sì, fa male, è atroce.  Ma mi è piaciuto arrivare al momento in cui capisci che il tuo corpo è capace di fare certe cose, quando succede è magnifico”.

                In queste parole Twight intravede un parallelismo tra il personaggio e l’attore.  “Quella di Superman è la storia della scoperta di se stessi.  Il percorso di Henry è in un certo senso simile, ha scoperto le sue capacità e la fiducia di riuscire a raggiungere risultati impensabili”.

                Roven adds, “Henry ha completamente trasformato il suo corpo, aveva già prima un fisico notevole, ma lo ha fatto diventare qualcosa di veramente super per questo film”, aggiunge Roven.

 

 UNA SUPER COLONNA SONORA

 

CLARK/KAL-EL

Mio padre pensava che se il mondo avesse scoperto chi ero, mi avrebbero respinto.

Era convinto che il mondo non fosse pronto.

Cosa ne pensi?

 

                Comporre la musica per un film su un supereroe potrebbe apparire un compito da far tremare i polsi, ma Hans Zimmer è perfettamente abituato al genere, infatti recentemente ha scritto la colonna sonora della trilogia di Christopher Nolan “Il cavaliere oscuro”.  “Man of Steel” è la prima collaborazione del compositore con il regista Zack Snyder.

                “Superman è un’icona in tutto il mondo, quindi la sfida di comporre le musiche per un personaggio così amato potrebbe apparire troppo ardua”, dice Snyder, “ma non per Hans”.

                Zimmer è partito dalle immagini del film, la prima è stata quella che inquadra la vastità delle terre del Midwest, dove Clark è cresciuto.  “Ho avuto l’idea di una terra senza confini, il suono dell’infinito e il suono del volo”, ricorda Zimmer, “e mi sono venute in mente le chitarre uno strumento tipico dell’America, invece della tradizionale sezione di archi.  E ho voluto usarli in modo atipico”.  Quindi ha riunito otto chitarristi – Chas Smith, Marty Rifkin, Skip Edwards, Boo Bernstein, Peter Frieberger, Rick Schmidt, JD Maness and John McClung – per eseguire partiture classiche degli archi.

                Zimmer ha poi riunito alcuni dei percussionisti più famosi del mondo in quella che ha definite la sua “drum orchestra”.  Del gruppo fanno parte musicisti come John JR Robinson, Jason Bonham, Josh Freese, Pharrell Williams, Danny Carey, Satnam Ramgotra, Toss Panos, Jim Keltner, Curt Bisquera, Trevor Lawrence Jr., Matt Chamberlain, Ryeland Allison, Bernie Dresel, Vinnie Colaiuta e Sheila E.

                “Sembra che ogni film cui lavoro”, riflette Zimmer “mi porti a fare qualcosa fuori dell’ordinario e per ‘Man of Steel’ è stata la stessa cosa”.

                “Penso che quello che ha fatto per ‘Man of Steel’ sia semplicemente perfetto”, afferma Snyder.  Coinvolgente, maestosa, aggiunge il tono giusto al nostro lavoro”.

Anche se l’uomo d’acciaio è apparso sulle pagine dei fumetti e sul piccolo e grande schermo in varie incarnazioni nel corso di 75 anni, è ancora un punto di riferimento in un mondo in costante cambiamento e sempre più complesso. 

Cavill ammette di aver capito in pieno la straordinaria responsabilità che si era assunta accettando di interpretare il ruolo del supereroe più famoso del mondo solo quando un giorno, a Plano, ha incontrato parecchi fan di Superman che lo osservavano mentre girava.  “Il loro interesse, la loro interazione con me erano molto lusinghieri, ma mi hanno anche fatto capire quanto desiderassero che io rendessi giustizia al personaggio”, racconta l’attore.  “Ho sempre considerato importante quel ruolo, ma solo quel giorno ho capito il valore della scelta che avevo fatto e mi sono sentito onorato”.

“Superman appartiene a tutti noi”, conclude Snyder.  “E’ l’eroe per antonomasia e una celebrazione della cultura del supereroe, con tutte le capacità straordinarie che possiede e che adoriamo – volo, velocità, forza – oltre alla grande umanità che lo porta a dare importanza alla famiglia, comunque la si voglia chiamare, il bisogno di amore, il senso di appartenenza.  Per questo, in mezzo a tante battaglie e ai problemi del pianeta che si carica sulle spalle al posto nostro, vogliamo che vinca: perché è vero, perché ha un cuore buono e le sue intenzioni sono pure.  Vogliamo che stia dalla nostra parte, perché vogliamo essere migliori, proprio come lui”.

IL CAST

 

 

HENRY CAVILL (Clark Kent/Kal-El) ha imposto la sua notevole presenza sia in televisione che al cinema. 

Nato nel Regno Unito, ha esordito nel cinema in “Montecristo” di Kevin Reynolds  e sempre per Reynolds ha interpretato il romantico “Tristano e Isotta”, con James Franco e Sophia Myles, seguito dal fantasy di Matthew Vaughn “Stardust”, con Claire Danes, Michelle Pfeiffer e Robert De Niro.

Cavill sarà protagonista della nuova commedia di  Woody Allen, “Whatever Works” e del film d’azione mitologico “Immortals”, per la regia di Tarsem Singh.

In televisione, Cavill ha interpretato per quattro stagioni la popolare serie di Showtime  “The Tudors”.

 

AMY ADAMS (Lois Lane)ha ricevuto ben quattro candidature agli Oscar® per i tanti ruoli interpretati sia in film indipendenti che di grandi studios. 

                L’ultima nomination agli Oscar® è arrivata per la sua performance nel film del 2012 di Paul Thomas Anderson, “The Master”, che le ha portato anche candidature ai Golden Globe e ai BAFTA e i premi della Los Angeles Film Critics e della National Society of Film Critics.

Adams sta lavorando a numerosi film, tra cui “Her”, per il regista Spike Jonze; “American Hustle” di David O. Russell; e “Big Eyes” di Tim Burton, in cui interpreta l’artista Margaret Keane, al fianco di Christoph Waltz.  Inoltre è impegnata nella produzione di “Object of Beauty”, tratto dal libro di Steve Martin, di cui sarà anche protagonista.

                Adams ha conquistato la sua prima candidatura agli Oscar® nel 2005 con il film indipendente “Junebug”, che le ha portato anche una nomination agli Screen Actors Guild (SAG) e il premio agli Independent Spirit Award, oltre a tanti altri riconoscimenti di associazioni di critici.

La seconda candidatura agli Oscar® è arrivata nel 2008 con il film di John Patrick Shanley “Il dubbio”, con Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman, che le ha fatto conquistare anche candidature ai  Golden Globe, ai BAFTA Award e ai SAG Award®.

La terza candidatura agli Oscar® l’ha ricevuta per il suo lavoro nel film di David O. Russell “The Fighter”, con Mark Wahlberg e Christian Bale, che le portato anche nomination ai Golden Globe, ai BAFTA Award e agli Screen Actors Guild (SAG) Award®.

Nel 2007 ha affascinato il pubblico e la critica con il musical di grande successo di Kevin Lima “Come d’incanto” e ha conquistato una candidatura ai Golden Globe come miglior attrice in un film, commedia o musical, con il ruolo di Giselle. 

Adams ha attirato l’attenzione del pubblico e della critica quando ha interpretato con Leonardo DiCaprio il film di Steven Spielberg “Prova a prendermi”.  Tra i suoi film ricordiamo “Ricky Bobby: la storia di un uomo che sapeva contare fino a uno” di Adam McKay, con Will Ferrell; “La guerra di Charlie Wilson” di Mike Nichols, con Tom Hanks e Julia Roberts; “Sunshine Cleaning”; “Miss Pettigrew Lives for a Day”; “Una notte al museo 2”, con Ben Stiller; “Julie & Julia” di Nora Ephron, con Meryl Streep; il film per famiglie di grande successo “The Muppets”; “Una proposta per dire sì”; e “Di nuovo in gioco” di Clint Eastwood, con Eastwood e Justin Timberlake.

                Adams è apparsa in teatro l’estate scorsa in un revival del Public Theatre del musical “Into the Woods”, una presentazione di Shakespeare in the Park, al Delacorte Theater.

 

MICHAEL SHANNON (Generale Zod) ha ricevuto una candidatura agli Academy Award®  per la sua performance in “Revolutionary Road” di Sam Mendes, tratto dal romanzo di Richard Yates, adattato da Justin Haythe, con Leonardo DiCaprio, Kate Winslet e Kathy Bates.  Recentemente è stato protagonista del dramma di Ariel Vroman “The Iceman” ed è apparso nel film “Mud”, molto apprezzato dalla critica, al fianco di Matthew McConaughey.

Shannon ha interpretato poi “The Runaways” di Floria Sigismondi, con Kristen Stewart e Dakota Fanning; “13” di Gela Babluani, con Mickey Rourke; “Take Shelter” e “Shotgun Stories” di Jeff Nichols; “The Broken Tower”, scritto, diretto e interpretato da James Franco; e “Machine Gun Preacher”, con Gerard Butler.

                Nel corso della sua carriera Shannon ha interpretato oltre 40 film e ha lavorato con registi del calibro di Werner Herzog in “My Son, My Son, What Have Ye Done” e “Il cattivo tenente”; Sydney Lumet in “Onora il padre e la madre”; Oliver Stone in “World Trade Center”; William Friedkin in “Bug”; Curtis Hanson per “Le regole del gioco” e “8 Mile”; Michael Bay per “Bad Boys II” e “Pearl Harbor”; David McNally per “Kangaroo Jack”; Cameron Crowe per “Vanilla Sky”; e John Waters per “A morte Hollywood!.

                In televisione è stato tra  protagonisti della serie di grande successo di HBO “Boardwalk Empire”, il cui cast è stato premiato per due anni consecutivi, nel 2011 e nel 2012, con lo Screen Actors Guild Award® per la miglior performance di un cast in una serie drammatica.

 

KEVIN COSTNER (Jonathan Kent) ha vinto due Academy Award®, per il miglior film e la miglior regia del suo esordio come realizzatore, “Balla coi lupi”, che in totale ha conquistato sette Oscar®, oltre a una candidatura per Costner come miglior attore.  Per il suo lavoro nel film, ha vinto anche un Golden Globe e il Directors Guild of America Award per la miglior regia.   

Nel corso della sua carriera Costner ha spaziato dalla commedia ai film d’azione fino ai ruoli drammatici, è apparso in grandi successi come “Senza via di scampo”, “Bull Durham”, “L’uomo dei sogni”, “The Bodyguard” e “Wyatt Earp”, ha avuto ruoli memorabili in “JFK”, “The Untouchables” e “Robin Hood: Principe dei ladri” ed è tornato a lavorare con il regista di “Bull Durham”, Ron Shelton, per “Tin Cup”.

Costner ha interpretato “Thirteen Days”, tornando a collaborare con il regista di “Senza via di scampo”, Roger Donaldson, e tra i suoi film ricordiamo ancora “The Company Men”, “Gioco d’amore”, “The War”, “La rapina”, “Dragonfly – Il segno della libellula”, “Litigi d’amore”, “Vizi di famiglia”, “The Guardian”, “Mr. Brooks”, “Swing Vote”, “The New Daughter” e “L’uomo del giorno dopo”, il secondo film di cui è stato regista.  Costner ha poi diretto “Open Range – Terra di confine”, che ha avuto grande successo di pubblico e di critica, di cui è stato protagonista con Robert Duvall e Annette Bening.  L’attore ha iniziato la sua carriera recitando in film indipendenti e la sua prima grande produzione è stata “Fandango”.

Costner è apparso di recente in televisione nella miniserie di History Channel “Hatfields & McCoys”, in cui interpreta il ruolo di “Devil” Anse Hatfield, il patriarca del clan, con Bill Paxton.  Costner è stato anche produttore della serie, che ha ricevuto 16 candidature agli Emmy Award, vincendone cinque, tra cui l’Emmy a Costner come miglior attore in una miniserie.  Costner ha vinto anche un Golden Globe e uno Screen Actors Guild per la sua performance.

Presto lo vedremo nel revival della serie di Tom Clancy “Jack Ryan”, con Chris Pine, e nel thriller “Three Days to Kill” per la regia di McG.

Quando non lavora per il cinema, Costner canta e suona la chitarra con la sua band, Modern West, che ha anche inciso una raccolta di canzoni ispirate a “Hatfields & McCoys” per un album intitolato Famous For Killing Each Other, con il singolo “These Hills”.  La loro canzone “The Angels Came Down”, dall’album Turn It On, è stata scelta dalle organizzazioni Gold Star Moms e Gold Star Wives che sostengono le mogli e le famiglie dei soldati caduti.

 

DIANE LANE (Martha Kent) ha conquistato candidature agli Screen Actors Guild® (SAG), ai Golden Globe e agli Oscar® e recentemente ha ricevuto critiche eccellenti per la sua performance in “Sweet Bird of Youth” di Tennessee Williams al Goodman Theater di Chicago.  In precedenza aveva ricevuto una candidatura agli Emmy Award per il ruolo interpretato nel film di HBO “Cinema Verite”, con James Gandolfini e Tim Robbins e aveva interpretato con John Malkovich “Secretariat”, per la regia di Randall Wallace.

Lane è stata indicata come miglior attrice nel 2002 dalla New York Film Critics e dalla National Society of Film Critics e ha ricevuto una candidatura agli Academy Award® per il ruolo della moglie infedele nel film di Adrian Lyne “Unfaithful – L’amore infedele”.  Nella sua filmografia quattro film con Francis Ford Coppola; “Come un uragano” di George C. Wolfe, con Richard Gere; “Hollywoodland” di Allen Coulter, con Ben Affleck e Adrien Brody; la commedia “Partnerperfetto.com”, con John Cusack e Christopher Plummer; il drammatico “A Walk on the Moon – complice la luna”, che le ha portato una candidatura agli Independent Spirit Award; la commedia romantica di Audrey Wells “Sotto il sole della Toscana”, che le ha fatto ottenere una candidatura ai Golden Globe; il film d’azione di Wolfgang Petersen “La tempesta perfetta”, con Mark Wahlberg e George Clooney; l’adattamento delle memorie di Willie Morris “Il mio cane Skip”; e il ruolo dell’attrice Paulette Goddard in “Chaplin” per la regia di Sir Richard Attenborough.

Lane è apparsa in tanti progetti televisivi, tra cui “A Streetcar Named Desire”, con Alec Baldwin e Jessica Lange; la serie della CBS “Lonesome Dove” nel ruolo di Lorena, che le ha portato una candidatura agli Emmy, con Robert Duvall; “The Virginian” di TNT, con Bill Pullman;  “Grace & Glorie” di Hallmark Hall of Fame, con Gena Rowlands; e la miniserie di CBS “The Oldest Living Confederate Widow Tells All”, tratta dal romanzo di Allan Gurganus, con Donald Sutherland e Cicely Tyson, in cui Lane ha condiviso il ruolo con Anne Bancroft.

Figlia dell’insegnante di recitazione Burt Lane e della cantante Colleen Farrington, Lane si è presentata al suo primo provino a sei anni, al La Mama Experimental Theater, ottenendo un ruolo nella versione di Andrei Serbian della “Medea” di Euripide. Nei cinque anni seguenti è apparsa in produzioni di  “Electra”, “The Trojan Women”, “The Good Woman of Szechuan” e “As You Like It”, sempre con il La Mama. Dopo aver preso parte alle produzioni di Joseph Papp “The Cherry Orchard” e “Agamemnon” al Lincoln Center nel 1976 e nel 1977, Lane è stata protagonista al The Public Theater di “Runaways” e nel 1978 ha esordito nel cinema al fianco di Sir Laurence Olivier con “A Little Romance”, di George Roy Hill.

Lane, che è il volto di Neutrogena®, un marchio leader mondiale nello sviluppo di creme e cosmetici per la cura della pelle, ultimamente ha concentrato i suoi interessi su Heifer International, Oceana e Half the Sky Movement.

LAURENCE FISHBURNE (Perry White) ha lavorato moltissimo non solo come attore, ma anche come produttore e

regista.  Nel 1992 ha vinto un Tony, un Drama Desk Award, un Outer Critic’s Circle Award e un Theater World Award

per il suo ritratto di Sterling Johnson in “Two Trains Running” di August Wilson.  Nel 1993 con il primo episodio di

“Tribeca” di Fox TV ha conquistato un Emmy Award.  E per finire, sempre nel 1993, è stato candidato agli Oscar® per

il ruolo di Ike Turner in “Tina – What’s Love Got to Do with It”.

Fishburne ha ricevuto di recente un’altra candidatura agli Emmy per la sua performance nel ruolo di Thurgood Marshall nell’adattamento di HBO del suo one-man show, “Thurgood”, che dopo aver debuttato a Broadway nel 2008, gli ha portato una candidatura ai Tony Award come miglior attore e i premi Drama Desk e Outer Critics’ Circle.  Nel 2010 ha ripreso il ruolo alla Geffen Playhouse di Los Angeles e al Kennedy Center di Washington, DC.

Tra i suoi film più recenti ricordiamo i thriller di fantascienza “The Colony”, di Jeff Renfroe, “Contagion”, di Steven

Soderbergh, e “Predators” e “Blindato” del regista Nimród Antal.  Nel 2008 è entrato nel cast della serie di grande

successo della CBS “CSI: Crime Scene Investigation” e ha firmato un accordo produttivo tra la sua Cinema Gypsy

Productions e CBS Paramount Network Television.  Tra i film prodotti da Cinema Gypsy ricordiamo “Una parola per

un sogno”, “Five Fingers – Gioco mortale” e “Once in the Life”.  Sempre nel 2008 Fishburne è apparso nel grande

successo “21”, con Kevin Spacey.  Ha inoltre firmato per interpretare, dirigere e produrre “The Alchemist”, ora in

fase di sviluppo.  Attualmente lo possiamo vedere nella serie di grande successo di NBC “Hannibal”.

Nel 2006 Fishburne è tornato a lavorare con Angela Bassett, con cui aveva girato “Tina – What’s Love Got to Do with It”, in “Una parola per un sogno”,  e la sua performance gli ha fatto vincere il premio come miglior attore ai Black Movie Awards del 2006.  Il film ha vinto altri tre premi alla stessa manifestazione, tra cui quello per il miglior film.  Subito dopo Fishburne ha interpretato ”Mission Impossible III” e l’indipendente “Bobby”, che gli ha portato una candidatura agli Screen Actors Guild Award® con tutto il cast.

Nel 2006 Fishburne ha interpretato il dramma di Alfred Uhry “Without Walls”, diretto da Christopher Ashley, al Center Theatre Group’s Mark Taper Forum a Los Angeles ed è stato premiato come miglior attore ai 17th Annual NAACP Theater Awards. Poi, ancora con Angela Bassett, è stato protagonista al The Pasadena Playhouse di “Fences” di August Wilson, facendo sempre il tutto esaurito.

Nel 2005 ha interpretato “Assault on Precinct 13” e in precedenza la trilogia di grande successo “The Matrix”, “The Matrix: Reloaded” e “The Matrix: Revolutions”.  E’ apparso inoltre in “Mystic River” di Clint Eastwood e in “Biker Boyz”.

                Nel 2000 Laurence ha esordito nella regia con un film che ha anche prodotto e interpretato, “Once in the Life”.  La sceneggiatura, che lui stesso ha scritto, era basata su un atto unico, “Riff Raff”, che aveva scritto, interpretato e diretto nel 1994 e che poi era stato rappresentato al New York’s Circle Rep Theater.  La successiva tournée a LosAngeles è stata la prima produzione di L.O.A. Productions, la sua compagnia.

                Nel 1999 è apparso al Roundabout Theater a Broadway nel ruolo di Henry II in “The Lion in Winter” ed è stato protagonista e produttore esecutivo di “Always Outnumbered”, diretto da Michael Apted per HBO. Nel 1997 Fishburne ha ricevuto una candidatura agli Emmy e un NAACP Image Award per il ruolo interpretato in “Miss Evers’ Boys”, di HBO, di cui è stato produttore esecutivo.  Basato su una storia vera, “Miss Evers’ Boys” è stato premiato con cinque Emmy, compreso quello per il miglior film per la televisione, e con il prestigioso President’s Award, che viene assegnato ai programmi che hanno dimostrato impegno in campo sociale ed educativo.

Tra i film girati da Fishburne ricordiamo “Punto di non ritorno” di Paul Anderson; “Hoodlum” di Bill Duke, che ha interpretato e prodotto; la commedia d’azione “Inseguiti”; “Othello”, in cui è stato il primo afro-americano a interpretare il Moro; il film originale di HBO “Tuskegee Airmen”, che gli ha fatto vincere un NAACP Image Award e gli ha portato candidature ai Golden Globe, agli Emmy e ai CableACE; “Bad Company”; “Boyz in the Hood” e “L’università dell’odio” di John Singleton, con quest’ultimo ha vinto un altro NAACP Image Award; “Sotto scacco”; “Massima copertura”; “La giusta causa”; e il film di Steven Spielberg candidato agli Oscar® “Il colore viola”. 

                Fishburne ha iniziato a recitare a 10 anni in teatro, con “One Life to Live”, prima di esordire nel cinema a 12 anni con “Cornbread, Earl and Me”.  A 14 anni è stato scelto dal Negro Ensemble Theater e ammesso alla High School of Performing Arts e a 15 è apparso nell’epico “Apocalypse Now”.  Da allora in poi è stato un susseguirsi di film, tra cui “Class Action”, “King of New York”, “Red Heat”, “Nightmare on Elm Street 3”, “Cotton Club” e “Rumble Fish”, oltre ai telefilm “Decoration Day”, “For Us the Living” e “Rumor of War.” 

                Fishburne è  Ambasciatore per l’UNICEF e nel 2007 è stato premiato dalla Harvard University come Artista dell’anno per il suo contributo all’arte e alle cause umanitarie.

 

ANTJE TRAUE (Faora-Ul) era già famosa in Germania, paese in cui è nata, quando si è fatta notare a livello internazionale con il film di fantascienza “Pandorum – L’universo parallelo”, con Ben Foster e Dennis Quaid.

Presto la vedremo nel fantasy “Seventh Son”, in cui ha il ruolo della strega Bony Lizzie, con Jeff Bridges, Ben Barnes e Julianne Moore, per la regia di Sergei Bodrov, tratto dalla popolare serie di libri The Last Apprentice, di John Delaney.

Nel 2012 è stata protagonista dell’indipendente “Nobel’s Last Will” ed è apparsa al fianco di Val Kilmer e Rupert Friend in “5 Days of War” di Renny Harlin. 

Traue ha frequentato l’International Munich Art Lab, dove è stata scelta come protagonista per il lavoro teatrale “West End Opera”, con cui è stata in tournée per quattro anni in Europa e poi a New York.  Nel 2002 Traue si è trasferita a Berlino e ha lavorato in film e progetti televisivi come “Kleinruppin Forever”, Berlin am Meer” e “Phantomschmerz.”

Attualmente Traue vive tra Berlino e Los Angeles.

 

AYELET ZURER (Lara Lor-Van) è un’attrice di grande talento che è diventata famosa nella natia Israele e negli States, dove ha lavorato con registi come Steven Spielberg, Lawrence Kasdan e Ron Howard.  Ha ricevuto candidature al Jerusalem Film Festival, all’ Israeli Academy Awards e agli Israeli Television Academy Awards, e ha vinto premi come miglior attrice per il film israelianoNina’s Tragedies e per la serie di HBO “Betipul”.

Zurer è nata e cresciuta a Tel Aviv e, dopo aver svolto il servizio militare nelle Forze Armate israeliane, si è trasferita negli Stati Uniti per iniziare la sua carriera a Hollywood, poi nel 1991 è tornata in Israele, dove ha interpretato la serie televisiva “Inyan Shel Zman”, il film “Nikmato Shel Itzik Finkelstein” e il programma via cavo “Yetziat Hirum”.  Nel 1997 Zurer è stata protagonista di “Florentine”, su Israeli Channel 2, nel 2000 della serie “Zinzana” e nel 2002 delle serie “Shalva” e “Ha’Block”.

Nel 1998 è stata protagonista del film “Ahava Asura” (“The Dybbuk of the Holy Apple Field”), con Moshe Ivgy, seguito da “Laila Lelo Lola”, “Kikar Ha’Halomot” e “Nina’s Tragedies”, uno dei suoi ruoli più famosi, che le ha fatto vincere l’Academy Award israeliano come miglior attrice.

Nel 2005 Zurer è stata protagonista della serie israeliana di grande successo “Betipul”, che racconta  le storie di un analista e dei suoi pazienti, con cui ha vinto il premio come miglior attrice agli Israeli Television Academy.  Il programma è poi stato ripreso da HBO con il titolo “In Treatment” e ha vinto Emmy e Golden Globe Award.  L’anno seguente Zurer ha girato per la televisione israeliana “Gomrot Holchot”, che parla di giovani donne, relazioni, matrimonio, sesso e carriera, ispirato al programma comico ingleseSmack the Pony”.  Zurer ha esordito alla televisione americana con la serie di NBC “Awake” ed è apparsa in “Touch” di Tim Kring, con Kiefer Sutherland.

Il primo film internazionale di Zurer è stato “Munich”, di Steven Spielberg, candidato agli Academy Award® come miglior film, con Eric Bana.  Poi ha interpretato il ruolo di una terrorista nel thriller “Prospettive di un delitto”, con Dennis Quaid, William Hurt e Sigourney Weaver, seguito da  “Adam Resurrected” di Paul Schrader, con Jeff Goldblum, e “Fugitive Pieces”, la storia di un bambino sopravvissuto all’Olocausto che diventa un adulto disturbato.

Nel 2009 Zurer ha interpretato il sequel di “Il Codice Da Vinci”,Angeli & Demoni”, con Tom Hankes, per la regia di Ron Howard.  Poi è apparsa in “Hide Away” di Chris Eyre, con Josh Lucas, e in “Darling Companion” di Lawrence Kasdan, con Diane Keaton e Kevin Kline.

 

CHRISTOPHER MELONI (Colonnello Nathan Hardy) è diventato famoso come attore televisivo, ma sta girando anche molti film, infatti recentemente ha interpretato il ruolo di Leo Durocher in “42”, la storia di Jackie Robinson, e presto lo vedremo in “Small Time”, con Bridget Moynahan e Dean Norris, che uscirà alla fine dell’estate, e in “Sin City: A Dame to Kill For”, sequel dell’adattamento del 2005 del romanzo grafico di Frank Miller, con Josh Brolin, Bruce Willis, Jessica Alba, Joseph Gordon-Levitt, Eva Green e Mickey Rourke.  Ha poi altri due film in programma per il 2013/2014: “They Came Together” di David Wain, con Paul Rudd, Amy Poehler e Ed Helms; e “White Bird in a Blizzard”, tratto dall’omonimo libro di Laura Kasischke, con Shailene Woodley e Eva Green.

                Nato a Washington, D.C., ha studiato recitazione alla University of Colorado – Boulder prima di laurearsi in Storia e ha svolto vari lavori per mantenersi e pagarsi le lezioni a New York con il leggendario Sanford Meisner.  Poi ha avuto successo con la serie “NYPD Blue”, con Kim Delaney ed è stato scelto per la serie di HBO “Oz”, nel ruolo dell’assassino bisessuale e psicotico Chris Keller, con un cast che comprendeva J.K. Simmons, Lee Tergesen e Rita Moreno.

                Nel 1999 ha ottenuto il ruolo da protagonista nella popolarissima serie di NBC “Law & Order: Special Victims Unit” e quindi ha lavorato contemporaneamente in tutte e due le serie fino al 2003, quando “Oz” è finita.  Ha continuato quindi con “Law & Order: SVU” per dodici stagioni, conquistando una candidature agli Emmy con il ruolo del Detective Elliot Stabler.  Meloni è tornato in televisione lo scorso anno per la serie di HBO “True Blood”.

                Tra i suoi film ricordiamo “Paura e delirio a Las Vegas” e “L’esercito delle dodici scimmie” di Terry Gilliam; il primo film dei fratelli Wachowski, “Bound – torbido inganno”; la commedia romantica “Se scappi ti sposo”, con Richard Gere e Julia Roberts; “Come un uragano”, con Gere e Diane Lane; e cult come “Wet Hot American Summer”, “American trip – Il primo viaggio non si scorda mai” e il suo primo sequel, “Harold & Kumar Escape from Guantanamo Bay”.

                Nella prossima stagione Meloni interpreterà il ruolo di Jack nella nuova commedia di FOX, “Surviving Jack”.

 

RUSSELL CROWE (Jor-El) ha vinto un Academy Award® ed è considerato uno dei migliori attori di questi anni.  Crowe ha conquistato tre candidature consecutive come miglior attore agli Oscar®: nel 1999 con “Insider – dentro la verità”; nel 2000 con il vincitore nella categoria miglior film, “Il Gladiatore”, con cui ha portato a casa l’Oscar®; e nel 2001 con “A Beautiful Mind”, premiato come miglior film. 

Oltre all’Academy Award®, la sua performance nel ruolo di Massimo, il generale romano diventato gladiatore nel film di Ridley Scott,  gli ha portato premi da parte di molte associazioni di critici, tra cui la Broadcast Film Critics e il London Film Critics Circle, e candidature ai Golden Globe, ai BAFTA e agli Screen Actors Guild (SAG) Award®.

L’anno precedente Crowe aveva ricevuto la sua prima candidatura agli Oscar® per il ruolo di Jeffrey Wigand in “Insider – dentro la verità” di Michael Mann, grazie al quale è stato indicato come miglior attore dalla Los Angeles Film Critics Association, dalla Broadcast Film Critics Association, dalla National Society of Film Critics e dal National Board of Review, e ha ottenuto candidature ai Golden Globe, ai BAFTA Award e ai SAG®.

Il magistrale ritratto che Crowe ha fatto del premio Nobel John Forbes Nash, Jr. in “A Beautiful Mind” di Ron Howard gli ha portato una terza candidatura agli Oscar®, e il terzo consecutivo Critics’ Choice Award della Broadcast Film Critics Association, e gli ha fatto vincere un Golden Globe, un BAFTA e un SAG Award e tanti altri premi da parte di associazioni di critici come miglior attore.  Nel 2005 è tornato a lavorare con Howard in “Cinderella Man – Una ragione per lottare” e con il ruolo di Jim Braddock ha ottenuto candidature ai Golden Globe e ai SAG Award®, e ha vinto un Australian Film Institute (AFI) Award. 

Recentemente Crowe è stato  l’ispettore Javert nell’adattamento cinematografico di Tom Hooper del musical “Les Miserables” e il sindaco Hostetler in “Broken City” di Allen Hughes. 

Presto lo vedremo in “Winter’s Tale”, per la regia di Akiva Goldsman, e come protagonista dell’epico “Noah” di Darren Aronofsky.

Nato in Nuova Zelanda, Crowe è cresciuto in Australia, dove è diventato famoso come attore, infatti è stato premiato per tre anni consecutivi come miglior attore dall’AFI, a partire dal 1990, quando è stato candidato come miglior attore con “The Crossing”.  Nel 1991 ha vinto come miglior attore non protagonista con “Proof”, nel 1992 ha vinto il premio come miglior attore dell’AFI e dell’Australian Film Critics per la sua performance in “Skinheads” e nel 1993 il Seattle International Film Festival lo ha indicato come miglior attore sia per “Skinheads” che perUn piccolo grande eroe”.

                Crowe ha esordito nel cinema Americano nel 1995 con il western di Sam Raimi “Pronti a morire”, seguito poi da “L.A. Confidential” di Curtis Hanson.  Tra i suoi primi film “Mystery, Alaska”, “Heaven’s Burning”, “Virtuosity”, “The Sum of Us”, “For the Moment”, “Love in Limbo”, “The Silver Brumby”, “The Efficiency Expert” e “Prisoners of the Sun”.

                Da allora la lista si è allungata e comprende progetti diretti da Ridley Scott, come “Un’ottima annata”, “American Gangster”, “Nessuna verità” e “Robin Hood”, oltre “Master & Commander: sfida ai confini del mare” di Peter Weir, che gli ha portato una candidatura ai Golden Globe; “Rapimento e riscatto” di Taylor Hackford; “Quel treno per Yuma”, con Christian Bale; “State of Play” di Kevin Macdonald, con Ben Affleck; “The Next Three Days” di Paul Haggis; e “L’uomo con i pugni di ferro” di RZA.

 

 

 

 

 

 

I REALIZZATORI

 

 

ZACK SNYDER (regia) è un cineasta ben conosciuto per la sua meticolosa attenzione ai dettagli e all’estetica, che sa imprimere uno stile unico e inconfondibile ai suoi progetti, come regista, scrittore e produttore. Infatti produce con la Cruel & Unusual Films, basata alla Warner Bros., che ha fondato con la moglie e socia Deborah Snyder. 

Attualmente la compagnia degli Snyder è impegnata nella post-produzione di “300: Rise of an Empire”, diretto da Noam Murro da una sceneggiatura che Zack ha scritto con Kurt Johnstad e che uscirà il 7 marzo del 2014.  Il film è un altro capitolo della saga “300”, dopo il grande successo nel 2007 di “300”, che Snyder ha scritto e diretto.

Più recentemente Snyder ha scritto, diretto e prodotto “Sucker Punch”, un fantasy d’azione che segue una ragazza che sogna per sfuggire a una cupa realtà.  Uscito nel marzo del 2011, il film è stata la prima storia originale di Snyder ad essere prodotta e nel cast c’erano Emily Browning, Abbie Cornish, Jon Hamm e Carla Gugino.

Snyder è passato alla regia cinematografica dal mondo della pubblicità e dei video musicali con la sua reinterpretazione del classico di George Romero “L’alba dei morti viventi”.  Poi ha diretto l’epico “300”, basato sul romanzo grafico di Frank Miller e Lynn Varley, che ha incassato oltre 450 milioni di dollari a livello internazionale e lo ha fatto diventare uno dei registi più richiesti.  Poi nel 2009 ha diretto “Watchmen”, portando sullo schermo quello che era considerate un romanzo grafico “impossibile da filmare.  Nel 2010 ha esordito nell’animazione, con “Il Regno di Ga’ Hoole – La leggenda dei guardiani”, tratto dagli amatissimi libri di Kathryn Lasky, che tra le voci annoverava quelle di premi Oscar® come Helen Mirren e Geoffrey Rush.

Attualmente Cruel & Unusual Films sta sviluppando tutta una serie di progetti, tra cui: “The Last Photograph”, da un soggetto di Snyder sceneggiato da Kurt Johnstad; “Army of the Dead”, un thriller d’azione scritto da Joby Harold, da una storia originale di Snyder; e “Illusions”, tratto dal romanzo di Richard Bach.

 

                CHARLES ROVEN (produttore) è un produttore conosciuto nell’industria del cinema da quasi trent’anni e ha fondato Atlas Entertainment. Nel corso della sua carriera si è fatto conoscere per le sue doti di collaborazione creativa e innovativa e ha attirato l’attenzione con il suo lavoro in campo cinematografico, televisivo e musicale.  Come produttore, fondatore e membro di comitati direttivi di tante compagnie importanti, Roven ha collaborato a ottenere incassi milionari.

Roven ha prodotto la trilogia di Christopher Nolan del Cavaliere oscuro, “Batman Begins”, “Il cavaliere oscuro” e “Il cavaliere oscuro – il ritorno”, che complessivamente hanno incassato a livello internazionale oltre 2.45 miliardi di dollari.  I tre film sono tra i maggiori successi nella storia della Warner Bros., hanno superato ogni record al botteghino e hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui sette candidature agli Oscar (vincendone due), 12 candidature ai BAFTA (vincendone uno), oltre a Golden Globes, Screen Actors Guild (SAG) Awards®, Critics’ Choice Awards, People’s Choice Awards e AFI Awards.

Il coinvolgimento di Roven in brand e franchise è iniziato con il grande successo di “Scooby-Doo” e del sequel, “Scooby Doo 2: Mostri scatenati”, che hanno incassato oltre 275 milioni di dollari.  Ricordiamo anche blockbusters come il thriller “The International”; “Agente Smart – casino totale”, ispirato al successo televisivo; “La rapina perfetta”; “Three Kings”, ambientato durante la Guerra nel Golfo; il fantasy “City of Angels – La città degli angeli”; “Fallen”; il candidate agli Oscar®L’esercito delle dodici scimmie”; “Analisi finale”; e “L’ultimo dei Templari”. Per il contributo dato al cinema, Roven è stato premiato con il ShoWest Producer of the Year Award, e poi come Filmmaker of the Year al Dubai International Film Festival del 2008.

Sotto l’egida di Atlas Entertainment  di Roven, c’è Atlas Independent, che produce film indipendenti con budget limitati, scommettendo sugli alti margini di profitto di piccoli film.  Atlas Independent ha prodotto “Revenge for Jolly!” uscito il 7 marzo di quest’anno e ha in fase di post-produzione “Open Grave”, diretto da Gonzalo Lopez-Gallego.

Ma i successi di Roven non si limitano alla produzione di film.  Nel 1990, con il socio Robert Cavallo, Roven ha fondato Roven/Cavallo Entertainment (RCE), che ha preceduto Atlas Entertainment che, oltre a produrre film, guida le traiettorie di alcuni dei nomi più importanti della musica, tra cui artisti vincitori di Grammy come i Green Day, Alanis Morissette, Seal, Goo Goo Dolls, Weezer, Savage Garden, LeAnn Rimes, All American Rejects e Paula Abdul.  RCE ha seguito Morissette agli inizi della sua carriera e in particolare l’album del suo esordio Jagged Little Pill, il disco più venduto di tutti i tempi da una cantante.  Nel 1993 si è unita Dawn Steel e RCE è stata ribattezzata Atlas Entertainment e il suo management musicale affiliato è diventato Atlas/Third Rail Management.  Roven ha iniziato a dirigere da solo Atlas Entertainment dopo una partnership durata otto anni con Cavallo in 1998, quando Atlas Entertainment ha prodotto “City of Angels – La città degli angeli”, un fantasy che ha incassato 200 milioni di dollari.  Atlas/Third Rail ha inciso nello stesso tempo la colonna sonora, che ha vinto tre Grammy® Awards, portando al primo posto gli artisti Atlas/Third Rail Alanis Morissette e le Goo Goo Dolls, ed è stato l’album più venduto dell’anno e ha vinto dieci dischi di platino. 

Poi Roven ha unito Atlas Entertainment con il gruppo The Gold/Miller Company per formare Mosaic Media Group (MMG), una compagnia con grandi sinergie.  Tra i clienti di Gold/Miller Company comici come Ellen DeGeneres, Vince Vaughn, Jim Carrey, Will Ferrell, la famiglia Wayans e Sacha Baron Cohen, oltre a registi di commedie come Jay Roach, Judd Apatow e Adam McKay. L’unione è nata dal desiderio di essere parte di una vera compagnia multimediale capace di preparare progetti e sfruttare opportunità per i clienti con un approccio che usa varie piattaforme.  Uno dei primi successi è stata la relazione strategica di MMG con MP3.COM, che ha lanciato musica online e ha permesso a MP3.COM di diventare una delle prime compagnie del settore.

Roven, insieme al presidente di MMG Allen Shapiro, ha supervisionato l’acquisizione di Dick Clark Productions (DCP), che segue i Golden Globe Awards, l’American Music Awards, l’Academy of Country Music Awards e l’annuale Dick Clark’s New Year’s Rockin’ Eve.  Roven è stato nel comitato direttivo che ha preparato la prima serie originale, il reality show “So You Think You Can Dance”.  Nel 2006 Roven, insieme a Shapiro, si è occupato delle vendite del catalogo e nel 2007 Roven era nel comitato che ha venduto DCP a Red Zone Capital Fund, il team di investitori presieduto da Daniel Snyder, il proprietario dei Washington Redskins.  

Attualmente Roven è impegnato nella post-produzione di “American Hustle” di David O. Russell, con Christian Bale, Bradley Cooper, Amy Adams, Jeremy Renner e Jennifer Lawrence, una produzione  Atlas Entertainment che uscirà il 25 dicembre del 2013.

                Roven sta lavorando anche alla pre-produzione del film “Warcraft” diretto da Duncan Jones (“Moon,” “Source Code”) e scritto da Charles Leavitt (Blood Diamond”).

 

CHRISTOPHER NOLAN (produttore / soggetto) è un realizzatore che ha vinto numerosi premi come regista, scrittore e produttore.  Nolan e la moglie Emma Thomas dirigono la loro compagnia di produzione, Syncopy.

Recentemente Nolan ha scritto, diretto e prodotto “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”, l’ultimo episodio della fortunatissima trilogia iniziata nel 2005 con “Batman Begins”, interpretato da Christian Bale.  Tre anni dopo Nolan ha diretto scritto con altri e prodotto “Il cavaliere oscuro”, che ha incassato oltre un miliardo di dollari.  Inoltre Nolan ha ricevuto candidature ai Directors Guild of America (DGA) Award, ai Writers Guild of America (WGA) Award e ai Producers Guild of America (PGA) Award per il suo lavoro nel film, che ha conquistato anche otto candidature agli Oscar®.  Nel 2012 la trilogia si è conclusa con “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”, che ha incassato oltre un miliardo di dollari in tutto il mondo.

Nel 2010 Nolan ha affascinato il pubblico e la critica con il thriller “Inception”, che ha diretto e prodotto da una sua sceneggiatura originale. Il film è stato un grande successo internazionale, ha incassato oltre 800 milioni di dollari e ha vinto quattro Academy Awards®  su otto candidature, di cui due per Nolan, per il miglior film e la miglior sceneggiatura.  Nolan ha ricevuto anche candidature ai DGA e ai PGA Award e ha vinto un WGA Award per il suo lavoro nel film.

Attualmente Nolan è impegnato nella pre-produzione del film di fantascienza “Interstellar”, che dirigerà da una sceneggiatura che ha scritto con il fratello Jonathan e produrrà con la sua Syncopy. 

Nato a Londra, Nolan ha iniziato a realizzare film da giovanissimo con la Super-8mm del padre.  Mentre studiava letteratura inglese all’University College London (UCL), ha imparato le tecniche cinematografiche che in seguito ha usato per realizzare il suo primo film, “Following”, un thriller noir presentato a tanti festival cinematografici prima di arrivare nei cinema. 

Il suo secondo film è stato l’indipendente “Memento”, che ha diretto da una sua sceneggiatura, basata su un racconto di Jonathan Nolan.  Interpretato da Guy Pearce, il film ha portato a Nolan numerosi riconoscimenti, tra cui candidature agli Academy Award® e ai Golden Globe Award per la miglior sceneggiatura originale; due Independent Spirit Awards per la miglior regia e la miglior sceneggiatura; e una candidatura ai DGA Award.  Poi Nolan ha diretto il thriller psicologico “Insomnia”, con i premi Oscar®  Al Pacino, Robin Williams e Hilary Swank; e ha diretto, scritto con altri e prodotto il mystery thriller “The Prestige”, con Christian Bale e Hugh Jackman. 

 

EMMA THOMAS (produttore) ha prodotto un’ampia gamma di film di successo e con il marito Christopher Nolan dirige la loro compagnia di produzione, Syncopy.

Thomas di recente ha concluso la produzione della serie di Nolan “Dark Knight” con “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”, che ha incassato oltre un miliardo di dollari in tutto il mondo.  In precedenza aveva prodotto il grande successo del 2005 “Batman Begins”, seguito nel 2008 da “Il cavaliere oscuro”, che aveva superato ogni record al botteghino, con oltre un miliardo di dollari di incassi.  Per il suo lavoro nel film, Thomas ha ricevuto la sua prima candidatura ai Producers Guild of America (PGA) Award.  “Il cavaliere oscuro” ha ricevuto inoltre otto candidature agli Academy Award®, di cui ne ha vinte quattro, e nove candidature ai BAFTA.

Attualmente Thomas è impegnata nella pre-produzione del film di fantascienza “Interstellar”, che Nolan dirigerà da una sceneggiatura che lui stesso ha scritto con il fratello, Jonathan Nolan. Thomas produrrà il film con la loro compagnia, Syncopy. 

Nel 2010, Thomas ha ricevuto una candidatura agli Oscar® come produttrice del thriller di fantascienza “Inception”, scritto e diretto da Christopher Nolan.  Il film, che ha incassato oltre 800 milioni  di dollari, ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui quattro premi Academy Awards® e altre quattro candidature, quattro candidature ai Golden Globe e nove ai BAFTA, tra cui quella per il miglior film.  Thomas ha ricevuto anche una candidatura ai PGA Award.

Thomas ha studiato al prestigioso University College London prima di iniziare la sua carriera di produttrice alla Working Title Films.  Nei cinque anni passati con la compagnia, Thomas si è guadagnata una solida reputazione che in seguito l’ha aiutata a proseguire la carriera che ha avuto un punto di svolta quando ha prodotto il film indipendente “Following”.  Girato con un budget limitatissimo nei weekends nel corso di un anno, il thriller ha avuto successo nei festival di tutto il mondo ed è stato distribuito a livello internazionale. 

Thomas è stata poi produttrice associate dell’indipendente “Memento”, che ha vinto numerosi premi come miglior film, tra cui l’Independent Spirit Award e il British Independent Film Award, oltre a tanti premi da parte delle associazioni dei critici.  Sulla scia di questo successo, Thomas ha coprodotto il suo primo film di una grande compagnia, il thriller psicologico “Insomnia”, con i premi Oscar® Al Pacino, Robin Williams e Hilary Swank.

Thomas ha prodotto anche “The Prestige”, con Christian Bale e Hugh Jackman, diretto da Christopher Nolan, che ha ottenuto due candidature agli Academy Award®, per la miglior regia e la miglior fotografia.

 

DEBORAH SNYDER (produttrice) sviluppa e produce film di grande impatto visivo che sono nel contempo provocatori e spettacolari, grazie anche alla sua precedente esperienza nel settore della pubblicità.  Come Co-President di Cruel & Unusual Films, fondata con il marito e socio Zack Snyder, Deborah Snyder si è imposta come una delle produttrici al top dell’industria dello spettacolo.

La compagnia degli Snyders attualmente è impegnata nella post-produzione di “300 – L’alba di un impero”, diretto da Noam Murro da una sceneggiatura di Zack Snyder e Kurt Johnstad, che uscirà il 7 marzo 2014.  Il film è un altro capitolo della saga “300”, dopo il blockbuster del 2007 “300”, che la sua compagnia ha prodotto e che è stato scritto e diretto da Zack Snyder.

Recentemente Deborah Snyder ha prodotto “Sucker Punch,” un fantasy scritto e diretto da Zack Snyder. Tra i progetti che sta sviluppando con Cruel & Unusual citiamo: “The Last Photograph”, da una storia di Zack Snyder e la sceneggiatura di Kurt Johnstad; “Army of the Dead” un action-thriller scritto da Joby Harold da una storia originale di Zack Snyder; e “Illusions”, tratto dal romanzo di Richard Bach.

Snyder ha esordito come produttrice esecutiva con il film di grande successo “300”, basato sul romanzo grafico di Frank Miller e Lynn Varley e diretto da Zack Snyder, che ha incassato 70 milioni di dollari nel primo weekend e 450 milioni complessivamente.  Snyder ha poi prodotto “Watchmen” di Zack Snyder, un adattamento del romanzo grafico di Alan Moore ed è stata produttrice esecutiva del film d’animazione “Il Regno di Ga’ Hoole – La leggenda dei guardiani”.

 

DAVID S. GOYER (sceneggiatura) ha collaborato con Christopher Nolan al grande successo della trilogia del “Cavaliere Oscuro”, iniziando con la sceneggiatura di “Batman Begins”, che ha riportato alle origini del personaggio.  Goyer è poi tornado a far squadra con Nolan con il blockbuster da un miliardo di dollari “Il cavaliere oscuro”, che ha portato loro una candidatura ai Writers Guild of America Award per la miglior sceneggiatura non originale, e per “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”.

Goyer è diventato improvvisamente famoso nel 1998, quando ha scritto il film d’azione di grande successo “Blade”, con Wesley Snipes, basato sul personaggio del cacciatore di vampiri e vampiro lui stesso della Marvel Comics.  Poi nel 2002 ha scritto “Blade II”, di cui è stato anche produttore esecutivo, e nel 2004 ha diretto, scritto e prodotto l’ultimo episodio della trilogia, “Blade: Trinity”.

Nel 2002 Goyer ha esordito nella regia con il drammatico “ZigZag”, di cui aveva scritto anche la sceneggiatura, basata sul famoso romanzo di Landon Napoleon.  Ha quindi diretto “The Invisible”, con Justin Chatwin e Marcia Gay Harden, e il thriller “Il mai nato”, tratto da una sua sceneggiatura originale, con Odette Annable e Gary Oldman.  Recentemente Goyer ha firmato per dirigere un dattamento del classico The Count of Monte Cristo.

Goyer ha anche esordito nei videogames, con la storia del grande successo “Call of Duty: Black Ops” e del follow up “Call of Duty: Black Ops 2”.  Il suo amore per i fumetti lo ha portato a firmare un contratto di quattro anni con DC Comics.  E’ uno degli autori di The Justice Society, uno dei massimi successi di DC.

L’ultima serie televisiva di Goyer, “Da Vinci’s Demons”, di cui è ideatore, scrittore, regista e produttore esecutivo, è attualmente in onda su Starz. 

 

THOMAS TULL (produttore esecutivo) è Chairman e CEO di Legendary Pictures e ha avuto grande successo nella coproduzione e nel cofinanziamento di successi cinematografici.  Fin dalla sua fondazione nel 2004, Legendary Pictures, una divisione di Legendary Entertainment, ha collaborato con Warner Bros. Pictures a un’ampia gamma di film.

Tra i successi usciti sotto la loro egida la trilogia di Christopher Nolan del “Cavaliere Oscuro iniziata con “Batman Begins” e seguita dal fenomeno “Il cavaliere oscuro”, che ha incassato oltre un miliardo di dollari in tutto il mondo.  Nolan ha portato a conclusione la trilogia nel 2012 con “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”, che ha incassato anch’esso oltre un miliardo di dollari.

         Questa partnership di successo ha prodotto anche film come “300” e “Watchmen” di Zack Snyder; “The Town” di Ben Affleck; “Inception” di Nolan; il grande successo mondiale “Scontro tra Titani” e il sequel, “La furia dei Titani”; e di Todd Phillips “Una notte da leoni”, “Una notte da leoni – II”, la commedia vietata ai minori di maggior incasso di tutti i tempi, e il recentissimo “Una notte da leoni – III”.

Legendary ha anche fatto uscire il film drammatico di Brian Helgeland “42”, la storia della leggenda del baseball Jackie Robinson.

Tra i film in uscita di Legendary “Warner Bros. Pictures and Legendary Pictures Pacific Rim” di Guillermo del Toro; “Seventh Son”, con Jeff Bridges; e “300 – L’alba di un impero”, il nuovo caapitolo della saga “300”.  Legendary ha in fase di produzione anche “Godzilla”, che dovrebbe uscire nel maggio del 2014, “Gravel” e “Warcraft”.

Prrima di fondare Legendary, Tull è stato Presidente di The Convex Group, una compagnia di Atlanta, di cui è stato anche nel comitato direttivo.  Tull è membro del Board of Trustees of the American Film Institute (AFI) del Board of Directors dell’Hamilton College, la sua università, e della Carnegie Mellon University.  E’ inoltre nel comitato direttivo del San Diego Zoo ed è socio di minoranza dei Pittsburgh Steelers.

 

LLOYD PHILLIPS (produttore esecutivo) era un rispettato produttore e ispettore di produzione che ha lavorato con i più grandi nomi dell’industria dello spettacolo.

Recentemente è stato produttore esecutivo del film di Quentin Tarantino sulla Seconda guerra mondiale, “Bastardi senza gloria”, che ha ottenuto otto candidature agli Oscar® , tra cui quella per il miglior film. Phillips ha collaborato anche a parecchi progetti del regista Martin Campbell, producendo “La leggenda di Zorro”, con Antonio Banderas e Catherine Zeta-Jones; “Amore senza confini”, con Angelina Jolie e Clive Owen; e “Vertical Limit”, con Chris O’Donnell e Bill Paxton.

Tra gli altri suoi film ricordiamo “The Tourist”, con Jolie e Johnny Depp; “The International” di Tom Tykwer, con Clive Owen e Naomi Watts; “Striscia, una zebra alla riscossa”, con Hayden Panettiere; “Running Free”, di Sergei Bodrov;”The Edge” di Lee Tamahori, con Alec Baldwin e Anthony Hopkins; e “L’esercito delle dodici scimmie” di Terry Gilliam, con Bruce Willis e Brad Pitt.

Nato in Sud Africa, Phillips è cresciuto in Nuova Zelanda e i suoi primi lavori come fotoreporter l’hanno portato a frequentare la National Film School nel Regno Unito.  Nel 1981 ha esordito nella produzione con il corto “The Dollar Bottom”, che ha vinto un Oscar® e Phillips è stato il primo neozelandese a vincerlo.

Poi ha prodotto “Nate and Hayes”, che aveva scritto con John Hughes, “Heart of the High Country”, “Ruby Cairo” di Graeme Clifford ed è stato consulente di produzione del fantascientifico “Species” di Roger Donaldson.

Phillips ha prodotto anche gli show di Broadway “Shogun, The Musical” e “Three Penny Opera”, con Sting.  Amava la fotografia e le foto del film “The International” sono state messe in mostra nel 2009 a Berlino durante la Biennale.

“Man of Steel” è stato l’ultimo film di Phillips.

 

JON PETERS (produttore esecutivo) si è occupato di alcuni dei film di maggior successo di tutti i tempi, da “E’ nata una stella” a “Flashdance” fino alla serie “Batman”.

                Nato nella San Fernando Valley, l’italo/indiano americano è entrato nell’industria dello spettacolo come uno dei parrucchieri di maggior successo di Hollywood.  Ha stretto un legame molto forte con Barbra Streisand quando la cantante era all’apice della sua carriera, poi è diventato suo manager e nel 1976 ha prodotto il grande successo “E’ nata una stella”, con Streisand e Kris Kristofferson.  Il film ha incassato oltre 100 milioni di dollari al box office e ha ottenuto quattro candidature agli Oscar®, vincendo il premio per la miglior canzone con “Evergreen”.  Peters ha prodotto molti album della Streisand e il film “The Main Event”, interpretato ancora dalla Streisand.  Peters ha prodotto anche il thriller “Gli occhi di Laura Mars” e il cult “Palla da golf”, con Chevy Chase e Bill Murray.

                Nel 1982 Peters ha fondato con Peter Guber la compagnia di produzione cinematografica Guber-Peters, che ha prodotto una serie di successi, tra cui “Crazy for you”, “Le streghe Eastwick”, “Missing” e “Flashdance.”  Guber-Peters hanno prodotto film a sfondo sociale, come “Il colore viola”, “Gorilla nella nebbia”, “Codice d’onore” e “Rain Man”, che nel 1988 ha vinto l’Oscar come miglior film, prima di produrre la serie “Batman”.  Peters ha avuto un ruolo anche nella riscoperta di “Spider-Man”, che in seguito è stato prodotto dalla sua vecchia amica Laura Ziskin.  Nella classica tradizione di Hollywood, Guber e Peters sono stati ricordati in Hit and Run.

Nel 1989 Sony ha acquisito la Guber-Peters Company e, dopo un breve periodo alla Columbia Pictures, Peters ha fondato la sua compagnia di produzione, Peters Entertainment, con cui ha prodotto “Money Train”, “Fuga dalla Casa Bianca”, “Rosewood”, “Wild, Wild West” e il biopic “Ali”, con Will Smith nel ruolo di Mohammad Ali.  “Ali” ha ricevuto parecchie candidature agli Oscar® e riconoscimenti da parte della NAACP e di altre organizzazioni afro-americane.

Durante un viaggio a New York, Peters ha casualmente sfogliato una copia di Superman, The Death of Superman, che lo spinto a informarsi dui diritti cinematografici e poi a produrre “Superman Returns.”

 

AMIR MOKRI (direttore della fotografia) ha girato di recente “Transformers 3” di Michael Bay, con cui aveva già lavorato in “Bad Boys 2”, con Will Smith, Martin Lawrence e Gabrielle Union.

Mokri ha frequentato la Boston University e l’Emerson College di Boston e, dopo la laurea è entrato nell’American Film Institute.  Poi ha incontrato il regista Wayne Wang e ha iniziato a collaborare con lui per film come “Il circolo della fortuna e della felicità”, “Life is Cheap . . . but Toilet Paper is Expensive”, “Eat a Bowl of Tea” e “Slamdance”, che ha segnato il suo esordio nel cinema.  Con “Life is Cheap” e “Slamdance” Mokri ha ottenuto due candidature agli Independent Spirit Award per la miglior fotografia.

Tra i suoi film ricordiamo “L’ultimo dei Templari”, “Fast & Furious”, “Prospettive di un delitto”, “Il mistero delle pagine perdute”, “Lord of War”, “Identità violate”, “Salton Sea”, “Le ragazze del Coyote Ugly”, “Triade chiama canale 6”, “Freejack – In fuga nel futuro”, “Uno sconosciuto alla porta”, “Whore – Puttana”, “Blue Steel – Bersaglio mortale”, “Sognando Manhattan” e “House of the Rising Sun”. 

            Mokri ha lavorato molto nel settore della pubblicità e dei video musicali, come possiamo vedere nei corti “The Waiting”, “A Hero of Our Time”, “L.A. Games”, “Air Lock”, “Mr. Daddy” e “Messenger”.

 

ALEX MCDOWELL (scenografie) lavora da oltre 30 anni nel cinema e ha progettato scenografie per film dal vero e pellicole d’animazione di vari generi, dopo aver esordito come coproduttore del film indipendente “Bunraku” constarring Demi Moore, Woody Harrelson, Ron Perlman e Josh Hartnett.

McDowell ha già lavorato con Zack Snyder nell’action movie “Watchmen”, tratto dal famoso romanzo grafico.  Tra i suoi lavori più recenti i film di fantascienza “Upside Down” e “In Time” e le commedie di animazione “Fantastic Mr. Fox” di Wes Anderson, con le voci di George Clooney e Cate Blanchett, e “Il figlio di Babbo Natale 3D”, di cui è stato consulente.

Nel 2005 McDowell ha ricevuto candidature ai BAFTA Award e agli Art Directors Guild (ADG) Award per il suo lavoro nel fantasy di Tim Burton “La fabbrica di cioccolato”, regista con cui ha collaborato anche per  il film di animazione in stop-motion “La sposa cadavere”.  Nel 2004 McDowell ha vinto un ADG Award con il film di Steven Spielberg “The Terminal”, per cui ha disegnato un terminal d’aeroporto a grandezza naturale, uno dei set più grandi mai costruiti per un film.  Il designer aveva già collaborato con Spielberg nel 2002 per il fantscientifico “Minority Report”, grazie al quale ha ricevuto la sua prima candidatura a un ADG Award.

Tra i suoi film ricordiamo poi di Anthony Minghella “Complicità e sospetti”; “Il gatto e il cappello matto”; “Fight Club”, di David Fincher; “Paura e delirio a Las Vegas” di Terry Gilliam; e “The Crow”.

Ottimo pittore, McDowell ha frequentato la Central School of Art di London, nel 2006 è stato nominato Royal Designer for Industry dalla RSA, la più prestigiosa associazione di design del Regno Unito e per cinque anni è stato Visiting Artist al Media Lab del MIT.  E’ membro del Comitato tecnologico e scientifico dell’AMPAS e direttore creativo del 5D Institute dell’USC.

 

DAVID BRENNER (montaggio)ha vinto un Academy Award® per il suo lavoro nel film di Oliver Stone’s “Nato il 4 luglio”, regista con cui ha collaborato anche per “Wall Street: Il denaro non dorme mai”, “World Trade Center”, “The Doors”, “Tra cielo e terra” e “Talk Radio”.   Brenner è conosciuto anche per la sua collaborazione con Roland Emmerich, di cui ha montato “2012”, “Independence Day”, “The Day After Tomorrow” e “The Patriot”.

Brenner ha alle spalle oltre 25 anni di carriera e tra i suoi tanti film ricordiamo “Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare” di Rob Marshall; “Wanted”; “Identity”; “Il fiume della paura”; “Kate & Leopold”; “Fear”; “Lolita”; e “Al di là dei sogni.”

 

JAMES ACHESON (costumi)nel corso della sua carriera ha vinto tre Academy Award®, il primo nel 1988, per “L’ultimo imperatore” di Bernardo Bertolucci, con Peter O’Toole.  Il secondo nel 1989, per “Relazioni pericolose” di Stephen Frears, con Glenn Close, John Malkovich, Michelle Pfeiffer, Keanu Reeves e Uma Thurman.  Acheson ha vinto il suo terzo Academy Award® nel 1996 per “Restoration – Il peccato e il castigo” di Michael Hoffman, con Robert Downey Jr., Meg Ryan, Ian McKellen e Sam Neill.

Tra i suoi lavori più recenti “The Warrior’s Way” di Sngmoo Lee, la trilogia di Spider-Man diretta da Sam Raimi e “Daredevil”, con Jennifer Garner e Ben Affleck.

Tra i suoi film ricordiamo “La maschera di ferro”, “Frankenstein di Mary Shelley”, “Il tè nel deserto”, “Highlander” e”Il piccolo Budda” di Bernardo Bertolucci, di cui ha curato i costumi e le scenografie.  Acheson ha collaborato con i membri dei Monty Python a partire dal 1979, quando ha disegnato i costumi per “I banditi del tempo” di Terry Gilliam, con John Cleese, Sean Connery, Shelley Duvall e Michael Palin.  Quindi ha lavorato per “Brazil”, sempre di Gilliam, e per “Monty Python – Il senso della vita” e “Mr. Toad’s Wild Ride” di Terry Jones, film di cui è stato anche scenografo.

 

MICHAEL WILKINSON’s (costumi) ha lavorato con Zack Snyder per il grande successo internazionale “300” e con Joe Kosinski per il futuristico “Tron: Legacy”, due progetti che gli hanno portato candidature ai Costume Designers Guild Award e ai Saturn Award.  In precedenza Wilkinson aveva vinto un Saturn Award per il thriller di Snyder “Watchmen” e aveva ricevuto una candidature ai CDG Award per “Babel”. 

Tra i suoi lavori più recenti ricordiamo i costume dell’epico “Noah” di Darren Aronofsky e “American Hustle” di David O. Russell.  La rivista Variety ha inserito Wilkinson tra i “Below the Line Impact”,  la lista dei filmmakers che hanno avuto un impatto significativo nel loro settore.

Tra I film di Wilkinson ricordiamo il fantasy “Sucker Punch”, i blockbusters “The Twilight Saga: Breaking Dawn” Parte 1 e 2, il post-apocalittico “Terminator Salvation”, “Jonah Hex”, “Il diario di una tata”, “Friends with Money”, “Party Monster”, “American Splendor” e “La mia vita a Garden State”. Per la TV ha lavorato al pilot della serie di HBO “Luck”, per la regia di Michael Mann.

                All’inizio della sua carriera, Wilkinson ha lavorato come assistente ai costumi in film come “The Matrix” dei fratelli Wachowski e in “Moulin Rouge!” e “Romeo + Juliet” di Baz Luhrmann.

Wilkinson ha lavorato anche per il teatro, creando costumi per la Sydney Theater Company, l’Opera Australia, l’Australian Dance Theater, il Radio City Hall e l’Ensemble Theatre e per eventi come le cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi di Sydney del 2000.

                Wilkinson si è laureate in Dramatic Arts (Design) al National Institute of the Dramatic Arts della sua città natale, Sydney, Australia.

 

JOHN “DJ” DesJARDIN (supervisore effetti visivi) lavora agli efftti visivi da oltre 25 anni e ha lavorato in circa 30 film. 

La sua prima collaborazione con il regista Zack Snyder risale a “Watchmen”, che gli ha portato una candidatura ai Saturn Award dell’Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films per i migliori effetti speciali, seguita dal lavoro nel fantasy “Sucker Punch” nel 2011.

DesJardin ha collaborato con i Wachowskis come supervisore degli effetti visivi al secondo e al terzo episodio della trilogia di “Matrix” , “The Matrix Reloaded” e “The Matrix Revolutions” e al videogame “Enter the Matrix”.  Ha lavorato sempre come supervisore degli effetti visivi anche per “Fantastic Four”, “The Kingdom”, “Firestorm”, “The Astronaut’s Wife” e “Giorni contati”.

Tra i suoi credits “X-Men: Conflitto finale” come supervisore aggiunto; “Friday Night Lights”, come supervisore degli effetti visivi; e “Mission: Impossible II” come supervisore CG. 

 

HANS ZIMMER (compositore)  è uno dei compositori più importanti dell’industria del cinema e in trent’anni di carriera ha composto le musiche di oltre 100 film.  Zimmer ha ottenuto la sua nona e più recente candidatura agli Academy Award® per la colonna sonora del  blockbuster di Christopher Nolan del 2010 “Inception”, che gli ha portato anche candidature ai Golden Globe e ai BAFTA Award. 

Zimmer aveva già collaborato con Nolan per “Batman Begins”; il “Il cavaliere oscuro”, con cui ha conquistato una candidatura ai BAFTA Award; e “Il cavaliere oscuro – Il ritorno.”

Tra i suoi lavori più recenti il film d’animazione “Madagascar 3: Europe’s Most Wanted”, “Sherlock Holmes: gioco di ombre” di Guy Ritchie e “Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare” di Rob Marshall.  Attualmente Zimmer sta lavorando alla colonna sonora di “Twelve Years a Slave”, diretto da Steve McQueen, con Brad Pitt e Benedict Cumberbatch. 

Nel 1994 Zimmer ha vinto un Oscar® e un Golden Globe Award per le musiche del film d’animazione di grande successo “Il re leone”. 

Tra le sei candidature agli Oscar® conquistate da Zimmer ricordiamo quelle per le musiche di “Il gladiatore”, “La sottile linea rossa” e “Rain Man”.  Inoltre ha vinto un Golden Globe Award e candidature ai Grammy e ai BAFTA Award per “Il gladiatore” e altre sette candidature ai Golden Globe per “Frost/Nixon” e “Il principe d’Egitto”.

Nel 2003 l’ASCAP ha premiato il compositore con il prestigioso Henry Mancini Award for Lifetime Achievement, mentre nel  2010 è stato nominato Composer of the Year all’Hollywood Film Festival e ha ricevuto la stella sulla Hollywood Walk of Fame.